martedì 31 maggio 2022

Mimesi

 


mutevolezza come

di nuvole



-parabole 

-alchimie del sangue



mimesi icariana

la giovinezza frale



-nei suoi umori 

intinta



la penna di Goethe




lunedì 30 maggio 2022

Mi straccerà una mano


sto incollato

a un muro

vi resterò forse fin quando 

m’imbavaglierà una reclame 

di nonsoché o forse

mi straccerà una mano ignota

ma sarò ancora la voce 

di chi non ha voce

sarò il suo sangue

che urla attraverso 

i miei squarci


(rifatta da una prima stesura del 1983)

Collage

domenica 29 maggio 2022

Intatto lo spirito


ho ripreso in mano le poesie giovanili

alcune rifatte altre modificate

con severi tagli senza rimpianti


ispirazioni bucoliche vestite di primavera o

di autunnali malinconie


vi è rimasto intatto 

lo spirito degli alberi e del vento


la resina la radice linfa da cui vita rinasce 


29.5.22




sabato 28 maggio 2022

Un oltre in sé, quella “Casa in mare aperto” di F. Serino – Fernanda Ferraresso

 



L’epigrafe di apertura, ripresa dalla dedica di Raffaele Crovi , a Flavio e Teresio, pare individuare con precisione quale sia la scialuppa di salvataggio per praticare quel mare aperto e arrivare a casa.


La poesia allena l’ “analfabeta”/ancora vergine di conoscenza / a “disincagliarsi dalla vita” /e a viaggiare dentro il mistero/ (che è la somma delle verità).


Ma si tratta di trasparenze lacere, così le chiama Felice Serino, queste visioni , o voci, che arrivano da quel mare di cui dice e non ha nome, se non umanità, storia, e sembrano voci lacerate dalle perdite. I testi evocano, in questa silloge breve, altre parole, messe nell’acqua del linguaggio da altri , sin dal titolo del libro, che riprende una frase di Piernico Fè, come cita nella prefazione Marco Nuzzo: -creando una sorta di sprazzo sui diversi moti del mondo, ornato dalle molte sfaccettature e che ne compongono, malgrado tutto, una visione d’insieme talvolta succube delle vicissitudini carnali, umane. -E dovunque nel libro si sentono questi echi da terre senza nome, dispersi nei moti dei venti e tra le orme liquide dei naviganti, che hanno messo in mare i loro legni, le loro sementi, portando anche all’autore ulteriori germinazioni. Ciò che mira l’occhio di Serino non è direttamente il viaggio, ma il viaggiatore, poiché, come dice Pessoa, è lui il cammino. E qui , proprio riportando al suo piede e al suo occhio, al suo orecchio interiore, le voci degli altri, facendone terra del suo essere, Serino moltiplica questo andare in sé, lui terra e osservatorio di quel territorio senza fine, ma anche angusto, per la grevità dei gesti che si ripetono, e sono gesti umani, stratificazioni del pianeta e della memoria, miseria e guerra e preghiere come pietre che sembrano infossarsi più che elevarsi se non partono dalle più oscure profondità di ciascuno. In quelle stesse profondità, oscure, spesso minacciose, esiste un altrove, a cui abbiamo accesso, in cui esiste un rifugio durante la navigazione ed è quello che è casa aperta nel cuore del mare. Serve viaggiare, serve andarci e la poesia aiuta a fare vela fino a quel continente che, alla fine, dopo una vita intera di rotte praticate , si scopre essere un oltre in sé.


fernanda ferraresso

venerdì 27 maggio 2022

Memoria di volo

 memoria di volo

dell’ antenascita - quando l’ angelo

benigno si piegò

nel vestire la carne



ora nello smarrirsi dei mattini

in un’ aria di vetro

da memoria si torna a essere

sogno



a raccontarci è l’ infinito

mare


Chagall - Siren and fish

giovedì 26 maggio 2022

Marina (riproposta)


sull’onda bianca della pagina 

inavvertita la musa 

come un’ala si posa e 

si china discreta

a ricreare di palpiti un vago

sentire di mare




martedì 24 maggio 2022

L'infinito di noi

 


dentro di noi siamo

un infinito ma confuso: una

finita infinità 

per dirla con la dickinson


percepiamo a tratti

andiamo come ciechi - vediamo 


per speculum in aenigmate


e ci sogniamo


23.5.22




lunedì 23 maggio 2022

Mare d'erba


con l’ avanzare degli anni

riduci sempre più il percorso

delle tue camminate



giungerà il momento

di affacciarti solo sull’ uscio

o dalla finestra vedere l’ immensa



distesa di verde e nello 

stravedere la scambierai per quel mare

che ti vide nascere



-ti brilleranno gli occhi andando 

col pensiero alla fanciullezza gaia



ora quella luce è fuggita



lascerai

impregnato quel mare d’erba

di amori e pene ed eterei voli


Dalì - Landscape of Portlligat


domenica 22 maggio 2022

Manifesto

 



ritagliare dai giornali

lettere cubitali

per farne una poesia- manifesto



già vedi uomini- sandwich 

popolare le piazze

il rosso grido di denuncia 

abbasso x viva y



-sordi i governanti

al lamento dei poveri



vedi giungerà il momento 

in cui

si abbatterà repentino uno

tsunami



a rovesciargli la poltrona


Il poeta Zaninetti molto noto nell'ambito letterario, morì prematuramente nel 2007 a 59 anni.

sabato 21 maggio 2022

Recensione a “Nell’infinito di noi” di Felice Serino (di Giovanni Perri)




È un circolo vizioso la poesia. La parola cattura, “t’apre il terzo occhio, parla all’orecchio del cuore”. Ci consegna quest’immagine in bellezza Felice Serino, nel suo ultimo lavoro “Nell’infinito di noi” nuovo e-book pubblicato da poesieinversi.it (ottobre 2016) : “il terzo occhio”: per dirci che due non bastano, forse; per darci un pianto più forte; per far convergere immagine ed immaginazione nell’orbita della sua lente lirica: che ha qualcosa di raro nel panorama odierno e cerca un battito acuto, che arrivi pungendo, svelandoci, all’apice di una luce altra, indicibile. Perché è così che si compone, tutta nel segno della rivelazione, questa poesia sintomatica che ha voglia di condurci, o piuttosto attirarci in un riflesso di luci e voci quasi catartiche, dolenti e salvifiche, tra veglie e sonni, ricordi e presagi, affanni e gioie a ricucire la vita in un’epifania di interni: dove risiede il cuore, appunto, malato d’amore per la vita, che batte e sente e più ancora “vede” in quel sentire. Perché è cantata, così a volte persino come ammonimento, la vita altrimenti sconfinata, nei “muri di casa che abitano il vuoto”, nelle “code di cometa a cui s’attaccano in sogno i bimbi”, persino “nei fondi di caffè”, profondi anch’essi nel “mare del sogno che è la vita che si lascia vivere”. E mai è temuta questa vita, che Serino ausculta mite, persino in limine, in quell’ora sospesa guardata dritta negli occhi, perché: “non serve prodigarsi più di tanto / non restano che spoglie l’anima è già via / nell’ora sospesa / fisseranno compunti quel viso di marmo / mentre il tuo presente ha chiuso la porta / il pugno o la palata di terra / con la benedizione dell’officiante poi / a tavola com’è uso per dire la vita / continua / qualcuno forse già alticcio / leggerà con deferenza / alcuni tuoi versi trovati in tasca / restano in rete briciole di te. Ed eccolo nel viale della dimenticanza l’abbrivio invocato, alfabeto dell’acqua e del sangue, a ricordarci che la vita è questo scrigno pieno di palpiti lasciati sulla riva a brillare, perché il tempo se ne curi e lo riservi in ogni autunno che si ripete, dentro lo scricchiolio di una semplice foglia, accartocciati e incolumi, nell’Infinito di noi; ecco l’enigma che s’invola, per impigliarsi nel vento, per essere vento sulla rotta del cielo, per accogliere “in vaghezze di luna l’erratico cuore” o per trovare la “piuma d’angelo” nascosta dentro la parola. E la parola galleggia, deambula talora specchio e vertigine, bottiglia nell’oceano e bussola di morte e vita, ed è già un fiore dalle radici d’oro, uscito dalla bocca del cielo, per esplodere. E forse l’esplosione è amore che ci piove addosso, scaglia a scaglia abbracciandoci, affratellati nell’unico destino, tremebondo, immenso.


Giovanni Perri





 

venerdì 20 maggio 2022

L'ombra (altra versione)



davanti 

dietro di lato s’ allunga 

si spezza se riflessa



in acqua mutilato corpo

mi ripete

negativo di me profilo 

esangue



finché vita 

avrà

da estrema obliqua luce




mercoledì 18 maggio 2022

L'ordine delle cose



nel momento del distacco dirai

forse impropriamente

è mancato - invece d’ un accorato

ci abbracceremo nell’ altra dimensione



mancato sì alla scena

del mondo



com’ è giusto per l’ ordine delle cose

apparenti



la stella nana la formica




martedì 17 maggio 2022

L'Originale


si perde

armonia nel rifare una nuova

poesia da una datata:

ne risulta un vaso incrinato



allo stesso modo ogni 

esemplare è intoccabile: 

è dall’origine



della foglia la foglia- madre

come la pensò Iddio -

così la parola

così la natura



toccare i geni è una bestemmia

che sale al Cielo




lunedì 16 maggio 2022

Dal nightmare


uscire di forza

dal nightmare bucando l'aria -


la riuscita

se in parte è già tanto: trovarsi


nel letto della vecchia casa 

d'infanzia


sogno dentro il sogno





sabato 14 maggio 2022

RECENSIONE SU IL CONVIVIO

 Gennaio – Marzo 2016 n. 64


Felice Serino, Frammenti di luce indivisa, poesie,


(ed. Centro Studi Tindari – Patti, 2015, pp. 122, euro 10,00)


.


La silloge “Frammenti di luce indivisa” di Felice Serino, ha caratteristiche particolari: divisa in più parti rappresentative di tematiche complesse, richiede al lettore un’attenta analisi delle stesse, tale da tracciare il profilo dell’opera in maniera completa. Le liriche brevi, l’uso dei caratteri minuscoli, la mancanza del ritmo segnato dalla punteggiatura, rendono più efficace l’emissione dei sospiri dell’anima del poeta, che non si sofferma a pensare, ma si abbandona all’espressione catartica e liberatoria del proprio sé. Una grande amarezza pervade i versi in apertura, cosicché il lettore che ne codifica il senso, si sente coinvolto nella profonda tristezza del poeta che recita così: “la vita ha in tasca la morte / non è che un perpetuo / tramare / “cospirazioni” del nascere”.


Con questi versi, il nostro Serino inizia la ricerca d’appiglio di fronte al “buio” dell’anima che “… nessun canto d’angelo” conforta. Attimi d’angoscia attraversano il suo cuore, mentre con affanno, si chiede: “Dio / dov’era…”. Poi, chiuso “nel cerchio di dolore” esclama: “Padre perché mi abbandoni”. Ma nella sua anima, nutrita da principi cristiani, lo smarrimento è breve: la presenza certa del Cristo, “il Giusto” immolatosi per la salvezza degli uomini, lo invita a “rigenerarsi nell’urlo della croce”. Con ascetico slancio, Serino s’impegna a superare i tanti inganni degli uomini per i quali “di giuda è piena la storia…”, e accende la sua anima, attingendo agli effetti benefici della conoscenza che definisce: “il raggio verde”. L’uomo, afferma il poeta, cerca costantemente di uscire dalle strettoie del male e del dolore che lui stesso conosce e vive.


Il ritmo breve e incalzante delle sue poesie ha come linea conduttrice il percorso esistenziale dell’autore che, nel trascorrere del suo tempo, vede alternarsi la luce alle ombre. L’amore per la vita, apparso fievole e talora inesistente, riemerge nel poeta allorché esprime la sua meraviglia per gli occhi di luna di una bimba che non ha mai visto il mare, né ha potuto “restarne rapita / dal ricrearsi sull’acqua di riflessi dorati”. Nella dolcezza di pensieri nuovi, la morte non gli fa più paura “se il precipitare in se stessi è in vista di risalita” con la stessa certezza con cui (alla notte segue il giorno).


Il lettore si chiede cosa sarà mai mutato nella vita del nostro Serino se insorge in lui il desiderio di “riscattare le ali/…/ luce dopo luce /…”. Nel suo poetico andare ricordi e sogni s’intrecciano nella preziosità di momenti in cui il cielo, sua massima aspirazione, è sempre presente. Non mancano, tuttavia, momenti estatici nei quali lo sguardo si posa sul mondo dove tutto scorre come “Nuvole vaghe”, titolo emblematico di una poesia della silloge. Tutto scorre e, in natura, elementi diversi si fondono nell’evoluzione dell’esistere. Immagini reali e fantastiche e “voli pindarici del sognare”, hanno origine dall’uomo e sono dell’uomo, afferma il poeta. I versi di Serino, talora complessi, vanno interpretati dal lettore attento che saprà fare propri la personalizzazione di enunciati linguistici, l’alternarsi di elucubrazioni dolenti e di sprazzi di luce, l’uso frequente della metafora.

Adalgisa Licastro





venerdì 13 maggio 2022

L'antagonista

 aprii la valigia

era piena di libri e di sogni

di vaghe nuvole e stanche lune



gli chiesi se leggesse poesie

arricciò il naso: -non mi nutro di quella

"manna" il mio cielo è di pietra e

non ne vedi angeli affacciarsi

né madonne



-non siamo -noi due-

della stessa razza



io 

da opportunista

nello scrigno non porto chimere



Dalì - Testa esplosiva

giovedì 12 maggio 2022

Incanto


i dolci animali d'acqua terra e cielo

a volte evanescenti prendono forma nelle nuvole

nel mare del cielo un tonno guizzante

assume sembianze sull'onda lucente

il bimbo sogna guardando estasiato

ippogrifi e delfini in lenta sequenza

pende dalle labbra del nonno che gli parla di quando

noè trasse in salvo dal diluvio tutte le specie


10-11.5.22




martedì 10 maggio 2022

Se si insegnasse la bellezza

 «Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. 

…È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».

Peppino Impastato  (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978)

L'amore è un volo


l’amore è un volo

che si stacca dai tuoi tramonti

e lascia una mesta dolcezza



come virgola di fuoco

quel dolore che si ferma negli occhi



sulle ferite -sai-

lavora a tuo favore il tempo




Forse una nube, poesia su Arteinsieme

 https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=23568

lunedì 9 maggio 2022

L'angelo


s’inzacchera le ali nella melma

del contingente

minimo sette volte in un giorno



si prende cura come una seconda madre

di chi gli fu affidato alla nascita

dalla Misericordia divina



arcobaleni e nubi son la sua dimora

transitoria



si piega sul tempo umano - 

lo senti se ascolti

sostare nel buio delle vene




sabato 7 maggio 2022

Felice Serino, La vita nascosta (poesie 2014 – 2017) letto da Angela Greco

 sguardi e il tracimare


di palpiti


alle rive del cuore


aria dolce come


di labbra


incanutire di fronde


nella liquida luce


La vita nascosta (2017), di Felice Serino (Pozzuoli, 1941), ultima silloge edita per i tipi “Il mio libro” (in apertura di questa nota, Sguardi e il tracimare) sin dall’esordio propone un impegnativo corpo a corpo tra lettura e lettore sia per l’importante numero di liriche raccolte, sia per il percorso sacro-intimistico-sociale che in essa si snoda, attraversando momenti pubblici e privati, accadimenti reali e propositi a venire, in un caleidoscopio di sensazioni \ emozioni fedele alla poetica, allo stile e al tono pacato e garbato a cui l’autore ci ha felicemente abituati in questi anni da “autodidatta”, come egli stesso si definisce, rivelando con una sorta di meraviglia, in riferimento alla Poesia, l’essenzialità del fatto che in questo comparto non esistono scuole dove imparare il mestiere, ma, quasi si avesse a che fare con un destino, ognuno è artefice di se stesso. Ed in tempi di proclamate e ostentate scuole-correnti di pensiero non è poco affidarsi a se stesso, con tutte le conseguenze del caso, non per presunzione, quanto piuttosto per volontà di riconoscere fin dove si è capaci di arrivare e scoprendo, magari, che ogni limite può essere un’opportunità.


La silloge, introdotta da Giovanni Perri, propone trecento pagine di testi prodotti nell’ultimo triennio; un dato, questo, che fa ben comprendere il bisogno e la necessità che ancora si hanno della poesia, per la capacità di quest’ultima di riuscire ad esternare quel che è difficilmente esprimibile in altri modi. La poesia è, quindi, ancora un bene indispensabile – ed il lavoro di un poeta di lungo corso dovrebbe far riflettere sullo stato dell’arte – anche in questi nostri tempi di presunto futuro rivoluzionario, di cambiamenti, di distruzione dei valori fino allo sgretolamento della parte umana dell’essere vivente. Felice Serino crede nella poesia, come veicolo di miglioramento e di crescita, tanto del poeta quanto del fruitore della stessa, e nelle sue liriche racconta il vissuto, porta materialmente l’esperienza la riuscita e la disfatta con molta onestà, ad esempio, come si legge in Luce ed ombra:


luce ed ombra rebus in cui siamo


impronte di noi oltre la memoria


forse resteranno o


risucchiati saremo


ombre esangui nell’imbuto


degli anni


guardi all’indietro ai tanti


io disincarnati


attimi confitti nel respiro


a comporre infinite morti


L’interesse di Serino è senza dubbio l’Uomo, la Persona, in un’ottica trascendentale, plurale, e mai personalistica: anche quando il soggetto è l’Io, la riflessione poetica non si ferma mai al Sé, ma abbraccia sempre e comunque l’esperienza che può già essere o diventare patrimonio comune. Serino si pone come suggeritore, come consigliere, come insufflatore di positività. Ed ecco, allora, che anche l’esperienza più drammatica, come la morte, in questo poeta diventa qualcosa che non chiude, ma piuttosto apre ad una nuova visione e l’Uomo, nonostante i difetti, viene ad essere un elemento non attorno a cui ruota tutto il resto, ma un pezzo di un più grande disegno di cui si può solo tentare di dire attraverso la poesia, appunto. Ne La separazione si legge:


alla fine del tempo


è come ti separassi da te stesso


in un secondo ineluttabile strappo


simile alla nascita


quando


ti tirarono fuori dal mare


amniotico


luogo primordiale del Sogno


stato che


è casa del cielo


La poesia di Felice Serino, con la sua concretezza e il suo vissuto, anche laddove prevale il senso etereo o metafisico o quando richiama il sacro e finanche nei riferimenti all’arte, arriva al lettore diretta, mai sofisticata da espressioni scritte soltanto per destare scalpore, per mettersi in mostra o per creare un personaggio; puntuale e delicata anche negli argomenti più impegnativi, questa scrittura poetica rende in modo nitido e molto piacevole il frutto di riflessioni attente e dello studio continuo, sempre quali esternazioni di un grande amore per la conoscenza e per la materia vivente, in tutte le sue forme. Nella verticalità, nel tempo oltre la vita, nell’augurio di luce e nell’ineffabilità di cui è vestito il testo di In questo riflesso dell’eterno a parer mio è possibile leggere i temi cruciali della poetica di questo prolifico autore, che mostra senza fronzoli anche una dote poco comune tra i poeti, la generosità. (Angela Greco)


credimi vorrei dirti che quanto


avviene anche là avviene


oltre le galassie oltre


lo specchio dei tuoi occhi amore


anzi certamente è presente


da sempre in mente dèi


imbrigliati noi siamo in un giorno


rallentato


noi spugne del tempo


assediati da passioni sanguigne


credi mia cara che quanto


avviene semplicemente


lo rappresentiamo


sulla scacchiera del mondo


noi essenze incarnate


in questo riflesso dell’eterno


dove l’anima si specchia


mentre ci appare infinito


mistero la vita – miracolo


tutta questa luce che


ci attraversa



Dipinto di Leonid Afremov - Flash on the sunset

venerdì 6 maggio 2022

L'essere-pensiero

 


l’ angelo o essenza

primeva

in veste d’apparire



in amore converte 

il suo fuoco ancestrale 



è ubiquità ed ali l’angelo

o essere- pensiero 



astronave di luce che

circumnaviga cieli interiori




giovedì 5 maggio 2022

L'afflato



si leva

da un’ alba rossa di passione

l’ afflato del cuore



quasi ad alleviare

-volo lieve di farfalla-

le brutture del mondo



asimmetriche tracce

lascia la poesia ch’ esprime

l’ angelo- farfalla



Dalì - L'occhio del tempo surrealista


martedì 3 maggio 2022

Luce cosmica



il suo sguardo benevolo che 

abbozza un sorriso lieve

dalla vetrata della cattedrale

illuminata lassù



mi ricorda l’angelo

sulla volta del soffitto

quando da bambino ero

cagionevole e a letto



oggi 

mi sorprende un moto

di commozione



nel dilatarsi il cuore

in una luce cosmica





lunedì 2 maggio 2022

Anime che si cercano


(ispirandomi a Borges e Pessoa)


anime che si cercano

vestite di apparenza

siamo: forme passeggere


giriamo in tondo senza

mai trovare il centro


sempre

lontani da noi siamo


sulla pagina del cielo una mano 

d'aria scrive di noi

e delle nuvole


1.5.22



Dalì - Il cuore velato

domenica 1 maggio 2022

Roger Whittaker - Indian Lady


 

Lo sguardo velato



do i miei "occhi" a quel che passa

in questo scorcio di tempo che mi resta

d’intenerimento



la stessa

luce la losanga sul letto

la goccia pendente

dal ciglio lo sguardo velato



ora come allora



quando

"morte ti colse fior

di giovinezza" scrivevo

ventenne o giù di lì



-ah ridicolaggini