domenica 31 luglio 2022

Senza titolo

 




un’alba cadmio

apre spazi 

inusitati nel cuore



usciti dal sogno

beccano sillabe 

gli uccelli di Maeterlinck

in un cielo di vetro



da un luogo non- luogo

le uve dei tuoi occhi

chiamano il mio nome 

genuflesso nella luce

sabato 30 luglio 2022

Luce cosmica su Arteinsieme

https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=23807 

Felice Serino - ORIZZONTI DI PALPITI

 

 



Questa silloge di Felice Serino si apre con la grande speranza rivolta all’Impossibile, a ciò che sta nel cuore di ogni poeta o artista in genere e che si può solo immaginare e tradurre in parole, in  opere, nella piena coscienza, alla fine di ogni creazione, di avere prodotto qualcosa d’incompiuto, infinitamente distante da quell’orizzonte dal quale scaturiscono le idee e che non si concede allo sguardo orfico, sognatore e innamorato del volto inguardabile: non per espresso divieto ma perché ineffabile e perdutamente consegnato alla notte, in un altrove che il nostro poeta s’illude di cogliere e dove spera di “abitare” attraverso la parola, quella poetica, sottratta alla quotidianità, all’“ordito della vita” e “fuori dal coro”, non soggetta al sistema arbitrario e convenzionale dei segni linguistici. In virtù di questa parola egli ha la vaga sensazione di ri-trovarsi in qualcosa di perduto e che sente “palpitare” dentro di sé, nell’intimità, dove gli è data la possibilità d’intuirsi, di guardarsi dentro e venire fuori, aprendosi a sé stesso e in questa apertura sentirsi prossimo a una verità che gli riveli la sua appartenenza a un altrove, a un mondo distante e diverso da questo in cui siamo gettati e che, al di là dell’«esser-ci» heideggeriano, gli dia la coscienza della vita autentica indipendentemente dall’«essere-per-la-morte». Perché è nell’intimità, dove accade il miracolo della creazione, che sorge la possibilità di agire attivamente contro l’irrazionalità e il vuoto, contro l’insensatezza e la nullità dell’esistenza, di distaccarsi dalle cose materiali e lottare per costruire un mondo migliore sulla Bellezza, su quel qualcosa di sublime che si manifesta restando nascosto e che ha il nome di Poesia. Di fronte al Meraviglioso, che si annuncia nella parola creatrice come orizzonte perduto, “tutto è ancora possibile” per Felice Serino, perché questa parola, a differenza di quella che si spezza contro la quotidianità e la realtà contingente, ha il potere di legare il suo mondo interiore all’oltre, sì che egli si sente rovesciato “come un guanto”; perché essa allontana e disperde ciò che, divenendo, è destinato a perire e mostra la vera natura delle cose, la loro essenza immutabile ed eterna.


“ti senti altrove e il più / delle volte fuori dal coro / ti chiedi se - nell’ordito della vita dove / si spezza la parola -  ti sei perso / qualcosa - vorresti allora / rovesciarti come un guanto / riconoscerti come il / fuori del tuo dentro / aprirti a un’alba che / diradi questa / corolla di tenebre/  e sai che tutto / è ancora possibile”


Essere nel mondo, allora, significa per Serino opporre alle difficoltà contingenti della vita,  all’angoscia esistenziale per la crisi profonda della società mondiale che sembra segnare il tramonto dell’umanità, il sentimento per ciò che è duraturo e, in quanto tale, portatore di una verità eterna in grado di aprire in interiore e in virtù della poesia quegli «orizzonti di palpiti» che sono espressione del suo stato d’animo particolare nell’atto della creazione, in cui lo sguardo e il cuore si cor-rispondono e si coniugano nella visione sinestetica, che è insieme immaginazione e sentimento, da cui sorge la parola poetica come l’alba, la quale è il pallido riflesso della sorgente,  la possibilità e l’illusione  di cogliere l’Impossibile negli “orizzonti” che essa apre al nostro poeta, suo sognatore fedele e innamorato. E quest’amore per la Poesia, per la Bellezza, che è ricerca della Verità trascendente e che si traduce nella scrittura, nel bisogno di dare forma a ciò che gli “palpita” dentro, è per Serino, ancora, un modo necessario di essere nel mondo, di dare significato al relativo/immanente, di valorizzare la dimensione umana rapportandola a quell’orizzonte assoluto di senso che è l’Essere divino. 

      “Tutto è possibile” nel sogno creativo e tutto è illusione, “stato d’incantesimo” e “delirio / che sanguina luce”, “breve estasi-amara / al risveglio”, quando le parole, “sillabe cadute dagli occhi”, lasciano il buio nell’anima e nuda la vista, ingannata dalle belle figure di suono e di significato: gli «allucinogeni» che catturano gli occhi, il cuore e la mente, protèsi e uniti nel vagheggiamento di un “cielo inventato”. La caduta dal sogno nella realtà non scoraggia il nostro poeta, non blocca i suoi tentativi di oltrepassare la “siepe”. In sostanza, la possibilità di giungere “nell’Oltre” non viene mai meno perché essa è il connubio di fedeltà e amore; è l’espressione del legame tra l’immanente e il trascendente, tra l’umano e il divino, tra l’interiorità e l’alterità, tra il «sé» e l’altro da «sé», tra l’«esser-ci» e l’oltreità, tra gli “orizzonti di palpiti” e l’impalpabile «oltre», il quale è principio e fondamento della nostra vita che un giorno ci farà “colmi / di lucente meraviglia noi resi/ impalpabili / essenze e vieppiù reali / tanto che ci parrà un sogno / l’aver attraversato / nella carne la morte”, e tuttavia “nel circolo del sangue / noi in bilico / un piede nel mistero”.  

      «Si può» in virtù della poesia “trasumanar per verba”. Perché essa ci fa beati essendo grazia divina, per cui basta l’“erba miracolosa” della sua parola a proiettarci oltre la condizione umana e dare significato alla nostra esistenza. Perché essenziale è questa parola “nutrita del sangue degli dei” e perciò vitale, sempre pronta ad aprire gli “orizzonti palpitanti” contro i “chiusi orizzonti” del “progresso / dio-boomerang”, nonché in grado di contrastare, di contenere tutto ciò che deturpa la bellezza, di farci ritrovare “nel bailamme di giorni a perdere”, dove vacilla la certezza di esistere, di essere reali, e col dubbio sorge la domanda se siamo “quasi finzione o sogno”, consegnati e dis-persi nel “virtuale”. 

      “Tutto è possibile”, “tutto / può ancora accadere”, perfino di scoprire, al di là delle evidenze, delle assodate certezze, “quell’essere consanguineo / con lo spirito delle cose” e comprendere che apparteniamo alla totalità che non lascia nulla fuori di sé, che siamo tutt’uno in virtù dello Spirito unificatore. Allora “l’impossibile si fa / possibile” se non restiamo inerti e confidiamo nell’energia della parola poetica; possiamo tornare a stupirci di fronte a “ciò che sembra / umanamente assurdo”, perché anche le cose hanno la loro epifania e rivelano la loro vera natura al poeta nel suo stato di grazia. “Tutto è possibile”; solo resta il mistero dell’oltre, della verità ultima, irraggiungibile, preclusa allo sguardo e perfino al linguaggio poetico, perché la Poesia stessa è mistero e Parola ineffabile. La conoscenza dell’origine non è di questa vita; solo nel mondo celeste la verità impenetrabile ci sarà rivelata; l’oscurità sarà dissolta e saremo assorbiti “nel mistero lucente” del Tutto, avvolti nella “bolla / di un tempo non-tempo / come nella prima luce” e, dunque, non vedremo più “per speculum / in aenigmate”. Qui, nel riprendere le parole di S. Paolo1, la fede di Serino e la sua visione religiosa sono ampiamente dichiarate. Religiosità e misticismo sono tutt’uno col suo pensiero poetante, volto alla visio beatifica di Dio, del quale la poesia rivela la presenza nella profondità del mistero. E Dio si fa “presente” nelle parole che il Poeta Gli fa pronunciare e che testimoniano ancora la sua fede, la certezza di  riuscire a sopportare, a dimenticare i mali terreni, nonché la speranza nella salvezza dell’uomo, al quale il Signore non farà mancare la sua misericordia e carità. 


“(…) e come può non accoglierti la luce / se tu da questa hai origine? (…) dimentica / i bianchi deliri della solitudine / i voltafaccia dei giorni perduti / dimentica / come io ho dimenticato / sulla croce” (“Dimentica”)


“(…) Dio non è stanco / mai dell’uomo” (“La rosa di sangue”)


Le virtù teologali, che troviamo qui implicitamente espresse, assicurano al Nostro di essere accolto nella luce, la quale è la loro emanazione e il frutto della contemplazione mistico-religiosa e poetica al tempo stesso. Perché la Poesia è per Serino conoscenza ‘visionaria’ superiore a quella empirica. Gli “orizzonti di palpiti” sono mondi spirituali, stati di coscienza, “squarci / di vite trasversali / realtà sfumanti / nel mistero” che si aprono a una più completa conoscenza in virtù del legame tra l’interiorità e la suprema realtà spirituale. Attraverso la poesia il Poeta partecipa della divina visione, distoglie il pensiero dalla morte e lo rivolge dove “c’è del buono che ci salva”, dove è ancora possibile incontrare un sorriso e godere della natura. Ma è nella Verità oltre la morte la vita autentica; nella sparizione, che è il  ritorno nella luce, dove siamo già stati, si compie il destino dell’uomo, si dissolve il mistero, e allora «vedremo faccia a faccia», sapremo  chi siamo stati, chi veramente siamo. Di ciò è convinto il Nostro, perché la fede, sostenuta, suffragata dalla poesia e dall’amore, quello che “si scrive col cuore”, vince su ogni dubbio. Ed è in forza di questa certezza che egli può asserire ancora con S. Paolo2: “sapremo non per speculum / in aenigmate (…) allora / conoscerò / come sono conosciuto”. Solo allora la domanda sull’«essere» sarà soddisfatta. Oltre lo specchio del sogno la Verità mostrerà il suo volto, e il Nostro, come Raffaello rapito “davanti agli ultimi ritocchi” della “Mater dolorosa et Admirabilis”, contemplerà  la sua Vergine: la Poesia che qui, in questo mondo, gli è concesso solo di sognare.


Guglielmo Peralta



venerdì 29 luglio 2022

Senza titolo




le cose 

mi chiamano e la morte 

è lontana



vastità contemplo



l’anima

è il verso del gabbiano

nel lambire l’ onda

giovedì 28 luglio 2022

Scrivere sulla sabbia

 


scrivere con la luce

la vita la morte

vestire di primavera i gigli



non così l’uomo

dal suo primo apparire



preso nel vortice 

delle cose

egli scrive su sabbia l’avere



-nel cuore la paura

del bambino

martedì 26 luglio 2022

Se avranno voce





Cano Cristale - Columbia


ed è pleonastico il tuo dire

i tempi son cambiati e

alle piante seccano

i timidi germogli



i pesci son gonfi di plastica e

i cieli di cenere

e i mari piangono coi miei occhi



lasciare parlino i fatti

se voce avranno

in una -lesta?- inversione di tendenza

lunedì 25 luglio 2022

Se indietro ti volti



era solo un sogno - sarai 

come la moglie di Lot mi disse

se indietro ti volti



accondiscesi sebbene

controvoglia: ribellione mi

corse nel sangue



altri vedevo passare

per la via della prova



ora tramutati in statue - che prima

di me ridevano



domenica 24 luglio 2022

Scrivo sull'arcobaleno




scrivo sull’arcobaleno

dove il mio angelo è assiso

in veste di musa



egli mi suggerisce parole

macerate nel sangue

che mi si nascondono



alla "vista"



a volte dall’arco-

baleno cade una sillaba

ed io la recupero 



riprende vigore 



all’angelo traspare un sorriso

che si fonde col mio fiato


sabato 23 luglio 2022

Una mia nota a "Vita Trasversale" di Felice Serino

 



  Col tratto suo solito, con la materia nuda dei versi alti e alati, Serino ci incanta di nuovo. E lo fa con un volume, il suo ultimo, corposo, "Vita trasversale", che è un ben calibrato campionario di temi e motivi caratterizzanti la sua intera produzione poetica; ricca e profonda, tenuta in un suo prezioso tenore lessicale di figure svelate in altezza o come prelevate da un occhio ulteriore e quasi sempre girata nell'inconoscibile. Poesia che ci trattiene in un sollievo, oppure in una morsa, di grandi domande e di incognite. Agevole nell'andatura e nel respiro dei versi concepiti come in una stanza piena di sole, ma dalla cui finestra filtra un paesaggio piovoso, pieno di suoni incantevoli e sinistri: analitica, ma detta in stato quasi d'abbandono. Motivi di vita e di morte messi nel medesimo grandangolo, restituiti al loro più sensibile grado del sentire, in quel confine di corpi corrotti dalla loro stessa immagine; che allunga gli abissi mondani potandoli alla visionarietà più lirica, alla più ampia cosmogonia; ma è materia che vibra di una intimità pura, cogente, covata in un suo lembo etico, in una sua calma affezione di gesti e parole dettate da Amore. Parole levigate e vive, messe in versi come a mani giunte, piene di abbagli tuttavia improvvisi e rivelatori.     

C'è un mondo di forme dette al limite dell'ombra, un buio di acque sconosciute da sentirne il suono lontano. Serino nuota come se volasse campi e fiumi e con lui stelle a far luce di parole, sotto un silenzio grave di vita. Ed è come trovarsi innamorati inaspettatamente, aver fiutato il senso in bilico e tirarselo con una corda, ad ogni strappo un grido d'amore, una preghiera di livida sopravvivenza, ad ogni affanno un seme di luce da salire in dolcezza, rimanendo con la voce nell'acqua.     

E questa è acqua filosofica, tenuta in un suo denso nucleo lirico, in una sua mistica malinconia.

Ecco: qui stanno gli affetti, i ricordi, ogni piccola gioia terrena; qui è il teatro del mondo, il gioco che si gioca per fame e per sete: qui è l'ora dei ricami nel fuoco, di vecchie controversie e comunioni, di silenzi tenuti in una sacca di odio o di amore. Ma dopo, oltre, è l'aria dorata che viene per svelare il sogno, l'arcano che ci muove le ali, la forma tutta del cielo esplosa in una piccola divinazione.     

Un pianto, par d'udire, di muta intelligenza: pensiero della morte sorella, felicità o speranza di pioggia rigeneratrice. Pensiero della vita che si espande ben oltre i suoi torbi furori: terragni infine, ma ubiqui, appunto: trasversali, pieni di un sole leggero.     

Quanta preghiera nei testi di Serino. Quanta alta Poesia.


Giovanni Perri

.


Piccola scelta di testi

*

Sic transit

confidare     

nelle cose che passano     

è appendere la vita     

al chiodo che non regge     

è diminuirsi la vera ricchezza     

-arrivare all’essenza     

lo scheletro la trasparenza

*

Espansione

il sogno è proiezione? o     

sei tu in veste onirica     

uscito dal corpo?     

sognare è un po'     

essere già morti     

come     

nell'oltrevita     

e l'essere si espande     

si sogna moltiplicato     

in fiore atomo stella     

appendice? o     

espansione è il sogno?

*

Vive una luce

vive nell'akasha una luce che     

custodisce quel mosaico che dici     

destino     

tu sei l'ombra     

del Sé: l'alterego o se vuoi     

l'angelo che     

ti vive a lato nei     

paradossi della vita

*

Forse una nube     

(a Pierluigi Cappello)

mi accoglierà un non-luogo     

non più inalerò resina di abeti     

alle finestre degli occhi colombe     

bianche si poseranno     

mi abbraccerà vaghezza     

forse una nube vorrà dire casa

*

Eterno presente

kronos esce dal mare     

prenatale     

il domani è un imbuto     

dove fluiscono gli oggi     

coi sordi tamburi del sangue     

dove in fondo     

agli specchi annegherà la     

realtà     

relativa: lì il mondo che     

si vede     

rovesciato

*

Sull'acqua

sul grande mare del sogno     

veleggiano i miei morti     

gli occhi forti di luce     

con un cenno m'invitano     

al loro banchetto sull'acqua     

d'argento striata     

m'accorgo di non avere     

l'abito adatto     

cambiarmi rivoltarmi     

devo     

vestire l'altro da sé


https://poesiaurbana.altervista.org/nota-di-giovanni-perri-a-vita-trasversale-di-felice-serino/


venerdì 22 luglio 2022

Scampoli

Cascades Douzou- Marocco

rimanere in essere

incapsulati in una vita 

ch’è copia

sfocata dell’Originale



dimezzata vita: scampoli



pure

zampillo d’acqua viva

dall’Io subliminale



la difficile luce



giovedì 21 luglio 2022

Schegge di pensiero




sai d’ essere schegge di pensiero

per unificarti alla Mente- madre



dove sei già stato vuoi tornare

ma non ricordi il "dove"



tornare

da dove ti sei staccato



come la foglia che

riprenderà ad abbeverarsi di luce

dopo essere macerata nella terra


martedì 19 luglio 2022

L'intima essenza

 




rifarti gli occhi davanti

a foto che rispolverano anni

di cui puoi dirti contento

a voler fare un bilancio onesto


-non vasi di pandora-


ma per contraddizione

stornare la realtà con l'immaginario

ti sembra più congeniale: 

per lasciarti sfiorare


dal difficilmente percepibile


18.7.22



Dalì - Il ponte rotto e il sogno

lunedì 18 luglio 2022

Rosa il tuo fiato


rosa il tuo fiato 

fragranza di bosco la tua pelle ambrata



apparivi sirena

distesa s’uno scoglio



allucinazione forse



mi facevi un cenno

mentre il cielo s’apriva in una luce 

aurorale



come il tuo sorriso





domenica 17 luglio 2022

Risillabare palpiti

 



risillabare palpiti

di soli e

generare amore dove

il cuore mette ali



elevarsi come aquila

negli’ infiniti cieli



annullarsi del pensiero

in stato di

levitazione


Pexels photo 635279

sabato 16 luglio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO

 



Felice Serino – Dell’indicibile 2019---Edito in proprio – 2020 

Felice Serino, nato a Pozzuoli nel 1941 e residente a Torino, autodidatta, è un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici e che ha vinto molti premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia da dio boomerang del 1978 a Quell’onda che ti tiene lieve, 2019. Dell’indicibile, la raccolta del Nostro, che prendiamo in considerazione in questa sede, è preceduta da una presentazione di Giuseppe Vetromile esauriente e ricca di acribia. Già a partire dal titolo del volume ci rendiamo conto che Serino è ben conscio dell’importanza della poesia come fatto in sé salvifico e utile per una vera redenzione del poeta che può essere redenzione anche per il lettore. Se la poesia è sempre metafisica attraverso l’ipersegno qui il poeta si rende conto che la forza portante del poiein di ogni autore e in primo caso del suo lavoro, il suo fare poesia, consiste nel dire l’indicibile e a questo proposito vengono in mente l’estasi e il sogno stesso, elemento che per molti artisti non solo poeti è fonte d’ispirazione profonda se è vero come affermava Maria Luisa Spaziani che la poesia è il genere letterario più alto. Indicibile significa grandissimo, eccezionale, indescrivibile, straordinario e insolitamente grave e profondo e sembra che Felice, poeta mistico ed esistenziale, con questa raccolta raggiunga la più alta maturità espressiva senza mutare la forma in modo notevole ma mantenendosi in continuum con le precedenti prove. Il senso del mistero perdura in questo libro quando sono detti gli angeli e i morti con i quali il poeta dice di avere un rapporto empatico in una bellissima composizione e si percepisce il senso del sacro anche quando Serino non nomina cose religiose ma si mantiene in una dimensione di quotidianità nella quale ritrovare costantemente il vero senso della vita, un filo che tenga per sopravvivere anche nel tempo della pandemia. E anche il tema sociale – politico è affrontato nell’invettiva contro gli scafisti che speculano sui migranti, tematica attualissima. Serino è conscio che la poesia sia, per usare una metafora, il negativo fotografico della fotografia che è la vita stessa, il precipitato chimico delle nostre esistenze, quindi la poesia è fondante nella vita per arrivare ad un’eterna adolescenza della parola stessa per un ringiovanimento che non è solo della mente ma anche del corpo. Versi scabri non definibili neo lirici tout-court anche se ci sono a volte accensioni e spegnimenti che s’inverano nella linearità dell’incanto. La raccolta non è scandita e può essere considerata vagamente un poemetto e la dizione è luminosa, ben cesellata e raffinata, elementi costanti nelle prove del Nostro che a volte raggiunge toni neo orfici. Se la vita è questa non è tanto l’uscita religiosa l’ancora di salvezza (pur essendoci una splendida composizione sul Cristo), quanto proprio l’indicibilità stessa che diviene categoria fondante per uscire dalle angustie e dalle frustrazioni del tran – tran quotidiano e da quello di un’esistenza che metterebbe in scacco. *** Raffaele Piazza


https://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com/2020/09/segnalazione-volumi-felice-serino.html?spref=fb&fbclid=IwAR2eVf5Qxwf_V-oJGkipJ72BX26BgDa61x9TUvQSqNya_X5EUYhEx-GEwwE

http://www.literary.it/dati/literary/p/piazza/dellindicibile.html




venerdì 15 luglio 2022

Vita sommersa

 


in onde dell'inconscio

si sdipana

l'illusione ipnagogica e


nel gioco sempre inedito delle

immagini

emerge vita sommersa


come ombra che si rompe nell'acqua

mossa


15.7.22



Dalì - Sogno causato dal volo di un'ape



giovedì 14 luglio 2022

Ricordi


confondersi del sangue col colore

dei papaveri nel sole



ampie distese a perdersi

mentre all’orecchio del cuore

a far capolino una

melodia nel tempo andata



ricordi



ci si appiattiva scalzi col fiatone

nell’erba alta

dopo una volata e



in levità d’angeli

quasi non si toccava terra


Dimitra Milan - L'arte di sognare


martedì 12 luglio 2022

Reperti


lui -il biforcuto

che continua a lavorarci contro-

lo vedemmo nelle case della morte

col fumo della carne bruciata



lo riconoscemmo nella bestia

umana 



dopo gli anni orrendi oggi 

un museo: in mostra scarpe 

valigie occhiali e

una montagna di capelli



i reperti

della vergogna



non sogni o finzioni quelle nuvole 

ma 



dalle fumate si sa che a levarsi 

erano ali d’angeli


lunedì 11 luglio 2022

Quello squarcio di cielo


in grazia creativa mi sento

oggi che mi è clemente il tempo

-nuoto nel mio 

immaginario



nell’incalzare degli anni

non mi fermo a fare bilanci

o scongiuri

né mi guardo indietro



solo il giorno

predestinato aspetto

e tanto più inimmaginabile



sarà quello squarcio di cielo

-ad attirarmi a sé



(2020)





sabato 9 luglio 2022

Fra sogno e realtà

 Quell’onda che ti tiene lieve - Felice Serino – Urso - Pagg. 56 - ISBN 978-88-6954-242-8 - Euro 10,00



E tre, verrebbe da dire, perché con questa sono tre le raccolte di poesie di Felice Serino che ho avuto l’opportunità di leggere. La prima, che mi ha fatto incontrare l’autore, è stata Dalle stanze del cuore e della mente, una sublimazione della parola, la seconda è invece stata Sopra il senso delle cose, una silloge che, recensendola, ho ritenuto di definire frutto dell’esperienza e della creatività. Del resto il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale. Questa che ora ci occupa si inserisce cronologicamente, almeno come epoca di pubblicazione, in posizione intermedia, senza segnare una marcata evoluzione e fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell’autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all’intero corpo come in Angelo della luce: adagiati creatura del sogno / sulla curva del nostro abbandono / la lontananza è ferita insanabile / un cielo d'astri divelti / e tu balsamo sei / -tu orifiamma tu altezza / sognato stargate - /dove voce insanguinata c'inchioda / dalla caduta. Sono versi che tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s’invola, novello Ulisse verso un’Itaca che è la propria dimensione interiore, un’avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta (da Sull’acqua: sul grande mare del sogno / veleggiano i miei morti / gli occhi forti di luce / con un cenno m'invitano / al loro banchetto sull'acqua / d'argento striata / m'accorgo di non avere / l'abito adatto / cambiarmi rivoltarmi / devo / vestire l'altro da sé .). E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge (da L’elemento celeste: tornerò ad essere pensiero espanso / quando dalla scena / sarò sparito / dove si curva all'orizzonte il mare / sarò forse atomo / fiore o stella e / in estasi / mi unificherò all'elemento che da sempre / mi appartiene). Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un’implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza in questi versi, con cui vorrei chiudere la recensione di un’opera complessa, ma dall’indubbio fascino: da In vaghezza di sogno “ ti rigiri e vedi -in vaghezza di sogno / un te estraneo vagare / per strade buie e vuote / come un san sebastiano a trafiggerti / gli strali della notte – senti / recalcitrare / in te l'uomo vecchio - ah convivere / con gli umori di un corpo-zavorra / ti avvedi d'aver perso le chiavi / di casa mentre un gallo / canta / in lontananza ed è l'alba “.


Renzo Montagnoli





venerdì 8 luglio 2022

Il poeta

 


cavalli d'aria - virgola di fuoco il

pensiero saettante: vederti un

sansebastiano trafitto

da strali della parola

7.7.22


Dalì - Testa bombardata da grani di grano


giovedì 7 luglio 2022

Qualcosa verrà





qualcosa verrà

in quest’ora anodina

a farsi sangue e presenza

il bianco a violare

ricamandolo di fonèmi e voci



da sirena ecco si veste

la musa

su onde a sognare

-incoronata di nuvole vaghe



come un’eco 

quel melodioso canto



che si negò odisseo


martedì 5 luglio 2022

Prove di volo


anneghi 

nell’effimero d’una vita marginale



tenti nell’indaco prove di volo

-fino a che dura il sogno



da quale parte è la verità ti chiedi

nei momenti lucidi





lunedì 4 luglio 2022

Profumi ninnoli


credi non sarà così per sempre

non come qui a guardare

per speculum in aenigmate



quel non riuscire a focalizzare

il profilo di lei

come quando la vedevi sbucare

da dietro la curva

della strada al ritorno dal footing



tra le altre suppellettili

ora a prendere polvere

sulla specchiera stile ottocento

profumi pinzette ninnoli



la collana

orfana del collo esile



il guardarti in tralice nelle sere vuote

lei da una foto sfocata




domenica 3 luglio 2022

Amo l'idea


più che amarla amo l'idea di lei


stato d'essere: che s'impregna

di bellezza interiore


si ammanta di una luce affebrata

mentre mi poggia la testa

nell'incavo della spalla


e

se combacia col mio pensiero mi chiedo


dove saremo domani 


quando il mondo per noi sarà sparito


1-3.7.22




sabato 2 luglio 2022

Recensione di Donatella Pezzino a “Lo sguardo velato” di Felice Serino

 




Quando ci si accosta all’opera di Felice Serino, è difficile non notare il dinamismo della dimensione interiore: nonostante sia interamente incentrata sull’anima, infatti, la sua poesia è ben lungi dal ripiegarsi in sé stessa, poiché l’essenza umana è continuo movimento. La parola “ondivago”, presente in diverse composizioni seriniane, esprime in modo pieno e immediato questo anelito al volo, quest’ansia di scrollarsi di dosso un’immobilità che è congeniale solo alla materia inerte. L’anima di Serino è un agglomerato di particelle che, pur restando unite, sciamano in tutte le direzioni, nella brama di riunirsi al loro elemento naturale: il Tutto. Ma, per seguire quell’ordine che appare insito nella stessa struttura del creato, quest’anima tenta di ravvisare nell’esistenza terrena un percorso logico e coerente, in cui il dispiegamento delle forze interiori possa dipanarsi in linea retta: salvo poi rendersi conto, alla fine di questo lungo cammino, di aver sempre cercato il proprio cerchio perfetto. La vita, allora, acquista un senso in qualità di processo dialettico, in cui l’opposizione tra corpo e anima trova un suo superamento nella morte, vista non come la fine di tutto, ma come una vera e propria risurrezione, da cui scaturirà nuova linfa vitale:


dal Tutto

ritrovarsi nell'uno

a vivere il sogno della carne


il sangue che cavalca il vento dove

crescono i passi


lacerato dalle lancette

d'un orologio interiore

un Lazzaro a sollevarsi da cento morti


In questa raccolta di liriche, il poeta giunge ad una nuova tappa del suo viaggio: al termine del percorso, si apre finalmente la porta di comunicazione tra il mondo sensibile e quello trascendente. Ma ciò che appare non è ancora ben visibile: sul ciglio dell’oltre, lo sguardo è ancora velato (da qui il titolo) e non può nitidamente distinguere gli oggetti della trascendenza. 


ma a te presente

il Sé -il celeste- l'esistere

specchiato: vita che si guarda

vivere


un mondo in un altro


In tale contesto, risalta la volontà di non voltarsi mai indietro: contrariamente a quanto il senso comune vorrebbe, in Serino la maturità non è tanto il momento del ricordo, delle nostalgie, dei rimpianti, quanto più un’occasione per interrogarsi su cosa lo aspetta. Questa tendenza a proiettarsi in avanti non nasce dal desiderio di negare il proprio passato: ciò che è stato vissuto, tuttavia, è ormai alle spalle e non può tornare. Questa ferma intenzione di vivere nel presente sembra annullare il tempo: e, dove la dimensione temporale non esiste, la stessa età dell’uomo si appiattisce, e il poeta può attingere a piene mani dal bambino che dorme in lui.


scoprire in me il bimbo

accoccolato nella mente


Di quando in quando, il flusso di coscienza è intervallato da riflessioni sui tanti drammi che segnano il nostro vissuto: il corpo di un migrante abbandonato su una spiaggia, le laceranti incomprensioni dei rapporti affettivi, la sofferenza dello scrivere; come a voler ricordare che morendo ci si lascia alle spalle un mondo fatto di sequenze dolorose. Da qui il tema del sogno, visto come momentaneo rifugio dalle tempeste della vita:


c'è un donnone nei miei sogni

mi perdo fra le sue grandi mammelle

piccolo piccolo mi faccio e

come scricciolo

mi c'infilo

nel suo caldo grembo


al riparo degli tsunami del mondo


Il tono dell’intera raccolta accentua quella ricerca di essenzialità già distintiva della produzione precedente: il verso è breve, asciutto, simile ad un legno prosciugato; l’anima, in procinto di distaccarsi, guarda già al corpo come ad un involucro che ha perso la sua sostanza.    



l'anima spando sulla terra

a ricambiarmi una solitudine

ampia come il cielo


mi appresto a gran passi agli ottanta

e ancor più poesia ti canto

-del mio sangue azzurra ala


ai confini della sera in quel

farneticare che richiama la morte


il tuo volare alto

come preghiera



Tanti i quesiti che si leggono fra le righe. Una volta riassorbito dal Tutto, l’uomo conserverà una scintilla della sua individualità? Il suo bagaglio di ricordi, le sue colpe,    i suoi “scheletri” insomma: lo seguiranno o si dissolveranno? 


sì onorarli

i morti che

ci perdonano con un velo di pietà


quelli che sognarono

il loro eldorado

ragazzi degli anta presto

dipartiti


ora di qualcuno

d'essi verrà detto

era un pezzo di pane

-anche se di certo avrà

portato con sé i suoi scheletri


o si saranno nell'altra

dimensione dissolti


Domande probabilmente destinate a restare senza risposta; ma, in mezzo a tanti dubbi, c’è comunque una certezza. Qualsiasi cosa saremo, siamo stati amore, ed è questo ciò che potrebbe sopravviverci. L’amore, eterno e ubiquo, ha una forza pari soltanto a quella della fede. 


falesie di pensieri

tesse ragno di luce


vertigine: come

sarà senza il corpo

-serbata la vita

nella Pietà del sangue


solo espanso

pensiero saremo?


ci consoli certezza

di portare in salvo brandelli

d'amore


I due temi, l’amore e la fede, si trovano da sempre strettamente intrecciati nella poetica di Serino:    qui, tuttavia, la fede non sembrerebbe avere il ruolo preponderante che ha rivestito altrove. Ma è solo un’impressione superficiale: ad un certo punto della lettura, infatti, ci si accorge che la presenza di Dio ha in questa opera una valenza molto più forte, tanto da poterla respirare in ogni verso. Ovunque, nel libro, c’è un silenzio pieno di Dio; e questa pienezza, così tacita e così viva, incarna il desiderio quasi tormentoso di anticipare la fusione con il sommo Bene, per trovare finalmente quella felicità che sembra preclusa alla condizione umana.


tocco in sogno la fiorita

riva delle tue braccia:

è una dolce pena questo lieve

sfiorare la tua vaga essenza

a un lunare complice chiarore


Fenomeni psichici come il dormiveglia o il sogno prefigurano in tal modo il trapasso, aiutandoci a distinguere con più chiarezza ciò che i sensi ci impediscono di vedere: 


si concentra ed espande

l'amore in quel vivere-morire

delle prensili braccia

sospensione apparente carne e cielo


Un “vivere-morire”, appunto: una vela spiegata verso altri approdi, dove lo spirito può finalmente trovare conforto al suo perenne cercarsi. 


dove ti porta il filo

dell'immaginario o del

sognare


dove

questa strana ma feconda

inquietudine

serpeggiante nel sangue

tutti i libri letti i mari

solcati - odisseo tu

nello spirito- dove

questo cuore nomade

d'amore

ti porta


Ma in fondo, la vita del poeta si è sempre svolta in una dimensione dualistica: da un lato, quel “paese interiore” dove l’anima può pienamente espandersi:


nel paese interiore

eiaculo i miei sogni -

vivo una stagione

rubata al tempo -mimesi

icariana sul vetro del cielo-


nel paese interiore

brucia il mio daimon

di febbre e di luce


Dall’altro, una realtà sempre più dominata dai falsi idoli, magistralmente descritta in “Un dio cibernetico?”:


vita asettica: grado

zero del divino Onniforme

-ma la notte del sangue

conserva memoria di volo


vita

sovrapposta alla sfera celeste

regno d'immagini

epifaniche


emozioni

elettroniche


eclissi dell'occhio-pensiero


In questa esistenza bifronte, la morte fisica viene vista come un evento che ci strappa il velo dagli occhi, consentendoci di riappropriarci di quella dignità ormai sconosciuta alla società degli uomini. Liberi dalle pastoie del mondo sensibile, ridiventiamo ciò che avevamo dimenticato di essere: mondi di pura luce, completi nella loro unicità e, allo stesso tempo, in quanto parte del Tutto. 


dell' indicibile essenza

noi sostanza e pienezza


solleva l'angelo un lembo

di cielo:


in questa vastità soli

non siamo: miriadi

di mondi-entità ognuno

in una goccia

di luce

*


Donatella Pezzino


http://poesiaurbana.altervista.org/recensione-di-donatella-pezzino-a-lo-sguardo-velato-di-felice-serino/










venerdì 1 luglio 2022

Il mare era una favola


non vorrei più uscire da questa

dimensione eppure basterebbe

come altre volte

stringere forte gli occhi e...


ma voglia non ne avevo  - poi giocoforza

mi ritrovai quasi deluso nel mio letto


avevo lasciato un mare che era

una favola

un'immensa tavola

imbandita per i gabbiani a frotte

"Lei dalle snelle caviglie" su Arteinsieme

 https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=23719