lunedì 31 ottobre 2022

Afflati



la scrittura si traduce in genesi

di fonemi - espansi 

in luce accensioni del sangue e voli



-orifiamme o altezze

pari ad afflati d' angeli-


domenica 30 ottobre 2022

Quanto amore


giunto il momento cosa ti porterai 

non suppellettili o libri ma l'amore 

che hai saputo dare


non quel lasciarsi vivere 

nell'approssimato sogno

di un pesce rosso nell'acquario


30.10.22

sabato 29 ottobre 2022

La schizofrenia della fabbrica

 


ogni spazio esistenziale privato all'operaio, assumendo una funzione totalizzante.

Si noti, inoltre, il clima di angoscia incessante, che domina i versi di Serino.

Le immagini degli omicidi bianchi, delle morti violente, che si susseguono in fabbrica come lampi al magnesio, esplodono nella sua mente, impedendogli una vita "normale": "brandelli / d'anima e carne" rimangono impigliati nei meccanismi della macchina e ossessionano il poeta in ogni momento del suo ciclo vitale, che ne risulta irrimediabilmente alterato. 

Su tutto (sentimenti, valori) domina il plusvalore, che Taylor diceva furbescamente di voler ridurre in un cantuccio. La produzione, secondo lui, avrebbe raggiunto vette così alte che il problema della distribuzione del plusvalore sarebbe diventato marginale.

Ma nei decenni il Pil (Prodotto interno lordo) è aumentato progressivamente, senza che ciò contribuisse ad eliminare l'alienazione del lavoratore.

Come osserva giustamente Serino, l'operaio, anzi, resta impigliato in un nuovo ciclo alienante, , "produci-consuma-produci", diventa vittima sacrificale per un nuovo "dio-mammona", "pedina in massacri calcolati". Traspare dalle poesie del Serino (sin dai titoli delle raccolte: "Il dio-boomerang", e poi nelle immagini bibliche ricorrenti: l'operaio come Cristo crocifisso, le presenze diaboliche che affiorano qua e là) una religiosità violata, tradita da un ordine sociale cinico, che calpesta persino le leggi di natura, i principi evangelici.

.


Proletari


Distinzioni di classi

niente di nuovo la storia si ripete

noi pendolari voi vampiri

dell'industria che evadete il fisco

(imboscando capitali sindona insegna)

ed esponete le chiappe al solleone

sulla costa azzurra o smeralda

(lontani dal nostro morire -

in città-vortice sangue solare

innalziamo piramidi umane

per l'alba di mammona)

dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo

(burattinai per vocazione

di questa babele tecnocratica)

averci diseredati crocifissi

con bulloni a catene di montaggio.


.


Spirale


Metti la caffettiera sul gas

il tempo di fare l'amore

la casa un'isola nella nebbia

di ieri nella testa il grido dell'officina

non ti avanza tempo per buttare su carta

quattro versi che ti frullano nel cervello

la bimba vuol passare nel lettone sorridi

per il polistirolo ritrovatosi in bocca

con la torta ieri il suo compleanno

trepiderai ancora una volta al ritorno

davanti alla cassetta delle lettere

e la moglie a dire qui facciamo i salti

mortali per quadrare il bilancio

il borbottio del caffè ti alzi

esci e penetri il muro di nebbia

nella testa il grido stridulo d'officina

a cui impigliati restano brandelli

d'anima e carne

d'un'altra settimana di passione

stasera deporrai la croce.


.


Linea di montaggio


Lo hanno visto inginocchiarsi

davanti alla centoventesima vettura: come se

volesse specchiarvisi o adorare

il dio-macchina: 16 anni: infarto - parole

di circostanza chi deve informare la

famiglia - l'attimo

di sconcerto poi li risucchia il ritmo

vorticante: come se nulla

sia accaduto - la produzione

innanzitutto.


.


Morte bianca


(Al paese le donne avvolte

in scialli si segnano ai lampi)

hanno saputo di Stefano volato

dall'impalcatura come angelo senz'ali

- non venire a mettere radici -

scriveva al fratello

minore - qui anche tu nella

città di ciminiere e acciaio: qui dove

mangio pane e rabbia: dove si vive

in mano a volontà cieche,

:


.


Uomo tecnologico


Parabole di carne convertite in

plusvalore - l'anima canta nell'acciaio - pensieri

decapitati al dileguarsi di essenze:

vuota

occhiaia del giorno dilatato:


coscienza che si lacera all'infinito.


.


L'anima tesa sul grido


L'anima tesa sul grido

dopo otto ore alla catena

neanche la voglia di parlare

davanti alla tivù-caminetto

e morfeo ti apre le braccia

(impigliati nello stridio della macchina

brandelli di coscienza)

domani ancora una pena

l'anima tesa sul grido

del giorno

in spirali di alienazione.


.


Olocausto


Immolato al moloch del consumo

deponi la croce delle otto ore lasciando

brandelli di anima lungo la catena

biascichi parole di fumo prima del sonno e sogni

strappare alla vita il sorriso ammanettato

dal giorno tieni in vita la tua morte tra vortici

dell'essere e trucioli d'acciaio rovente ti farà

fuori una overdose di nevrosi-solitudine

cuore-senza-paese immolato al moloch

dei consumi il sangue vorticante nella babele di

pacifici massacri offerta quotidiana.

.

(poesie scritte negli anni 80-90).

.

-

Felice Serino - LA SCHIZOFRENIA DELLA FABBRICA

(a cura di Antonio Catalfamo).


Da: IL CALENDARIO DEL POPOLO – Poeti operai

[numero monografico n. 730, maggio 2008]


venerdì 28 ottobre 2022

L'anima che scrive



uscita dal margine del foglio

ove ha sostato per un tempo-non-tempo

ora sorvola il mondo piagato



dove sola

immacolata piuma in luce resta


giovedì 27 ottobre 2022

Quei versi persi



[nel percorso col bus verso Brescello]



poi di ritorno a sera

carta e penna o se vuoi tastiera

il bianco che ti fissa

e ti ci perdi

un muro

la mente un muro

provi con un verso

impreciso poi un altro

ma no non era così

che l'avevi pensata

eppure ce l'avevi tutta lì

come una cantilena tra veglia e

sonno negli occhi la confusa

striscia bianca sulla destra

ed eri in uno stato di

tortura-goduria

trattenendoli ancora quei versi

ma ora niente

un muro la mente

risucchiati da un buco nero





martedì 25 ottobre 2022

L'ultima parola


gli furono strappati tutti i figli

come pezzi di carne 

-si è provati secondo

il grado di sopportazione

pungolati dappresso dallo

strale del maligno-

Giobbe il giusto lo fu allo stremo

privato dei suoi beni

ridotto a solo guscio grumo di dolore

fino a che non implorò

basta hai vinto è tua

l'ultima parola

Dio del cielo e degli abissi


25.10.22

lunedì 24 ottobre 2022

Oltre l' esilio



il più bel giorno è quando

oltre l'esilio della carne

mi verranno incontro i miei morti

e i parenti giunti da lontano



a qualcuno scapperà una lacrima e

nell'estremo saluto c' è chi leggerà

con voce tremante alcuni versi



"ti sei staccato come foglia

adagiata su una spalliera di brezza"


domenica 23 ottobre 2022

La poesia



(da un po' che non brucio

della sua luce:

non mi prende febbre

di quell' agitarsi del sangue)



tento qualcosa del tipo: "la vita 

ti ha tarpato le ali Nina 

rosavestita - ora

è il vuoto delle braccia"



questo l'incipit 

ma ahi 

è latitante la musa che

non mi dà il "la"



plana un 

gabbiano da me non lontano

chissà non porti nel becco quel 

verso che mi manca


 

sabato 22 ottobre 2022

Intervista

 




Intervista a Felice Serino (flymoon)

24/02/2012


Felice Serino, alias flymoon, è nato a Pozzuoli nel 1941. Attualmente vive a Torino. Copiosa e interessante la sua produzione letteraria, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

E’ stato tradotto in sei lingue.

Intensa e prolifera la sua attività redazionale visibile anche on-line.

Scrive su vari blog, fra cui su My Space, sul trascorso Splinder e su Wordpress al presente indirizzo

http://sestosensopoesia.wordpress.com/

Alcune opere sono state pubblicate nel blog de La Mente e Il Cuore, prima che si trasferisse nella rosa degli autori del nostro Salotto di Poesia e Letteratura La Mente e il Cuore

.

PREMI PRINCIPALI DI POESIA:

2° Premio Arno d'argento 92, Firenze, Entel Mcl

I° Premio Un Poeta per l'Europa 96, Firenze, Entel Mcl

I° Premio assoluto al Premio per la Pace 01, Cultura e Società, Torino

2° Premio al Concorso Omero-magna graecia 03, Napoli

3° Premio Santo Gringeri 03 - I luoghi del cuore, Pellegrino-Me

2° Premio al Concorso Artenuova 2004, Propata-GE

2° Premio Santo Gringeri 04 - I luoghi del cuore, Pellegrino-Me

I° Premio al Concorso Naz.le Ibiskos 2006, Empoli

2° premio a pari merito al "Premio Renato Milleri (Remil) - Poeta dell'anno" 2007, per merito acquisito nel campo artistico-letterario

2° classificato ex aequo del gruppo dei finalisti al IV Premio "Per non dimenticare Enrico Del Freo" - Centro ENTeL M.C.L. Massa - Carrara 2009

3° Premio Il Golfo 2010, Napoli

I° classificato "Il Golfo", Napoli, febbraio 2011


Tra i vari critici hanno scritto di lui:

Isabella Michela Affinito, Giorgio Bárberi Squarotti, Enrico Besso,

Nunzia Binetti, Reno Bromuro, Antonio Catalfamo, Maurizio Cucchi, Ezio

Falcomer, MarieChristine Fournier, Silvia Denti, Fabio Greco, Stefano

Jacomucci, Maria Lampa, Antonino Magri, Marco Merlin, Carlo Molinaro,

Sandro Montalto, Vincenzo Muscarella, Antonio Pugiotto, GianCarla

Raffaeli, Filippo Solìto Margani, Luciano Somma, Michela Zanarella,

Teresio Zaninetti.

.

Dopo aver letto alcune sue opere, ho desiderato conoscere meglio la sua personalità.

Gli ho scritto, invitandolo a concedermi un po’ del suo prezioso tempo, ha accettato con mia grande soddisfazione e gioia.

Fra poco sarà qui tra noi e nell’attesa rileggo qualche sua poesia.


Proletari


distinzioni di classi

niente di nuovo la storia si ripete

noi pendolari voi vampiri

dell'industria che evadete il fisco

(imboscando capitali sindona insegna)

ed esponete le chiappe al solleone

sulla costa azzurra o smeralda

(lontani dal nostro morire -

in città-vortice sangue solare

innalziamo piramidi umane

per l'alba di mammona)

dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo

(burattinai per vocazione

di questa babele tecnocratica)

averci diseredati crocifissi

con bulloni a catene di montaggio


Da: IL CALENDARIO DEL POPOLO – Poeti operai

[numero monografico n. 730, maggio 2008]


Un’opera che, sebbene risalga al 2008, è sempre attuale per la forte denuncia e la profonda sofferenza espressa, oggi più che mai sentita dai lavoratori.

Nonostante sia rapita e assorta dalle mie riflessioni, odo suonare alla porta de La Mente e il Cuore, vado ad aprire.


- Ciao Felice, aspettavo la tua gradita visita, prego accomodati, conosci già la strada.


- Sono onorato della gentile accoglienza.


- Il camino è acceso, fuori si gela ma qui il calore ammanta il nostro salotto come le nostre anime, è davvero piacevole e confortevole quest’atmosfera, non trovi?


- Mi ci trovo veramente a mio agio. E’ un calore particolare, tra amici di penna.


- Sei una persona e uno scrittore molto conosciuto e stimato, immagino che la mia intervista non ti sorprenda…


- Sinceramente un po’ sì.


- Allora cominciamo, ti confesso che provo una certa emozione. Cosa ti ha indotto a scrivere la tua prima poesia?


- Volevo provarlo a me stesso; ma i primi tentativi sono iniziati un po’ tardi, verso i 28 anni.


- Quali sono stati i sentimenti e le emozioni che hai provato in quel momento e per chi?


- Ero mosso da una strana spinta interiore, mai provata prima. I sentimenti che sentivo di esprimere erano dettati da un momento triste della mia vita: la perdita di mio padre.


- Puoi citarla?


- Veramente non ricordo un solo verso di quella poesia (se vogliamo chiamarla poesia).


- Ho letto alcune tue opere ed ho notato che spesso il soggetto è l’amore, definisci questo sentimento e cosa rappresenta per te.

Vorrei definirlo con questi versi; amore come dono di sé, ma anche sacrificio e senso di giustizia.


come un bosco devastato

intristirono la tua infanzia

di pochi sogni

tra trame di tappeti e catene

ancora grida il tuo sangue nei piccoli

fratelli – il tuo sangue che lavò la terra

quel mattino che nascesti in cielo – dimmi –

chi fu a cogliere il tuo dolore adulto

per appenderlo ad una stella?


Questa splendida poesia, dal titolo Iqbal, dimostra una profonda attenzione verso i temi sociali, è un interessamento che ti rende onore.

Cosa potremmo fare, secondo te, perché il mondo sia migliore e non dimentichi nessuno?


- Potremmo, e non solo a parole, immedesimarci negli altri, gli abbandonati, i derelitti, i senza tetto, i senza lavoro…preoccuparci di più di essi con opere benefiche e di volontariato, anche se le soluzioni ai problemi mondiali dovrebbero partire dall’alto…


- Può la poesia rappresentare un messaggio per il nostro prossimo?


ti so dolce presenza

-tu che visitavi i giardini

del cielo-

ti so dentro di me come

un amico o un figlio

( dal brano A Carlo Acutis)


Una magnifica dedica che ci fa comprendere il tuo credo, quindi hai fede in Dio?


- Il messaggio, in qualsiasi modo lo trasmetti, e specialmente nell’arte della scrittura, si può riassumere nella parola amore, come condivisione con l’altro, come fede nella vita e nella creazione, nell’essere spirituale, in Dio.


- Hai mai incontrato un angelo su questa terra? In chi l’hai visto?


- Un angelo non l’ ho mai incontrato, ma l’ ho visto nello sguardo di un mendicante all’angolo della strada, con ali invisibili e con un cane a fargli compagnia.


- A quale personaggio femminile della storia o della letteratura scriveresti d’amore?


- A Simone Weil, che ammiro moltissimo e la cui figura mi ha ispirato più di una poesia.



- La vita è poesia, sei d’accordo?


- Certamente, meravigliosa e drammatica insieme.


- Ed è anche un insieme di momenti di luce ed ombra, qual è il tuo attimo impresso nella mente e nel cuore in modo particolare?


- Non saprei. Ma un attimo particolare impresso nel cuore resta senz’altro il momento (tardivo) in cui ho conosciuto mia moglie, e la mia vita ha avuto una svolta.


- Hai scritto una poesia a riguardo? Vuoi condividerla?


- Certo. Eccola:


MOMENTO

ad Angela

[ispirata in dormiveglia il 28.10.2007,

a 48 ore dal mio 66° genetliaco]


torpore:

velo di tenebra sugli occhi

mano che ti muore nella mano

ed è bellezza anche questa:

minimo ritaglio dell’eterno


- Attribuisci un aggettivo o una sensazione ai quattro elementi, fuoco, terra, aria, acqua.


- Mi sono interessato un po’ di astrologia, anni fa. Gli elementi, in sintesi, sono la vita, l’universo: il fuoco è ardore, la terra concretezza, l’aria dispersione, l’acqua introspezione e sensibilità.


- Quale di questi elementi paragoneresti a te stesso, al tuo poetare e perché?


- Senza dubbio all’elemento acqua (appartengo al segno dello scorpione, acqua come elemento): sensibilità e profonda introspezione sono peculiarità del mio poetare.


- Se dovessi rivolgerti ai tuoi lettori, a cuore aperto, cosa gli diresti?


- Mi sento gratificato della vostra attenzione e dei vostri elogi, che non sento di meritare.


- E ai giovani?


- La cultura è un elemento basilare nella vita; non si finisce mai di imparare, di conoscere. Leggere sempre, non disperdersi in cose futili che lasciano il tempo che trovano.


- Quanto ti ha dato la poesia?


- Tanto. Da oltre quarant’anni mi dedico alla poesia, dalle prime stroncature di giudizi ad alcune affermazioni in concorsi, che mi hanno dato lo sprone dopo periodi di delusioni. Devo dire che sono stato ripagato abbondantemente. La poesia mi ha sollevato anche da alcuni periodi di depressione, quindi sono io che devo molto a lei.


- A quale scrittore ti senti più vicino e perché?


- Mi sento vicino, con le debite distanze, al grande Jorge Luis Borges. Un poeta surreale e visionario, i cui temi riconducono all’Enigma, all’Infinito, al chi-siamo-dove-andiamo (“… presto saprò chi sono” è un suo verso che mi affascina).


- La MC ti gratifica?


- Si, mi gratifica molto perché ho incontrato persone speciali con cui confrontarmi.


- Cosa vorresti esprimere alla nostra redazione?


- Un semplice ma grande grazie insieme a molta riconoscenza a tutto lo staff!


- Felice, secondo te cosa è preferibile, amare e soffrire o non amare per non penare?


- Certamente amare anche soffrendo, altrimenti la vita non avrebbe finalità né senso.


- C’è davvero una netta differenza fra sogno e realtà?


- No, secondo il mio sentire, non esiste una netta differenza, dal momento che ritengo la realtà nient’altro che un’apparenza (“la scena del mondo”, come dicono i Vangeli), una rappresentazione, come il sogno, appunto.


- Immagina di dover partire improvvisamente, cosa porteresti con te?


- La Bibbia.


- Ed ora donaci un pensiero…


- Ecco un pensiero di “lettura/scrittura” di un po’ di tempo fa:

Capita, a volte, leggendo un brano di trovarti specchiato nella profondità di quel pensiero espresso dall'autore e di riconoscervi quanto si era agitato nella tua anima attendendo di adagiarsi sul bianco della pagina: proprio perché quel pensiero, collimando col tuo, ha reso più chiara e più forte la profondità di quella intuizione che hai colto dal tuo inconscio, esplorando gli anfratti della tua memoria sensoriale, ed affermandola nel portarla alla luce.

E' però significativo (ed è più che naturale) che ciò avviene dopo, in una verifica a posteriori, e non prima quando potresti lasciartene influenzare, col risultato di una cosa artefatta, mancante di originalità.

E' una sorta di transfert - comunicazione misteriosa e inconscia della creatività.


- Traspare chiaramente dalle tue risposte, una grande personalità, pregna d’amore, d’attenzione verso il prossimo e alle problematiche sociali, arricchita da una profonda sensibilità verso la vita, i sentimenti e i valori che associ a ogni sua singola espressione.

Riconosci l’essenza del sentimento puro negli occhi di un mendicante, di chi soffre ai confini della società, per questa ragione ami la natura nella sua variegata complessità, sapendone cogliere l’attimo e il senso.

Sei un uomo saggio, raccogli nella tua anima, come gemme preziose, le esperienze altrui e ne fai frutto intrecciandole umilmente alla tue.

Hai la capacità di alleviare il dolore attraverso la poesia, sempre guidato dalla fede che ti fa corazza.

Posso affermare, con certezza, che sei un uomo e un poeta d’Amore, ed è sicuramente per questo che sei riuscito a esprimere ciò che di più bello palpita nel tuo cuore, perfettamente compreso e ammirato da coloro che hanno inteso premiare più volte, e in diverse occasioni, le tue opere, tutte d’elevato spessore emozionale, artistico e lessicale.


Come un irradiarsi di cieli


chiedere a Dio quella protezione

che il mondo non può dare

rifugiarti a quel nido dove

Egli attende come una madre

il suo piccolo perduto

nuda allo scoperto

sei creatura nata per la terra

-ma del cielo dove

sempiterna dimora

Compassione


Ringrazio di cuore Felice Serino per avermi concesso l’onore di approfondire la conoscenza del suo sconfinato spirito di uomo e poeta, astro d’un cosmo tutto da scoprire e contemplare.


Gelsomina Shayra Smaldone


....




Eccellente intervista ed eccellente Shayra! Voglio esprimere la mia riconoscenza a MC per aver permesso di farmi conoscere un po' più a fondo.

Un grande abbraccio! 

Felice

...

Intervista splendida questa tua Shayra, che mi permette di scoprire un autore a me conosciuto solo attraverso i suoi profondi quanto interessanti e bellissimi versi e che invece ora posso "vedere" anche come persona dalle mille sfumature e prospettive di poeta. Un grazie ad entrambi e complimenti!

NellAnimaMia

,

...

Molto bella questa intervista, che sembra fatta davanti ad un camino dove scoppietta allegramente la legna che arde. Più che un'intervista una vera chiacchierata confidenziale dove Felice si apre con tanta semplicità e ci da modo di conoscere la sua persona in maniera più approfondita, visto che fino ad ora era celata dietro al suo nick ed alle sue splendide poesie. L'ho letta con moltissimo piacere e grande interesse.

Complimenti ad entrambi

Patrizia

...

Cara Shayra, è una bellissima intervista quella che ti ha concesso Felice. E mi fa piacere conoscere meglio la persona che si cela dietro il suo nick flymoon, perché finora il tutto era limitato ai suoi, seppur splendidi, versi.

Complimenti ad entrambi.

Dany

.

LA MENTE E IL CUORE (BLOG)



venerdì 21 ottobre 2022

Mare aperto

 




mare-anima

sognata dai primordi

in infinito creare



fa vela il cuore

per l'azzurro pelago

giovedì 20 ottobre 2022

La giovinezza

 



e sì che nell'alta

vegetazione 

si nasconde un cuore di paglia

-solo a vederla

svoltare l'angolo

sono le fatidiche farfalle

e l'onda del sangue che rimonta



ah i lunghi meriggi a passare

tra sciabolate di sole



nella verde età fuggitiva

mercoledì 19 ottobre 2022

La sacralità della vita



il male si sa è la grande

ferita -ma c' è 

tanta fede discreta:


il cui fervore equilibra

i piatti della bilancia



si dirama il sangue della passione

in direzioni inaspettate 

mentre



la sacralità della vita ha ali

d' aquila 

a librarsi imperiosa sulla 

banalità del male


lunedì 17 ottobre 2022

Nella prima luce



ci accorgeremo che non siamo

esistiti che nel pensiero



è la mente che crea - essa si

materializza in ciò che vuole



nel grembo del cielo fu l' immagine

del primo uomo che

Dio sognò nella prima luce

domenica 16 ottobre 2022

L'avversario



al principio

fu l'inganno - da allora i cieli 

capovolti e la morte


chi ci rubò dal cuore

la bellezza originaria?


nella cattedrale del sangue

l'avversario gioca a scacchi

dall'inizio del mondo


16.10.22

sabato 15 ottobre 2022

Recensione a “Frammenti di luce indivisa” di Felice Serino (centro studi Tindari Patti, nov. 2015)

 Qualcosa illumina l’aria ed è un sentimento, la forma di un respiro accogliente che rigenera come un vento che è dentro la parola e si espande, perdendosi, in infiniti suoni a salire. S’io potessi cogliere la misura, la cifra di questo sentire che accarezza e pungola, farei senz’altro ammenda che la vita è mistero imperscrutabile, arte a proteggerci dai sogni tremolanti la notte, nel tempo di amore, appena plasmata la stanza nel corpo ritagliato da una luce di candela. Mi piace immaginarla così, tenuta da una piccola fiamma tra la mente e il cuore, la voce che in Felice Serino approda a questa comunione di sguardi fratelli, venuti a raccogliersi piano nel segno della luce calda e divina, nella sagoma d’un solo altissimo respiro:


prima del tempo


non c’era che amore


quello-che-muove


il-mondo


danza nel cielo


della Luce -pensiero


della notte


a scalzare le tenebre


“Frammenti di luce indivisa”: ha questo titolo davvero bello la silloge che il poeta mette in stampa affinché ci colga da subito pienezza e fragilità d’un canto da cui discendere, o salire appunto, nel medesimo barbaglio, in un solo grande abbraccio di luce a raccoglierci, a definirci:


filtra raggio verde


dalla porta


della conoscenza


vi accede l’anima


-assetata in estasi


Sanguinando amore


 


scintilla interminabile di occhi inconclusi eppure trattenuti nella stessa ferita, nella stessa livida vitalità. Poesia d’apici e di gemme, si direbbe, ricamata sul lembo dell’aurora appena senti che qualcosa diviene come un dolore che innalza, germinando, tutta la vocazione a esserci in perfetto amore: perché amore è già nell’occhio che sente, invoca, reclama l’urto d’ogni domanda; la misteriosa faccenda del cuore solo e multiplo, del Dio dei confini tra la vita e la morte:


la vita ha in tasca la morte


-siamo noi


divino seme:


non è che un perpetuo


tramare


“cospirazioni” del nascere


miracolo d’amore


e poi ancora:


lanciarmi anima-e-corpo


contro fastelli di luce


specchiarmi


nella sua “follia”


e tu a dirmi: Lui


l’irrivelato


nasconde il suo azzurro – è


lamento amoroso


Ecco, questa dimensione spirituale, trafitta d’implacabili singulti onirici, che accompagna tutta l’opera e la tiene in bilico sull’argine tremolante di continui interrogativi; questo cercare ininterrottamente un segno, che svirgoli e sveli di qua e di là dal sogno l’intangibile immanenza del vero, immarcescibile segreto d’esser sangue nella lingua di Dio, unica strettoia possibile, nel tentativo di comprendersi d’infiniti frammenti; questo sorprendersi fieri d’ogni possibile destino, incolpevoli eppure miseri, mendici e mentitori per ricomporsi umani quanto basta:


dammi Signore


un collante di passione


-atto di fede


che snudi il giorno per


fissare nel blucielo


brandelli d’amore


pezzetti


di me


Tutto questo è rintracciabile e altro ancora, in un’opera piena di vertigini giacché densa e altissima, profondissima, surreale, dove l’irreprimibile albero  si rinnova, nominandoci:


cogliere una piccola morte


nello strappo di radice


dove altra ne nasce


dal suo grido


cogliere l’inesprimibile


di questo morire


che s’ingemma d’eterno


E’ questo rinnovarsi in uno strappo, tutto il dolore che il poeta asseconda, portandosi altrove, lievemente, arrovellandosi, dal buio staccando la parola, goccia a goccia, sterminata preghiera del cielo e del mare in un corpo che non vorrebbe peso:


non puoi spiegarlo


alla bimba dagli occhi di luna


se non l’ha mai visto prima


se non è rimasta rapita


dal ricrearsi sull’acqua


di riflessi dorati


-ed è poesia…


lei può solo sognarlo – il mare –


come una carezza di vento


salato e spazi


aperti e voli…


vederlo nel proprio cielo


alla stregua in cui s’immagina


un altrove chiamato paradiso


e ancora..


si vive


per approssimazione


si sta come


d’autunno…


di ungarettiana memoria o


dall’origine


scollàti dal cielo


a vestire la morte


… fino


al fiume di luce che


ci prenderà e saremo


un’altra cosa…


congetture


… ma lasciatemi sognare


un sogno che non pesa


Ecco: vorrei poter concepire una lettura che ne rievochi il battito; la sublimata cadenza dei versi a punteggiare un cielo nel cuore; vorrei restituire il movimento, nudo, degli occhi, a spalancare ogni possibile umore del sangue; vorrei poter dire con Serino che anch’io “da fenditure di un sogno/ spio il mondo; e forse anch’io vorrei “preesistere” all’amore, “gabbiano nel fondo degli occhi”,  “veleggiato impastato di luce”, sparire come “chi in sogno segua una successione di stanze” e uccelli vede uscire dalla testa e “nel becco i versi d’una vita”. Ma poco rende il mio occhio, lo so; poco la mia parola che invoca le viscere e anche il mio sangue coltiva il fiore che non so dire. Così attendo alla capacità dei singoli d’innamorarsi d’un fiore di poesia; al sentimento di chi gli accosti l’orecchio, perdendosi quanto basti ad ascoltarne il battito perché ne ricavi unguento e bussola, donde un filo di luce tremebonda gli dia la formula che il poeta aveva tra i versi nascosta, mentre  saliva sanguinando in bellezza la poesia.


Giovanni Perri



https://poesiaurbana.altervista.org/recensione-frammenti-luce-indivisa-felice-serino-centro-studi-tindari-patti-nov-2015/



Cielo strappato

 




c' è sempre una donna dietro

una fiaschetta di whisky tenuta

nascosta - semmai per illudersi

di lenire

la lacerazione di quella mancanza



un cedere

all'ebbrezza e alla lunga trovarsi

più che uno straccio



sulla specchiera

profumi ninnoli a far bella

mostra di sé



mentre un cielo strappato

raccoglie il muto grido

venerdì 14 ottobre 2022

Frammento di luce



(ispirandomi all' "Aleph" di Borges)



siamo un frammento di luce

particella dell'Altissimo



tale splendere

ha attraversato i mari dell'anima

toccato terre

inesplorate care all'odisseo



indiviso frammento

custodito nel profondo di noi



l'aleph che unifica i mondi


Inquieti fuochi su Arteinsieme di Renzo Montagnoli

 https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=24015

giovedì 13 ottobre 2022

Considerazioni



Botticelli - Vergine Maria e Gesù Bambino


che Egli sia nato in primavera

non al freddo e al gelo

-come alcuni studiosi ipotizzano-

nessuno può dirlo



(convenzioni degli umani: il periodo

i festeggiamenti per prima

la pancia e il sacro viene poi

banalizzato)



e che Egli 

sia nato di pelle scura

è probabile



-ma perché fare distinzioni

di colore





martedì 11 ottobre 2022

Essere


(ti vien detto di là nell'oltre ma è

molto più vicino intimo)


farti nell'aria stretta

virgola di cielo


essere che scalzi la morte


diminuirti -

per espanderti


11.10.22

lunedì 10 ottobre 2022

Quel che si dice tsunami







ingegnarsi per bypassare quel che si dice

tsunami interiore pari al lutto

di una persona cara



elaborarlo mettendo in campo

l'autocontrollo (yoga) e

spruzzate di benevolenza - sviando

il testacoda dei sensi



lasciarsele scivolare addosso

le cose



destarsi allora con altri

occhi

domenica 9 ottobre 2022

La lunga attesa



-alla fine

è dura questa coda da scorticare-

gli scriveva trepidante d' attesa



come se lui dovesse

tornare dal fronte

(era solo

in trasferta per tre settimane)



-sai:

la bambina la sento

come sorridermi in grembo -

sogno i suoi dolci occhi azzurrocielo-


sabato 8 ottobre 2022

Recensione di Donatella Pezzino a “Le voci remote” di Felice Serino

 




In ogni mondo esiste una porta di comunicazione con tutto il resto. Conoscerne l’esatta ubicazione, aprirla e attraversarla non presuppone capacità medianiche, ma solo un umile atto di fede: una fede qualsiasi, in Dio, nell’amore, nelle energie della natura, in sé stessi. Credere, semplicemente. Ecco, leggere Felice Serino è un po’ come riappropriarsi della consapevolezza che quello stargate esiste, e che possiamo attraversarlo in qualsiasi momento, spinti dalla forza degli eventi, da un desiderio di trascendenza o dalla riflessione sull’oltre che ci attende alla fine dei nostri giorni. In “Le voci remote”, l’anima del poeta ha raggiunto la sua dimensione ideale, meta di un lungo viaggio che lo ha visto percorrere a piedi nudi i vasti deserti umani alla ricerca del sé più puro, nel quale la grandezza dell’uomo sta nella sua valenza infinitesimale e il buio è solo assenza di Dio.


tu sei l’ombra


del Sé: l’alterego o se vuoi


l’angelo che


ti vive a lato nei


paradossi della vita


La lanterna di questo instancabile Diogene non si affida al lume ma al suono: un suono interiore, fatto di silenzi costantemente modulati allo scopo di rievocare i dolori, le gioie e perfino le insipidezze della vita trascorsa. E fra i suoni che questo silenzio è in grado di intercettare ci sono, appunto, le “voci remote”: appena udibili alcune, più chiare e distinte altre. Un titolo niente affatto casuale, come casuale non è, in apertura, la scelta dei versi del poeta greco Ghiorgos Seferis sulle “voci remote/ delle anime in sogno” che riassumono in un certo senso la cifra dell’intera opera. Ma cosa sono queste voci remote, e a chi appartengono?


nell’oltre


non ci son porte e chiavi


è tutto -in trasparenza-


un fondersi di sguardi


Sguardi; anime; vite. Si, perché la dimensione “altra” non è un luogo solitario; al contrario, è un humus fertile d’amore a nutrire mani, volti e profumi che dalla realtà visibile, come tutti noi, sono passati; e che ora, abbandonati i pesanti costumi teatrali della quotidianità terrena, ci guardano e ci giudicano.


eccoti un ectoplasma ovvero


un antenato


a sentenziare da un aldilà


-non sapete neppure vestirvi


-bella forza: voi con i vostri


doppiopetti


vi credevate dio in terra o guappi


noi


casual-cibernetici


della libertà siamo bandiera


grida il rosso


del nostro sangue nelle piazze


per le ginocchia aria di primavera


Ma più spesso, in queste entità ultraterrene è l’amore a vincere: una pietas che non è -come si potrebbe pensare- l’atteggiamento compassionevole di chi, già in salvo sulla riva, cerca di portare conforto ai naufraghi ancora in mare; piuttosto, il contrario. A dispetto di tutti i luoghi comuni sul paranormale, Serino ci propone l’idea di un interscambio dove le barriere tra morte e vita si annullano e dove il bisogno di contatto non è univoco:


m’invitano i miei morti


a una uscita fuori porta


amano


farmi partecipe del loro mondo


m’avvedo


dagli occhi lucenti e i sorrisi complici


ch’è molto molto gradita


indispensabile quasi la mia presenza


ché senza orfani sarebbero


e tristi forse


pur essendo estraneo al loro mondo


di luce


Ma voci remote sono anche il frutto della nostra mente: i pensieri, le riflessioni, i sogni e tutte quelle immagini che non sappiamo spiegare e che tante volte ci sconcertano per la loro potenza, ovvero


visioni aleggianti nelle


stanze del tuo sangue


che spesso restano sepolte per anni prima di riaffiorare dal nostro sottosuolo e che conoscono tutte le nostre debolezze, perché in esse abbiamo creato l’unico specchio in grado di afferrarci quando rischiamo di perderci:


vedi: se


qualcuno è a spiarti


non sei che tu


da un altrove


E poi, ci sono i sogni. In questo labirinto di immagini che si stendono come un ponte tra il visibile e l’ultraterreno, la dimensione onirica si configura come la materia che ci plasma e dalla quale, al tempo stesso, veniamo plasmati. In questo contesto, la poesia è l’unico linguaggio che rende accessibile il mistero, consentendo all’anima di ritrovare la strada:


in questo minuscolo essere


smarritosi


nella sua realtà-sogno


vedi te stesso se lasci che la vita


ti conduca lungo


i labirinti viola della mente


Il sogno è la culla, il rifugio. E’ la linea di confine che rende possibile il momentaneo distacco dell’anima dal corpo; è, in ultima analisi, quel punto di contatto tra il nostro sé terreno e “l’altro” che prefigura il passaggio da questa vita a quella che ci attende.


il sogno è proiezione? o


sei tu in veste onirica


uscito dal corpo?


sognare è un po’


essere già morti


Eccola la porta, lo stargate: il valico che, in qualsiasi momento, ci mette in comunicazione con “l’altrove” consentendo alla nostra anima di espandersi e vivere, anche solo per pochi istanti, la vita che le è congeniale.


di notte sto bene con me e l’altro


sono io l’altro che -c’hai mai


pensato?- non proietta ombra


ombra di me è il sogno


come un bambino


avvolto dal regno delle ombre


affido tutto me stesso alla notte


E su tutto, come un velo impalpabile ma sempre presente, domina il pensiero della morte, intesa non come la fine di un ciclo, ma piuttosto come l’ennesima tappa di un viaggio: un nuovo giorno che si schiude e dove il peso delle cose di questo mondo è un fardello che si abbandona volentieri. Perché la vita che abbiamo sempre voluto non è che leggerezza, e la leggerezza viene dalla libertà, e la libertà è possibile solo sciogliendo le corde che ci legano alla materia:


confidare


nelle cose che passano


è appendere la vita


al chiodo che non regge


è diminuirsi la vera ricchezza


-arrivare all’essenza


lo scheletro la trasparenza


L’essenza, lo scheletro, la trasparenza: tutto qui tende allo spoglio, al nocciolo, allo sfrondo. Perché solo togliendo le sovrastrutture con cui spesso la vita ci inganna è possibile strappare il velo che ci copre gli occhi e arrivare alla verità. Un’esigenza, questa, che emerge sempre più forte nella matura poesia di Serino e che si riflette anche nell’impianto strutturale: nei componimenti brevi, nella crudità delle riflessioni, nei versi nudi fino alla scarnificazione. “Invettive”, dedicata a Padre Pio, ne è un esempio eloquente:


una parola un fendente


minimizzi


l’orgoglio un ordigno


inesploso


carità


ti accompagnerà nella polvere


Parola che scarnifica, dunque; che si fa, come la morte, strumento di scavo, liberazione, palingenesi, dando un nuovo significato agli anni che avanzano. Vincendo, soprattutto, l’atavica paura del nulla, con un fatalismo capace, talvolta, di sconfinare nello humour nero:


ho a volte il pallino


-farneticare dell’età-


che d’improvviso qualcuno mi spari


da un’auto che rallenta e poi via


-come in una scena da gangsters


-è fantasioso ma


freddamente reale


Sorridendo: si, perché uno degli aspetti più tipici della poesia seriniana è il sorriso, declinato in tutte le sue sfumature. Dolce nel rimpianto, feroce nel dolore, sereno nel pensiero di Dio; sornione a volte, mai cinico. Il sorriso del giusto, pronto a consegnarsi nelle mani di Dio con tutta la sua miseria, le sue cicatrici, la propria inesorabile condizione di uomo.


ricorda: sei parte


dell’Indicibile – sua


infinita Essenza


pure


nato per la terra


da uno sputo nella polvere


La religiosità di Felice Serino: cristiana, ma non solo. C’è, nella sua fede, qualcosa di universale, di applicabile a qualsiasi credo: un sentimento che è soprattutto apertura, anelito. Più che limitarsi ad essere credente, l’uomo di Serino guarda oltre, desidera oltre: e nel farlo, il suo sguardo incontra Dio.


una farfalla è una farfalla ma


tutto un mondo nella sua essenza


la natura


riflesso del cielo è preghiera


ogni respiro ogni sangue


vòlto verso l’alto è lode


l’anima nel suo profondo


in segreto s’inginocchia e piange


*


Donatella Pezzino


https://poesiaurbana.altervista.org/recensione-donatella-pezzino-le-voci-remote-felice-serino/





venerdì 7 ottobre 2022

Le voci remote





Foto di Giordano Genghini


il letto del fiume

è un sudario

che raccoglie le voci remote

delle anime in sogno fermatesi lì

sotto una luna menomante

giovedì 6 ottobre 2022

Belle penne


"non sono poeta" -da altri già

affermato- sì che belle penne hai visto

superarti con tua ammirazione vera 


graffiavi fogli 

riempiendoli di zampe di gallina


tanto meno eri poeta quando 

t'isolavi e all'ombra d'una quercia 

t'ispiravi seguendo alti voli 


ah quelle velleità custodite

nello scrigno del cuore


4.10.22


martedì 4 ottobre 2022

Buco nero


aspettando di te un'eco

-ma forse sei entrata in un buco nero

dalle vicende del mondo assai lontana o

posso immaginarti già di là

a corteggiare le stelle



l'ultima poesia

che forse non leggerai

è infarcita di alcuni paroloni

filosofeggianti



benché sappiamo sia vitale 

nel rivederla 

fare opportuni tagli



come fa con noi questa vita

nel modellarci


lunedì 3 ottobre 2022

Viaggi psichici


sospeso 

alle attese

in dolci smarrimenti


hai dimestichezza con la morte


con la stessa naturalezza

del tuo saperti eterno

domenica 2 ottobre 2022

Come nella prima luce

 




figure - paesaggi  -la voce 

nomina le cose

come nella prima luce



vi assegna un'anima

-gli oggetti 

si fondono ai corpi - familiarizzano

coi gesti



giovane è la vita nel prodigio

dei fiori

sabato 1 ottobre 2022

Nota di lettura a Felice Serino*, “Asimmetrici voli” di Giovanni Perri


 


Non c’è volta che leggendo Serino, io non resta catturato da una luce. Luce immagine essa stessa. E non c’è volta ch’io non abbia tra le mani la maglia e ne senta l’esatta materia, la sua nuda trasparenza, lo smalto, l’eleganza.


Questo il primo elemento: il verso illuminante, da cui affiorano gli altri.


Ma questa illuminazione, si badi, non è fatta per indicare qualcosa. Essa non descrive, né è tentata da alcuna cartografia per poeti raminghi; la mèta è la sua stessa radice, il suo primo significato, una sorta di matrice, non so come dire, epidermica, olfattiva. Un distico esemplificativo ci ricorda ch’essa è come l’odore della salsedine / del legno bagnato di cui non può che arrivarci, forse, un’eco sublime come quello della pelle dell’amore. Ci fa quasi tornare all’embrione della materia, al suo antichissimo battito dal quale ogni nostra azione, essendo principio, pretende la fine.


Ed è questo il secondo elemento, mi pare, importante per riconoscere la consistenza di questa poesia: il limen. Luce dunque come elemento di confine, di soglia, ma anche come dimora.


In questo appartenersi avviene il miracolo della parola, la soglia si spalanca e l’immagine urla: […] noi siamo l’alfabeto del corpo / che grida / il suo esserci / noi essenza degli elementi / appendici della terra […] e della terra quindi il lascito grave e generoso, il frutto panico che si fa […] strada nel sangue della parola […].


Procede così, lungo un itinerario aereo, ma anche corporeo, il vocabolo alla ricerca del suo fuoco primigenio, ed è sostanza sanguigna che alberga nella lingua, idioma del riconoscimento febbrile. Serino traduce questa febbre nel Volo asimmetrico, che è il terzo elemento e abbraccia in un certo senso gli altri, avvolgendoli in un magico defluire, in un tripudio di trasfigurazioni che è cifra esatta del suo sentire (o del suo andare per fotogrammi), pellicola del suo occhio interiore che cattura, imprigiona, e dopo libera.


Come un diagramma d’Amore  la poesia è  fragile foglia / appoggiata a una spalliera di brezza. E il poeta anela a un avvicinamento che è infine identificazione, sostegno, fuga, segreto frammento di sé nel mondo, rammento di un’origine che si ripete ancora e ancora, definitiva, eppure incompiuta.


Giovanni Perri


.

Felice Serino: Asimmetrici voli. Prefazione Donatella Pezzino. E-book (2017)


Finito di realizzare nel Dicembre 2018 da www. poesieinversi.it


*Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino.


Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Lo sguardo velato” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici.


È stato tradotto in otto lingue.


Intensa anche la sua attività redazionale.


Gestisce vari blog e siti.


https://poesiaurbana.altervista.org/nota-di-lettura-a-felice-serino-asimmetrici-voli-di-giovanni-perri/