domenica 30 aprile 2023

Cover e-book 2

 


Scopiazzare

 




meschino espediente -parole 

d'altri potrebbero

rivoltartisi contro come jene


cosa risulterebbe infine? una

poesia non-poesia -

né carne né pesce


nemmeno cercarla

devi 

tra parole vaganti nel sangue

sarà lei 

disponibile

quando meno te lo aspetti


(2021)

sabato 29 aprile 2023

cover e-book

 


Odissea di un intellettuale

 



di Felice Serino



"Rivoluzionario" non violento in perenne conflitto col potere e le istituzioni, potremmo definirlo uno spirito ginsberghiano, nonché di majakovskiana memoria. Teresio Zaninetti, che con Pier Paolo Pasolini ebbe una corrispondenza epistolare (vedi: Pasolini, Lettere 1955-1975, Einaudi 1988), è autore di un gesto clamoroso e provocatorio - come d'altronde nel suo stile anticonvenzionale. Ha chiesto al sindaco di Gozzano (Novara), 300 miliardi di risarcimento danni, morali e materiali, per l'assassinio del grande poeta, ritenendo lo Stato italiano e (quale suo rappresentante) il sindaco, responsabile della morte di Pier Paolo (!?). Dalla scomparsa di Pasolini, Zaninetti lamenta - come tanti - la disperazione di non poter più dialogare con una persona disinteressata come Pier Paolo.


Teresio è un convinto marxista e un anticonsumista; non possiede un'auto né un televisore. Ha diretto tra gli anni 1982-'90 la rivista Logos, il cui percorso gli è stato reso irto e tormentato. Ha scritto, ultimo in ordine di tempo, il romanzo-testimonianza Le lacrime di Sisifo, Rosso & Nero Edizioni '95; è critico teatrale e cinematografico e autore e regista di film. Scrive e dipinge anche con vari nomi d'arte, è poeta pluripremiato (ma più che poeta egli si reputa un giornalista serio e un intellettuale militante).


Nato a Gozzano nel 1947, Zaninetti è stato uno degli organizzatori dei "percorsi" multimediali Aspettando Pasolini, con performances in varie città. Lasciamo che a presentarlo siano alcuni dei suoi versi: "Mi aprirò in due / come guscio di ramarro alla frontiera / nel rigonfio del vento, parentesi graffiata / nel prepuzio dei miei sogni rapaci / che già morte pregustano indolore / Mi aprirò in due e sarò in un libro nudo / (...)". E da La finestra si apre: "La finestra si apre su uno specchio nato / sotto le menzogne di un calvario e dunque / di tanto più umano è l'orizzonte / e siamo qui per questo, / perché si veda, / perché si dica / perché sia orizzonte per altri orizzonti / e nessuno rimanga nella culla troppo a lungo / senza incontrare spazi concimati / dal lungo morire quotidiano / dei piccoli uomini che furono midollo e seme". Versi, questi ultimi, che - insieme a quelli di tanti altri poeti - dovevano apparire incisi nella pietra lungo la strada che da Badolato marina porta a Badolato superiore, splendido paese medioevale lungo la costa jonica (ma gli amministratori che avevano garantito il finanziamento della Regione per permettere il lavoro, hanno finora risposto col silenzio).


Luigi Bianco, che dirige il foglio I Medicanti, nel primo numero del '96 definisce Zaninetti "un grande poeta e un grande pensatore ingombrante, che tutte le istituzioni stanno lasciando morire di fame e di disperazione". Zaninetti conta fino ad ora ben cinque tentativi di suicidio; ultimo il 10 gennaio '97. Ogni volta si è fatto i suoi venti giorni d'ospedale ed è tornato nella sua casa-carcere a Gozzano. Ha inoltre subito due infarti. "Ho visto lo strazio", scrive Bianco, "di un uomo costretto a prendere una ventina di pastiglie al giorno per sopravvivere n qualche modo. Oggi non può fare nulla. Nemmeno vedere le sue bambine: alle quali è nocivo per le sue nevrosi e per le implacabili leggi dello Stato". Teresio è separato dal '79 - anno del suo primo tentativo anticonservativo. Riceve la ridicola somma di 300 mila lire al mese quale sussidio per il suo "stato psichico".


Ha scritto Marcel Camus: "Non avviene molto spesso che un uomo si senta il cuore puro. Ma almeno in quel momento, suo dovere è di chiamare verità ciò che l'ha singolarmente purificato, anche se questa verità può ad altri sembrare bestemmia...".


Evidente il candore d'animo del Nostro, nonché il suo amore sviscerato per la verità, appunto. Sentite con quale spirito e veemenza di sentimenti si esprime in una pagina di Logos: "Ci vogliono armi, fucilate di verità. Questo è soprattutto amore. L'amore che spinge anche quella 'barca' infranta di Majakovskij che, nonostante tutto, continua a navigare attraverso oceani e bufere portando, indistruttibile, la propria luce che perfora i secoli. Un amore che, sì, è anche violenza (...). Scrive di lui Roberto Roversi: "(...) con la scrittura Zaninetti gioca duro. Ma aggiungerei, che con intera la sua vita, di cui la scrittura è il mezzo estremo di comunicare con gli altri, Zaninetti è inesorabile, costante; irretito in una implacabilità tanto generosa quanto, direi, disarmata". La sua poesia, è scritto da qualche parte, è materia incandescente; strappa un velo della mistificata realtà.


La Rusconi Editore, presso la cui Redazione Teresio ha prestato la sua opera dal 1973 all'85, lo invitò a sottoporsi - in seguito al tentato suicidio del novembre '79 - a una "visita di idoneità" presso la Clinica del Lavoro G. Devoto di Milano; l'esame psicodiagnostico diede il seguente risultato: "Nevrosi d'ansia da cattivo inserimento in ambiente lavorativo". La risposta della Rusconi fu quella di costringerlo a triplicare, quadruplicare le dosi di tensiolitici, antidepressivi e ipnoinduttori del sonno...Il secondo tentativo di suicidio (1984) avvenne in concomitanza con una situazione di contrasto, avente per oggetto il periodico Logos, fra lui e l'azienda. La Rusconi gli revocava l'autorizzazione a "collaborare" (?) a Logos, attendendo una risposta di adempimento dei suoi impegni contrattuali; al che Zaninetti li richiamava all'art. 8 del contratto di lavoro giornalistico, là dove si afferma che il giornalista potrà manifestare le proprie opinioni attraverso pubblicazioni di carattere culturale, religioso, politico o sindacale, e facendo presente che nel "suo" periodico non erano ravvisabili lesioni degli "interessi morali e materiali" dell'azienda. Oggetto del dissenso era appunto un articolo apparso su Logos a loro parere "lesivo".A seguito di una ulteriore missiva di Zaninetti - non avendo ottenuto riscontro alla prima - si faceva vivo per telefono un rappresentante del Comitato di Redazione della Rusconi, il quale, incavolatissimo, gli riferiva che dopo che il C. di R. aveva ottenuto dall'azienda di "mettere una pietra sopra" alla sua "licenza poetica", egli aveva riattizzato il fuoco nel vespaio...Si giunge così fino al periodo di calvario di Teresio, consistente nell'essere messo "in prova", dopo 11 anni di lavoro, presso la redazione di Eva-Express. "E' preferibile morire di fame piuttosto che mangiare merda",scrisse Teresio dando le dimissioni. Per lui, come per Sartre (uno tra i suoi "maestri") nella vita "vince chi perde"; o per dirla con F. Scott Fitzgerald: "il vincitore appartiene ai vinti".


Nell'esporre su Logos le sue amare vicissitudini, Zaninetti ha preso spunto da un celebre verso di Luis Aragon: "Io non sono di quelli che barano con l'universo". E c'è da concedergli piena fiducia.


All'inizio del '97 si istituisce un Comitato di solidarietà per Teresio, ed esce, ciclostilato, il fascicolo "Perché Zaninetti viva"; sottotitolo: "Se questo non è un lager - Una legge Bacchelli per T. Z.", che consta in una "raccolta di frammenti di un vivere quotidiano incuneato tra coerenza visionaria e miseria reale". Vi sono riprodotte lettere di Teresio che danno i brividi (ripetuti appelli ora di aiuto, ora di feroce accusa), sempre senza risposta, inviate a giornali quale Tribuna Stampa, al sindaco di Gozzano, al Consiglio Comunale e all'Assistente Sociale, in cui si rinfaccia ripetutamente l'impossibilità per un uomo di cultura di vivere con l'elemosina di 300 mila lire al mese. Teresio scrive duro con frasi sputate, elencando provocatoriamente, i "debiti" a lui dovuti da parte delle Istituzioni. "Il Vs. neghittoso comportamento non fa che acuire la mia disperazione e la mia angoscia, che viene definita 'depressione'(molto impropriamente)". "Il Vs. silenzio continua a rappresentare la Vs. totale colpevolezza ed era, è e rimane tuttora un prolungato tentativo di omicidio da parte Vs. nei miei confronti". E in un'altra lettera, indirizzata al sindaco e chiaramente provocatoria: "Chiedo a Lei e al Consiglio Comunale e allo Stato Italiano di concedermi l'eutanasia, perché io non desidero più 'vivere' in una società amorfa, inetta, assassina". Gli veniva sanzionato da parte delle Istituzioni e dell'indifferenza sociale una condanna a morte civile, senz'alcun processo. Scrive Luigi Bianco: "Teresio sembra sempre più elevarsi a pedagogo 'pasoliniano': un educatore senza stipendi e interessi, finalizzato soltanto alla causa universale della 'liberazione dell'uomo' ". E Maria Grazia Lenisa, nella recensione a Le lacrime di Sisifo (Pomezia-Notizie, dicembre '95): "Teresio Zaninetti è poeta di tutte le rivoluzioni, è l'uomo che dividerebbe il suo pane con gli altri, che vive fino in fondo il suo amore-dolore, fino alla risposta dell'odio più cocente contro ogni forma di potere oppressivo, prima di tutto in se stesso onde assassina (Sisifo non rassegnato) in sé Tiresia che gli consegna inerme l'ultima perla della verità".


Dunque, vogliamo ribadirlo: un uomo che non sa "barare con l'universo".


Anche lo scrivente, che ha conosciuto Zaninetti nell'aprile '97, ha firmato ben volentieri insieme a molti altri uomini di cultura, per fargli ottenere i benefici della legge Bacchelli.


Una volta tanto si riuscirà ad alleviare la pena di un poeta senza dover ricorrere all'elemosina e respingendo la soluzione estrema del suicidio?



[Nota:

Teresio Zaninetti morirà il 21 gennaio 2007]


© Felice Serino




Con questo articolo si chiudono i “Profili” (opera segnalata al Concorso “Il Convivio” 2018), di personaggi noti e meno noti bagnati dal crisma della bellezza nel campo della cultura e dell’arte.




venerdì 28 aprile 2023

giovedì 27 aprile 2023

Pubblicazioni 2016-2020

 


Deus absconditus


la vita è bella ed ogni

nascita è dono e poesia ma il mondo

è in mano al maligno che in

efferatezze ha superato se stesso


da quando il Supremo gli ha dato 

carta bianca rientrando in sé


tu dici Dio ce ne scampi

da patimenti e morte d'anima

ma irreversibile la storia

fa il suo corso prima che il fiume sfoci 

in mare aperto


prima che il Deus 

absonditus

a noi si sveli in tutta la sua Gloria


25.4.23

martedì 25 aprile 2023

domenica 23 aprile 2023

Di miei, tra libri e plaquettes

 


L'insondabile


le pareidolie e l'occhieggiare del sole

tra nuvole pigre


al crepuscolo degli anni 

la solita

panchina ancora calda t'accoglie


insondabile il chi-siamo

balenio saettante nella mente


22.4.23

sabato 22 aprile 2023

Lady Gaga - Hold My Hand (From “Top Gun: Maverick”) [Official Music Video]

Un sole sotterraneo

 




Di Felice Serino



Nel 1918 Joe Bousquet, ventun anni, viene colpito da un proiettile che gli spezza la spina dorsale; da allora fino alla morte, è un corpo che vive solo a metà. Bousquet si riferisce all'incidente come a una seconda data di nascita. Per lui, affondare nel buio vuol dire "attendere l'altra faccia del giorno". Il sole sotterraneo è il sole mitico che, scomparso dallo sguardo oltre l'orizzonte, continua in segreto il suo corso fino alle "Radici della notte". Bousquet riconosce in se stesso un essere sotterraneo, quell'abitatore del sottosuolo di dostoevkijana memoria. ("Scrivo le vene del buio", 1967). "Proprio nei momenti in cui si sentirebbe maggiormente di odiare la vita tutto l'amore si china per poterci raccogliere". "Porto in me un essere irrivelato. Mi conosce, ma non so nulla di lui, tranne che la mia persona è la sua ombra con i suoi appetiti inconfessabili e il suo bisogno di segreto" (1982). "Trascina intorno alla vita il tuo grido, il tuo immenso grido di bestia ferita. Spingi nella notte il lamento immenso in cui tutto il tuo spirito si ottenebra. Questo accecamento verità. [...] L'anima non si sveglia che a pezzi" (ibid.). (L'anima sorgerà, ma come un sole sotterraneo). "Vorrei squarciare, come lo potrebbe un vomere, la profondità della mia anima per forzare ad entrarvi questa bellezza troppo pura per abitare in me. Vedo chiaramente in che modo la sua nudità, luminosa come un frutto, entrerebbe, a vele spiegate, nelle tenebre del mio essere, vi mescolerà il sogno della mia carne con quello della mia anima, espanderà in me i flutti della sua luce anonima come un cammino di luna dove la mia carne segreta si risveglierà alla sua presenza".

Bousquet deve partorire una verità più alta del suo dolore. Egli riuscirà, attraverso il potere della visione interiore, a creare un mondo trasversale che, pur non coincidendo con la realtà cruda, ne sarà il soffio vitale.



Tratto da I sotterranei dell'anima, Aldo Carotenuto, Bompiani 1993.

Opere di Joe Bousquet: 1941, Tradotto dal silenzio; 1980, Papillon de neige; 1982, Da uno sguardo un altro; 1988, Lettere della guerra (J. Bousquet - S. Weil); 1989, Le cahier noir.


© Felice Serino


venerdì 21 aprile 2023

Un buco nel cuore

 


lasciammo l'intima essenza

nella dimora dell'eterno


relativi

sogniamo epifanie di voli - 

ed è un buco nel cuore

la bellezza mancata


(2021)

mercoledì 19 aprile 2023

Senza titolo


sono malato d'azzurro


sarò

putrefazione? non "io" certo ma questo

involucro che indosso


mi abita un luogo-non-luogo e sono

invasato d'azzurra luce -oh mio Dio!- 

corteggerò le miriadi di stelle 

che hai posto nel cielo e

 

sarò sgabello 

ai Tuoi piedi


(2021)

Ai piedi della notte


 

martedì 18 aprile 2023

Nightmare


preso nel vortice

sentirti cadere dalle nuvole

vaganti su l'empire state building

muri di carta ad avvolgerti

strati e strati togliendoti l'aria

nel cervello versi criptati

come da profondità inviolabili

da ogni lato nonsense

a lacerarti come strali di luce


(2021)

lunedì 17 aprile 2023

Visione



(ispirandomi a Borges)


una sequenza di figure ti sfila davanti

tu ne afferri per la coda una

quella che hai da sempre sognato


e

proprio per averla scelta

unica e irripetibile

ti si fa sangue e respiro


sfociando nella luce


è l'aleph che cantò il poeta cieco


17.4.23 

domenica 16 aprile 2023

Avevo in mente una poesia

 



stamattina avevo in mente una poesia

stasera

non ricordo più nemmeno un verso


ho lasciato il foglio bianco

con flebili echi d'un mezzo secolo e


ora rammento solo una pioggia di luce

di stelle sopra il letto 

e il caldo abbraccio di lei


sullo schermo della mente

un vissuto che sembra ieri


(2021)

sabato 15 aprile 2023

Anggun - A Rose In the wind

Madre celeste su Giardini di poesia

https://www.giardinidipoesia.it/2023/04/14/madre-celeste-una-poesia-di-felice-serino/?fbclid=IwAR3PIMc3RZt4pXToNXNdAyqAO5h8Fzp6OCZbG6CosJjf6SSA0sKeMye1aD4

Jakob Lorber, lo scrivano di Dio

 



(1800 – 1864)


Di Felice Serino



Per 29 anni scrisse ciò che la voce di Dio gli dettava. In casa aveva solo la Bibbia, eppure stupiva che scrivesse con tanta acutezza di materie di cui non s'era mai occupato (la sua preparazione scolastica era modesta).

Secondo i suoi scritti, la materia nel senso materiale del termine, non esiste. Tutto è energia, ovvero forza spirituale e divina suddivisa in particelle infinitesimali (scintille di vita primigenia): affermazioni che concordano con le più recenti scoperte della fisica nucleare! L'intero universo è costituito da queste particelle originarie (elettroni o quanti), che altro non sono che "pensieri divini resi autonomi". Lo spirito divino emana da una sorta di sole spirituale, e ad esso ritorna.

Vediamo ora un brano fondamentale da Il grande Vangelo di Giovanni: la storia di Lucifero e della sua caduta, da cui dipese tutta la creazione materiale, che liberamente e volontariamente deve ritrovare la strada verso Dio.

"Soltanto nelle opere la Divinità può conoscere la propria potenza e se ne rallegra, proprio come ogni artista capisce soltanto delle proprie creazioni ciò che è dentro di lui e ne trae gran gioia. Provvisto della Mia piena potenza, Lucifero, primo spirito creato, chiamò in vita altri esseri, in tutto simili a lui; essi furono parimenti autocreativi. Lucifero, sapendo di dover rappresentare il polo opposto di Dio, credette di essere in grado di assorbire in sé la Divinità. Credette nella sua follia di poter tenere prigioniera la Divinità. Ma il finito non potrà mai comprendere l'infinito. In questo modo si allontanò dal centro del Mio cuore e fu preso sempre più dal desiderio di riunire intorno a sé le creature sorte da Me per opera sua. Sorse una separazione delle parti, che fece sì che il potere da Me conferito a Lucifero fosse ritirato, ed egli rimase coi suoi seguaci privo di potenza e forza creativa. C'erano due vie: annientare Lucifero col suo seguito, per crearne un secondo, che però avrebbe compiuto lo stesso errore. Ma la via della libertà, seguita fino ad allora, era l'unica. Dove sarebbe il Mio amore, se esso non avesse rinunciato alla distruzione, trovando anzi nella saggezza un mezzo per ricondurre gli esseri perduti alla luce della conoscenza? Non restava che la seconda via, quella realizzata nella creazione materiale. Nell'uomo, a seconda del grado di malvagità, gli spiriti furono rivestiti di materia, esposti a lotte e dolori e tentazioni, per condurli gradualmente alla comprensione dei loro errori, e per dar luogo anche al loro volontario ritorno. Tutta la creazione visibile consiste soltanto di particole del grande spirito di Lucifero e del suo seguito caduto e bandito nella materia... Vedete dunque che cosa Io faccio a causa di un unico angelo superbo? Pensate che praticamente tutta l'umanità non è costituita da altro che da membra di quest'unico "figlio perduto", e più esattamente degli uomini derivanti dalla sventurata discendenza di Adamo. Con il "figlio perduto" si intende dunque ogni singolo uomo in sé, e in ogni uomo che vive secondo la Mia parola, Io ritrovo il figlio perduto (cioè una parte essenziale di lui), che ritorna alla grande casa paterna... Per amore di un solo figlio Io sono pronto a sacrificare miliardi di mondi di ogni genere, se egli non potesse in altro modo ritornare di nuovo a Me. Se fosse necessario, Io preferirei privarmi di quest'unica eterna vita, piuttosto che perdere uno solo dei Miei figli.

Comprendi tu questo amore?

Con le sofferenze Io rendo miti i popoli. Li strappo alla follia di credere che i desideri mondani siano la prima cosa che l'uomo deve cercare. A tutti mostro che sopra di loro c'è Qualcuno che lascia sì fare loro quello che vogliono, ma che svolgere al bene ogni cosa - anche la più cattiva - che l'uomo compie…"


Fonte dalla rete


© Felice Serino


venerdì 14 aprile 2023

Sibilla

 


Sibilla
(dettaglio da: "Sibille e angeli")
1514 - affresco
Cappella Chigi nella Basilica di Santa Maria della Pace - Roma
RAFFAELLO SANZIO
Urbino 1483 - Roma 1520

Madre celeste

 


Cristo in croce. Pittura di Eugene Delacroix (1798-1863)


nel palpito di luce alta ti levi

tu orifiamma tu stargate

Madre dei derelitti ― Avvocata


fa rivivere delacroix 

palpabile il Tuo implorare

ai piedi della Croce


14.4.23

giovedì 13 aprile 2023

Siamo oltre


siamo oltre: una parte

di noi già nell'oltre

senza saperlo - intangibili

come nei sogni


qui in-consistenza d'ossa

e sangue non si traduce nella 

"persona": di lei l'intaccabile

è la sbiadita copia


(2021)

martedì 11 aprile 2023

Yin yang


sei la mano destra

che non sa della sinistra

il buio la luce

cerchi

in un alone di mistero

il tuo nome alle origini

nomini

la bellezza della rosa

colta sul ciglio del mondo


(2021)

lunedì 10 aprile 2023

Forgio fonemi suoni


l'alba è una fucina: forgio 

fonemi suoni

usciti dalla bocca della notte


mi sfiora il cuore che trepida

un dio o un angelo


10.4.23

domenica 9 aprile 2023

Il commiato


morire in buona salute

ciò a cui l'anima tende

mentre al capezzale accorrono

compunti i congiunti


-poi al commiato

vien da dire

ad andarsene son sempre i migliori 


8.4.23

sabato 8 aprile 2023

Rudolf Steiner e la scienza dello spirito

 




Di Felice Serino



Le anime umane vivono come nel fango, come nella palude, finché non sono iniziate nei sacri misteri.

Platone, Fedone, cap. XIII


Uomo di profonda cultura spirituale, Rudolf Steiner è un personaggio ancora in buona misura da scoprire. Forse il più difficile da afferrare di tutti i pensatori del XX secolo.

Antimaterialista convinto, il suo stile è esageratamente astratto. Con i suoi racconti sorprendenti su continenti scomparsi come Mu, Lemuria e Atlantide, a volte si è portati a sospettare che si tratti di un imbroglio spudorato. Ma Steiner non era di sicuro un ciarlatano.

Figlio di un capostazione austriaco, era nato a Kraljevec (impero austro-ungarico) il 25 febbraio 1861.

Per Steiner, la lotta per ottenere credito riguardo la sua concezione spirituale in un ambiente dichiaratamente non spiritualistico, è durissima. Egli parte chiaramente sfavorito. Ma il fuoco interiore che lo anima, il suo daimon, gli destina una luminosa carriera riservandogli alte cariche in cui si evidenziano proprietà di linguaggio e grande generosità.

Steiner fin da piccolo divenne consapevole dell'esistenza di un mondo parallelo a quello terreno. Nella geometria egli trovava la giustificazione alla sua fede nel "mondo che non si vede". "Devo aggiungere", si legge nella sua autobiografia non ultimata, "che in quel mondo vivevo volentieri, perché avrei sentito come tenebra tutto il mondo sensibile circostante se questo non avesse ricevuto la luce da quello". E in una sua conferenza possiamo leggere: "Tutti i patimenti che vengono sofferti al presente sul piano fisico, nel complessivo progresso dell' umanità, sono solo un lato di un insieme il cui altro lato è soprasensibile".

Steiner fece le prime esperienze pedagogiche riuscendo a recuperare un ragazzo idrocefalo e a inserirlo poi all'università, dove divenne medico.Studiando le idee scientifiche di Goethe sotto la guida di Shrorer, egli inziò a sviluppare la propria filosofia spirituale. La figura di Cristo vi gioca un ruolo centrale.

E' importante non confondere la "percezione extrasensoriale" di Steiner con lo spiritismo. Egli era estremamente sospettoso verso quest'ultimo.

Viaggiando in treno, conobbe un contadino di mezza età, Felix Koguzki, che esprimeva le sue profonde convinzioni religiose con un linguaggio oscuro.Steiner poté parlare apertamente delle sue esperienze (tra cui i contatti con i trapassati) senza timore del ridicolo.Il suo amico Schuré parlò più tardi di quest'uomo misterioso, Koguzki, come del "maestro", e disse che era "una delle forti personalità che sono sulla terra per compiere una missione sotto la maschera di un'occupazione modesta", cioè di un "Iniziato".Koguzki indicò a Steiner certi passaggi di Fichte che lo aiutarono a vedere chiaramente il modo di confutare il materialismo scientifico dilagante. Le sottigliezze argomentative saranno un'arma per vincere i suoi antagonisti e gli scettici.

Steiner frequentò il circolo di teosofia, dottrina che gli pareva essere concorde con il suo spirito. Conobbe ed entro lo stesso anno 1899, sposò Anna Ennincke, vedova con cinque figli, di otto anni più grande. Ma il matrimonio durò poco. L'incontro con Maria Von Sivers segnò la fine definitiva del suo breve matrimonio e l'inizio della sua carriera di personalità pubblica. Steiner iniziò a tenere conferenze, e la gente, ora, cominciava a esserne affascinata.

La sua prima opera fondamentale, "La filosofia della libertà", indica il suo concetto base: l'uomo è in grado attraverso il proprio pensiero puro, di conoscere le leggi che governano l'Universo. Riconoscendo ed accettando queste leggi, egli diviene libero interiormente, e agendo in armonia con esse, è libero anche nel proprio agire.

Nel 1902 Rudolf Steiner e Maria Von Siver fondarono la rivista "Lucifer-Gnosis". Qui Steiner pubblicò le sue numerosissime conferenze, che furono in seguito raccolte in libri. Lo stesso anno egli ebbe la nomina a segretario generale della sezione tedesca della Società Teosofica, con approvazione di Annie Besant, succeduta a Madame Blavatsky. Ma quando la Besant giunse a parlare del quattordicenne Jiddu Krishnamurti, futuro maestro spirituale, come del nuovo Messia, la cosa suscitò sconcerto e non fu accolta bene neppure da Steiner, che diede le dimissioni da segretario. Era il 1913.

(Si ricorda, en passant, che Krishnamurti rifiutò da adulto il ruolo messianico).

Bisogna chiarire che mentre la Società Teosofica si richiama all'Oriente, Steiner si sentiva intimamente legato alle tradizioni occidentali, ai Rosacroce, a Goethe e soprattutto alla figura di Cristo.

Nello stesso anno fu fondata da Steiner la Società Antroposofica. Antroposofia: dal greco anthropos (uomo) e sophia (saggezza) = scienza dell'uomo.

Fra il 1913 e il 1915 fu costruito tutto in legno il primo tempio, il Goetheanum, a Dornach, presso Basilea. Era un centro di attività scientifiche e artistiche fondate sulla scienza antroposofica e capace di attirare le folle. Rudolf Steiner aveva grande magnetismo ed era suscettibile alle adulazioni. Sapeva esprimersi con un'autorevolezza e un'efficacia che impressionavano.

Egli preparò migliaia di conferenze, in gran parte pubblicate. Molte di esse furono tenute anche in altri paesi.

Steiner era instancabile e, soggetto a surmenage, recuperava facilmente.

L'antroposofia ha trovato applicazione in molteplici campi: pedagogia, medicina, sociologia, architettura, agricoltura, biodinamica, arte, recitazione, danza (euritmia), e altro ancora.

Tra le sue numerose opere, Steiner ha lasciato quattro libri fondamentali: La filosofia della libertà,1894,Teosofia,1904, L'iniziazione, 1904-1905, La scienza occulta, 1910.

Maeterlinck ha detto di Steiner che i suoi metodi intuitivi sono una specie di psicometria trascendentale, per ricostruire la storia degli Atlanti e rivelarci quello che succede in altri mondi. Che egli fosse un profeta non ci sono dubbi. Maeterlinck lo aveva descritto come "uno dei più eruditi, ma anche dei più confusionari tra gli occultisti contemporanei". Un biografo parla delle code di persone che aspettavano fuori della porta dello studio di Steiner da mattina a sera, per sottoporgli i propri problemi.

Steiner soffrì anche un'altra delle conseguenze della celebrità: la maldicenza. La notte di San Silvestro 1922-23 avvenne un incendio e il Goetheanum fu distrutto. Fu per Steiner una prova dolorosa, che mostrò come l'Antroposofia avesse dei nemici. La rappresentazione del dramma inprogramma ebbe luogo ugualmente.

Rudolf Steiner lasciò le sue spoglie mortali il 30 marzo 1925, a Dornach, a 64 anni da poco compiuti, mentre gli operai stavano costruendo, già da oltre un anno, il nuovo Goetheanum, interamente in cemento armato. Esso sarebbe stato inaugurato nel 1927.

La malattia che avrebbe portato Steiner alla morte si era manifestata il Capodanno del 1924. Nonostante il progressivo indebolimento, egli tenne in vari paesi quasi 400 conferenze, organizzò convegni, ricevette centinaia di persone. Infine il 28 settembre, privo di energie, dovette mettersi a letto.

Steiner inviava i capitoli della sua autobiografia in tipografia man mano che li scriveva, con la scritta "segue". L'ultimo inviato a fine marzo, non riportava la solita scritta.

"La grande avventura è quella interiore"; "L'uomo è una creatura della mente": questo il messaggio che egli ci lascia. "Il vero domicilio dell'uomo è il mondo dentro di sé. Basta solo che un odore o un sapore, un verso o poche note musicali ci richiamano verso il mondo interiore, per provare uno strano flusso di calore e di forza dentro di noi, quella sensazione che faceva scrivere a Proust: Ho cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale".

Ci limitiamo a riportare un breve stralcio tra i più significativi, da una sua conferenza tenuta nel 1916 a Liestal, in Svizzera: "Nella nostra volontà vive qualcosa che interiormente di continuo ci osserva. Attraverso questo spettatore interno, si penetra in un mondo spirituale che si può sperimentare come si sperimenta con i sensi il mondo sensibile. In tal modo si trova nell'uomo un altro uomo. Quando si arriva a conoscere questa entità dentro l'uomo, si conosce ciò che dell'uomo sussiste oltre la morte. Quella entità che non opera per mezzo del corpo fisico, che è spirituale-animica, sussisterà dopo la morte e già esisteva prima della nascita".

Attualmente la Germania conta una sessantina di scuole steineriane. Inoltre, la medicina steineriana è oggi coltivata da medici di tutto il mondo.

Le opere di Steiner constano di ben 354 volumi, pubblicati dalla casa editrice tedesca Rudolf Steiner Verlag. Vi sono ancora inediti.In italiano, tra le varie case editrici che hanno pubblicato le sue opere, è da menzionare la Editrice Antroposofica di Milano. I "Misteri" drammatici di Steiner (La porta dell'Iniziazione 1910, La prova dell'anima 1911, Il guardiano della soglia 1912, Il risveglio delle anime 1913), vengono rappresentati al Goetheanum ogni anno inseme al Faust di Goethe. Nelle rappresentazioni è compresa anche l'euritmia, un'arte nuova, danza e movimento armonioso insieme, definita "parole e canto visibili", la quale ebbe applicazioni pedagogiche e terapeutiche, oltre che artistiche.



Bibliografia

Paola Giovetti, La vita e l'opera,Edizioni Mediterranee, Roma 1922;

Colin Wilson, Rudolf Steiner, Longanesi, Milano 1986.


© Felice Serino









giovedì 6 aprile 2023

In un levitare di angeli


immaginazione pura

spalmata nella Mente universale 

fatta palpito e sangue

 

sogno di Dio


un succedersi 

di miriadi di mondi

in perfetta armonia


musica delle sfere

inudibile all'orecchio

in un levitare di angeli


4.4.23

martedì 4 aprile 2023

Sulle rive del mistero su Alidicarta

 https://www.facebook.com/Alidicarta.it/posts/691570036124968

Il gioco

 


averlo nel sangue

sin dallo stato fetale

scrivere "lettere" sulla sabbia

come nostro Signore

truccarsi con barba di nerofumo

emulando un improbabile sandokan

da adulti i giochi del sesso


intanto

nella fantasia edonistica


vaghezze di nuvole

fanno la vita leggera


(2021)

domenica 2 aprile 2023

Arborescenze


scrivere su fogli d'aria

ai piedi della notte

dove evanescenti

veleggiano i sogni



arborescenze dell'anima



umori sospesi

sulla bocca di un dio minore


(2021)

sabato 1 aprile 2023

Angeli caduti su Alidicarta

https://www.facebook.com/Alidicarta.it/posts/689276589687646

Pier Giorgio, il beato dei giovani

 



Di Felice Serino


Il 20 maggio del 1990 Giovanni Paolo II lo ha beatificato. Il suo esempio di carità è vivo in tutto il mondo. Sconosciuto in vita, egli ha acquistato fama dopo la morte. Due giorni dopo la sua "trasfigurazione" - come ebbe a definirla don Antonio Cojazzi - apparve sulla Rivista dei Giovani un articolo dello stesso Cojazzi, dove fu profetizzato: "Pier Giorgio Frassati imprimerà un nuovo giro al sangue della gioventù, e non solo torinese".

La sua figura affascina soprattutto i giovani: moderno, allegro, sportivo, pieno di gioia di vivere e amante della montagna - Mario Soldati ricorda "l'occhio nero ma scintillante, luminosissimo, le labbra aperte sempre al sorriso" -, esibiva la sua normalità con una fanciullesca gioia di scherzare.

Suo padre, Alfredo, era proprietario e direttore della Stampa, senatore del regno e ambasciatore d'Italia a Berlino.

Pier Giorgio nasce il 6 aprile 1901. Giovane liceale, frequenta l'Istituto sociale dei gesuiti dopo essere stato bocciato due volte al D'Azeglio. In seguito entra al Politecnico per diventare ingegnere minerario. Si iscrive alla "Fuci", la federazione degli universitari cattolici. E' tesserato al partito popolare di Luigi Sturzo.

L'avvento del fascismo segna l'inizio di un trauma storico di cui anche Pier Giorgio è il cosciente testimone. Ha un amore segreto, Laura Hidalgo, segretaria della goliardica "Società dei Tipi Loschi", l'allegra compagnia dei suoi amici di cordata, di cui egli è cofondatore; (si firma col nome di Robespierre). Dovrà in seguito rinunciare a questo amore a causa della necessità della sua presenza presso i genitori; una prova crudele, dolorosissima, a cui egli non si sottrae.

La sua adesione al Vangelo si traduce in attenzione verso i bisognosi. Per il volontariato egli offre se stesso disdegnando il suo stato di agiatezza; di più, tutta la sua giovane e breve vita è offerta ai poveri e ai malati; vive vicino agli umili, ai dimenticati, vero "imitatore di Cristo", come lo definisce Papini. Con i soldi che risparmia in segreto, acquista medicine per chi non può comprarne, dà una mano ai derelitti che va a trovare nelle soffitte o sotto i ponti; appena libero si reca al Cottolengo, quasi una corsa verso l'umanità miserabile. Uno spirito molto speciale, di una santità concreta, che si offre fino a giungere ad un abuso delle proprie forze.

Pier Giorgio visse intensamente i suoi 24 anni prima che lo colpisse una poliomielite fulminante, il 4 luglio del '25. Gli mancavano due esami per la laurea.Fino alla vigilia dell'agonia, fu quasi per tutti un segreto la sua malattia repentina e inesorabile. Morì in sei giorni, solo; soltanto Mariscia, la domestica tedesca, gli fu vicina fin dall'inizio. La madre (la pittrice Ametis) era al capezzale di sua madre morente; la sorella Luciana, sposata da poco, era appena tornata; gli amici - s'era d'estate - erano fuori Torino. Gli ultimi giorni Pier Giorgio stava sempre peggio, ma nessuno, fino all'ultimo, sembrava rendersene conto. D'altra parte, durante il calvario, egli non pensava nemmeno ad accusare la loro indifferenza, quasi fosse naturale. E poi lui, fino all'ultimo, cercava di minimizzare il suo male di una gravità sempre più evidente.

Il giornalista Luigi Ambrosini, due ore dopo la sua morte, scrisse un articolo per La Stampa in cui, tra l'altro, diceva: "Le sue mani non erano fatte per raccogliere, ma per distribuire". Il giornale uscì listato a lutto. Non era mai accaduto prima.

Alle ore 19 del 4 luglio, di sabato, Pier Giorgio rese lo spirito. Fu sepolto a Pollone, in provincia di Vercelli - gli scorreva nelle vene sangue biellese. Pier Giorgio amava la vita: era innamorato della montagna, sciava, andava a cavallo, in bici, a nuoto, aveva una vera passione per Dante. In un passo del suo diario si legge: "Ho lasciato il mio cuore tra questi monti con la speranza di ritrovarlo quando ritornerò". L'alpinismo era per lui una scuola di coraggio, ma anche un mezzo per avvicinarsi a Dio. Raggiunta la vetta, recitava il Magnificat. "Io" diceva estasiato, "ho questo desiderio di sole, ho questa voglia di salire in alto, di andare a trovare Dio in vetta".

Aderì a vari gruppi cattolici, fra cui la conferenza di San Vincenzo. Spesso si raccoglieva per ore in preghiera. Era innato in lui il ferreo impegno di piacere a Dio, rinunciando alle agiatezze del mondo e a se stesso. Per rafforzare lo spirito contro le tentazioni, si concentrava per lunghe ore nella lettura di Sant'Agostino, di San Paolo, di San Tommaso, di Santa Caterina. A chi gli chiedeva se si sentisse chiamato al sacerdozio, rispondeva con la grande coerenza che lo distingueva: "Io voglio in ogni modo aiutare la mia gente e questo posso farlo meglio da laico che da prete". "Gesù mi visita con la comunione ogni mattina", confidò ad un amico, "e io gliela restituisco nel modo misero che posso: Visitando i suoi poveri".

Dice il filosofo Gianni Vattimo: "A rendere preziosa e simpatica la sua figura è la costante capacità di 'abitare il tempo'. E poi i giovani hanno bisogno di incontrare testimoni, non solo maestri".


Desideriamo chiudere questo breve lavoro (anche quale omaggio alla sua alta figura carismatica) con dei versi dell'autore, quasi un'epigrafe:


Indiafanata da un vento di luce

- verso l'alto! - *

ride la tua immagine d'aria


* Verso l'alto: una frase annotata da Pier Giorgio sulla foto che lo ritrae mentre s'inerpica sulle Lunelle, nelle valli di Lanzo, il 7 giugno 1925.


© Felice Serino