giovedì 31 marzo 2022

Afrodite - William Adolphe Bourguereau


 

Quasi estate

sole ad asciugare le ossa

e i panni in un'ora


il vecchio sofferente aspetta 

il sole della morte


giocano bambini alle giostre

sotto l'occhio vigile


non si può morire in giorni come questi:

non ti aspetti


che il criminale si svegli al mattino

e inneschi la bomba nel nome di un dio


martedì 29 marzo 2022

Sul Pò al Valentino, l'ottobre scorso


 

La luna dei poeti


ho la luna dei poeti

-pesci sull’ imum coeli-



scivola 

la barca della passione

verso terre di mistero



pesco sogni di ragno

nell’ intreccio di parole

nate sulla bocca dell’ alba



mentre

uno sbuffo di vento

porta afflati d’ amore

lunedì 28 marzo 2022

La domanda del sangue


sordi alla domanda del sangue

noi

sotto un cielo bianco di silenzi



le parole rimaste in gola

cadono

come un infrangersi di cristalli



in nostra vece

sentiremo forse gridare

le pietre

domenica 27 marzo 2022

L'ombra


(poesia datata, la ripropongo)



negativo di me mio vuoto

in proiezione mi copia con inediti

profili tagliati nella luce – se dal

di fuori la spiassi mi direi sono

io quello?



pulviscolare ha i contorni

del sogno e i suoi fòsfeni

si spezzetta se riflessa inafferrabile

fantoccio mi diventa

pure mio vuoto mia metà



che estinta con l’ultima sua luce

rientrerà nel corpo- contenitore

unificata con la terra – senza un grido

tutt’uno con la morte –

senza perché – solo ombra 

sabato 26 marzo 2022

Trasparenze 2019 2020 di Felice Serino letto da Angela Greco

 


La poesia di Felice Serino, in questo tempo difficile e non ordinario, appare al lettore come una epifania; una luminosa presenza utile a prendere consapevolezza di taluni dettagli, che non sfuggono al poeta, attraverso i quali sperare in qualcosa di più, oltre quello che si vede. Serino attraversa le occasioni che gli vengono offerte quotidianamente dal vivere con i sensi disposti a percepire e a codificare quello che accade, anche tra le righe, attento a circoscrivere con perizia l’evento, per fornire una eventuale chiave di accesso, senza imporsi o alzare la voce, quanto piuttosto con la pacata ragionevolezza di chi affronta le situazioni forte del proprio bagaglio spirituale ed esperienziale.


“Trasparenze 2019 2020” (pubblicato in formato elettronico dal sito “Poesieinversi”, con prefazione di Donatella Pezzino) è un altro tassello degno di nota nel lavoro poetico dell’autore; lavoro, che va sempre più affinandosi col procedere delle condivisioni dei versi con i suoi lettori, ponendo in tal modo l’accento sull’importanza, anche in Poesia, del confronto e dello scambio, elementi assolutamente necessari alla crescita.


La raccolta si apre con una emblematica poesia, che funge, a parer mio, anche da incipit: Giobbe, antonomasia della pazienza, nella quale, elaborando la tradizione classica di affidarsi, in incipio, alla divinità, il poeta per mezzo del protagonista invoca l’atto essenziale per il quale, con buona ragione, sembra addirittura scrivere, in due versi dalla forza non indifferente, che tolgono ogni dubbio al fatto che per Serino il vivere è affidarsi a qualcosa di più grande di lui (sacro e poesia, d’altro canto, si possono senza dubbio mettere sullo stesso piano):


Signore liberami

da questa gravezza della carne

-ora mi pesano gli anni

come macigni-


ascoltami - quando

il sangue grida le ferite della luce


ed io come giunco mi piego

in arida aria


Si ritrovano, sempre con piacere, gli elementi caratterizzanti dell’autore; ed ecco che l’occhio non manca di osservare tutto quello che c’è intorno, con riferimenti ad altre materie, oltre quelle letterarie ed artistiche, evidenziando il tutto tondo della poesia di Felice Serino, la sua innata curiosità e la sua volontà di rendere partecipe la poesia di ogni momento della sua esperienza di vita. La trascendenza, tuttavia, sembra avere il posto d’onore in questi versi brevi, incisivi e pregni di terminologie specifiche, trai quali, con una sola parola, spesso si può leggere la tendenza del poeta al ragionamento filosofico, all’interrogazione di se stesso in rapporto al mondo, sempre con la pacata tensione dell’attesa di una risposta di chi sa, però, che non arriverà, perché i quesiti posti sono di un ordine ben oltre questo umano che attraversiamo, come ad esempio si legge in Rinascere negli occhi o in A prescindere, a seguire:


all'inizio nel tempo

primigenio

il primo stupore in un volo


ai piedi dell'angelo

sarà poi precipizio della luce


ma si resta

nella memoria della rosa

che vuole rinascere negli occhi



*


questo uscire rientrare nell’alveo celeste

è racchiuso in un tempo

rallentato

un lampo nel cuore dell’ universo


t’ è stato messo nel cuore il senso

dell’eterno - a prescindere


ogni giorno ti riscopri vivo

come il seme


Una poesia, quella contenuta in “Trasparenze 2019 2020”, che non manca di riferimenti anche ad episodi più concreti, vissuti dall’autore o dedicati a persone reali, che hanno il grande pregio di avvicinare il poeta al lettore, in un rapporto di reciproca stima, indubbiamente lodevole; Serino non spiazza con trovate lessicali ad effetto o termini ineleganti, tutt’altro; la sua è una poesia che continua a carezzare il fruitore anche quando tratta temi scottanti o difficili, con una delicatezza che non può non essere propria della persona che scrive, perché sarebbe difficile creare ad arte quel sentimento che si stabilisce durante la lettura di un’opera. [Angela Greco AnGre]


Cieli capovolti


nel cavo del grido

deflagra rombo di tuono e

scalpitano nella testa

destrieri impazziti


egli non vede

più il corpo della madre

solo cieli capovolti e


accovacciato in un angolo

della parete che separa

vita da vita


trascorre le ore vuote suonando

l’ocarina

Fedele alla vita - Poesia su ARTEINSIEME

https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=23397

venerdì 25 marzo 2022

Primavera - Botticelli


 

La bellezza dell'angelo


con l’avanzare degli anni

senti sempre più il distacco da tutto - ogni

cosa ti lasci scivolare addosso

-come il sogno ch’è a svanire



oggi preghi lo Spirito del cielo

ti faccia luce:

ti mostri l’azzurro sentiero



per la bellezza dell’angelo

giovedì 24 marzo 2022

Mentori

 Mentori


ledi armonia se nel

voltarti

chiedi vaticini agli 

iperurani


mentori della volta

celeste dal volto 

rasserenante


mercoledì 23 marzo 2022

Le braccia in croce

 Spuntava solo un palo del telegrafo

sopra un mare di spuma da barba.

Si può essere soli nella nebbia

ma si può esserlo anche sotto il sole.

Gli alberi e i vecchi sono sempre soli:

ecco perché hanno il tronco doloroso.

Più che soffrire mi sento staccato

da me stesso

come un ramo schiantato dall’albero.

La nebbia si sta un poco diradando:

forse qualcuno mi potrà vedere.

Si presentano muti alla veglia

quattro pini col capo velato.

Ricordo in guerra un pilota abbattuto:

ai lati lo vegliavano impalati

quattro tedeschi, le pupille fisse.

Niente richiede più forza di nervi

che non battere ciglio per un’ora.

Con la schiena spezzata l’uomo è un verme,

sembra un pupazzo con il filo rotto.

Sudario viene da sudore freddo:

avvolgevano i morti in un lenzuolo.

L’ultima volta,

uscendo dalla sala operatoria,

in un lenzuolo mi hanno sollevato

dalla barella e deposto sul letto.

Quattro pini si svelano la chioma:

sto in mezzo come un bimbo nella culla

come una statuina nel presepe.

Tutto lo sforzo ora è per non gridare.

No , forse non è un palo del telegrafo

sembra piuttosto un pioppo defoliato;

ma come mai quel ramo di traverso?     

Non è un pioppo, è una croce di legno.

Ogni croce ha le braccia di Cristo;

basta il legno a ripetere quel gesto

ormai per sempre

nelle fibre legnose incorporato.

Non è neppure una croce, è un’antenna.

L’antenna può trasmettere un messaggio

è un braccio alzato in un grido d’aiuto.

Ci piaccia o no, l’unica vera prova

di Dio è che ad un certo momento

è di lui che abbiamo bisogno.

Ma allora anche il denaro?

Certamente;

pure esso esiste per nostro bisogno,

quand’anche non l’abbiamo nella tasca.

Nemmeno Dio l’abbiamo nella tasca

né nella collanina intorno al collo.

Ci sono solo quelle braccia aperte,

braccia aperte per l’uomo sulla croce.

Sono proprio a due passi dal canale:

non l’avrei sospettato nella nebbia.

E’ pieno zeppo di barche ormeggiate,

lucide nella bruma del mattino.

Ecco cos’è ! E’ un albero maestro.

Un albero maestro senza vela.

Come si stringe all’albero la vela

così alla croce l’ultima partenza.

La croce ha braccia fibrose e indurite;

non sono braccia di madre o d’amante

non possono raccogliermi e abbracciarmi.

Sono le braccia del figlio dell’uomo:

ad esse sovrappongo le mie braccia.

Corrado Calabrò

da Quinta dimensione, II edizione, Oscar Mondadori, Milano, 2021


Da LA VITA IMMAGINATA


 

martedì 22 marzo 2022

La luce essenziale


punti all’ esteriore

e non alle cose del cuore?



vedi: non ha consistenza quanto

non nasca da radice

del sangue o semmai sopravviva

di effimero lucore



essenziale quella luce

ch’ è la bellezza della rosa

immortale

palpitante tra le mani

lunedì 21 marzo 2022

L'essenziale


(poesia datata)


arrivare all’essenziale: via

il superfluo (lo sa bene il poeta - un

sansebastiano trafitto

sul bianco della pagina)



così il corpo: si giunge

col vento azzurro della morte

al nocciolo: all’Essenza: non altro

della vita

che avanzi in pasto al suo vuoto 

famelico –

quando nella curva

del silenzio

essa avrà ingoiato la sua ombra

sabato 19 marzo 2022

Sopra il senso delle cose 2021 (cover)


 

Recensione di Renzo Montagnoli a “Sopra il senso delle cose”

 Sopra il senso delle cose

di Felice Serino

Libreria Editrice Urso

Poesia

Pagg. 56

ISBN 9788869543463

Prezzo Euro 10,00

Esperienza e creatività

Sopra il senso delle cose è un’altra silloge che si aggiunge alla già corposa produzione poetica di Felice Serino a cui di certo non mancano né l’esperienza né la creatività che con il passare degli anni si sono fatte più mature, pur restando la tipicità dell’autore di trasporre la realtà in una visione onirica, che ben si presta a essere espressa in versi, come nel caso di Sopra il senso delle cose, poesia che dà il titolo all’intera raccolta ( chi può conoscere / meglio della terra i morti / l’inverno col suo bianco manto / il silenzio copre e il loro cuore / oltre orizzonti di palpiti / vegliando aleggia / il mistero / sopra il respiro dei vivi / sopra il senso delle cose / come un sole freddo ).

Come sempre Serino tende a sublimare la parola, così che la stessa non è solo parte di un discorso, ma diventa autonomamente mezzo di espressione, frutto di una ricerca per nulla semplice, ma dai risultati di notevole effetto, e ciò nonostante predomini un certo ermetismo, peraltro di non difficile interpretazione ( di sguardi è il sogno o polvere / della nostra creazione noi polvere / del sogno noi sogno di Dio / tra intermittenze / di fòsfeni veleggia / l’ “occhio” per inesplorati lidi ).

Ogni tanto il tema ripercorre il passato, sempre più presente mano a mano che aumenta l’età, ma non c’è rimpianto, se non la semplice constatazione che ogni epoca ha le sue caratteristiche e che la vecchiaia è fatta di ricordi che appaiono luminosi nella nebbia del tempo trascorso ( Mare d’erba – con l’ avanzare degli anni / riduci sempre più il percorso / delle tue camminate / giungerà il momento / di affacciarti solo sull’ uscio / o dalla finestra vedere l’ immensa / distesa di verde e nello / stravedere la scambierai per quel mare / che ti vide nascere / -ti brilleranno gli occhi andando / col pensiero alla fanciullezza gaia / ora quella luce è fuggita / lascerai / impregnato quel mare d’erba / di amori e pene ed eterei voli ).

Sarà per la mia non più verde età ma resta il fatto che sono in sintonia con quanto esprime Felice Serino e quindi il mio giudizio ampiamente positivo ne è influenzato; tuttavia, anche leggendo e analizzando asetticamente le poesie che compongono questa raccolta non si può fare a meno di rilevare le felici scelte espressive, lo svolgimento armonico delle tematiche e l’indubbio piacere che si ritrae, tutti elementi altamente qualificanti che se sono una caratteristica comune a tutta la produzione dell’autore non sono però scontate nel caso di altri poeti.

Aggiungo inoltre che la semplicità che caratterizza le composizioni è da sempre una meritoria caratteristica di Serino, il cui ermetismo, mi preme ribadirlo, è tale da non rendere problematica l’interpretazione dei suoi versi, a tutto vantaggio della gradevolezza che si accompagna alla lettura.

Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino. Autodidatta.

Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Dalle stanze del cuore e della mente” del 2020); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E’ stato tradotto in nove lingue.

Intensa anche la sua attività redazionale. 

Gestisce vari blog e tre siti.

Renzo Montagnoli

https://www.ibs.it/sopra-senso-delle-cose-libro-felice-serino/e/9788869543463

http://kultunderground.org/art/39835/

http://www.poetare.it/recensioni.html

venerdì 18 marzo 2022

Visione


neanche il tempo di pensarlo

e ti ritrovi 

immerso in fondo all'oceano

lotte sanguinose avvengono

tra pesci di grandi dimensioni

quelli minuti sembrano sorriderti

la triglia ti fa l'occhiolino

la supremazia è la regola

negli abissi dell'oceano

come avviene in superficie

con gli umani

tra pesci piccoli e grandi

giovedì 17 marzo 2022

Isole 2



s’aggrovigliano mai combaciano

come i fili d’una ragnatela

in composizioni improbabili

tramate forse nei sogni



in un alone di luna evocano i morti

fan gesti propiziatori



sono intrecci di mani di sguardi



anime che si cercano

martedì 15 marzo 2022

L'essere e il nulla

 credo nella resurrezione della carne


pensa all'essere impermanente ma

anche che l' "essere" non cade nel nulla


l'esistere è da sempre 


pensi: ed è già essere per sempre


l'essere può frangersi in un gioco di specchi

ma non cadere nel nulla


il nulla non esiste


lunedì 14 marzo 2022

Ipotesi dell'impossibile

 



combatti contro i mulini

a vento delle ipotesi

ti vedi quel filo d’aquilone

tenuto da un bambino e

toccare il suo cuore e il cielo



o quel bimbo ti vedi

tenuto dal genitore per mano



o ancora -tra fremiti d’ombre- 

quel figlio prodigo

che ti torna in sogno: che anni

scavalca a ritroso



per chiedere perdono

al padre sul letto di morte

domenica 13 marzo 2022

Video dalla poesia FASE REM di Felice Serino


 

In una goccia di luce

(poesia molto datata, la ripropongo)


s’arresterà questo giro del mio sangue

lo sguardo trasparente riflesso 

in un’acqua di luna

sarò pietra atomo stella

mi volgerò indietro sorridendo

delle ansie che scavano la polpa dei giorni

delle gioie a mimare maree

nullificate di fronte all’Immenso

allora non sarò più

quell’Io vestito di materia

navigherò il periplo dei mondi

corpo solo d’amore

in una goccia di luce

sabato 12 marzo 2022

La poesia come atto di fede. Recensione a Trasparenze 2019-2020 di Felice Serino (Poesiainversi.it, 2021)


Recensioni / Di Semi di inchiostro

Di Mario Saccomanno


Sono diversi i punti fondanti intorno cui gravitano le poesie che compongono l’ultima raccolta di Felice Serino che porta il titolo Trasparenze 2019-2020 (Poesiainversi.it, 2021). Per questo motivo, una breve presentazione del testo come quella che si vuole offrire al lettore in queste righe risulterà inevitabilmente carente di molti aspetti. Si aggiunga che l’autore possiede una conoscenza minuziosa dei mezzi poetici, affinati con l’esperienza che traspare anche dagli altri lavori che precedono la silloge che si vuole prendere in esame. Di conseguenza, le analisi che verranno tracciate possono risultare proficue in particolare se utilizzate come spunto per avvicinarsi alla poetica dell’autore con l’intento di leggere le poesie con un piglio personale, cercando strade interpretative individuali che possono anche distaccarsi enormemente da quanto verrà proposto in questo contesto.


Dopo questa premessa indispensabile, il primo punto che occorre evidenziare è il tema della fede, filo rosso della silloge. Per capire il tipo di fede a cui Serino si riferisce e comprendere la pervasività di questo aspetto, ci si può affidare a quanto descrisse nel libro La confessione il celebre scrittore russo Lev N. Tolstoj. A prima vista, potrebbe sembrare azzardato prendere le mosse dal testo tolstojano, eppure proprio in quelle pagine Tolstoj giunse ad affermare che l’assurdità della vita era evidente soprattutto se si guardava ai modelli di vita ostentati dalle classi agiate. I frutti di questo approccio si riscontravano nelle ultime strade percorse dalle scienze, nei modi di intendere la società e, ancor di più, nella violenza imperante. Quelli appena elencati, sono tutti temi che nella raccolta di Serino ricoprono un ruolo importantissimo e decisivo.


A Tolstoj, osservando la massa delle persone, i popoli, in contrapposizione proprio alle caratteristiche predominanti delle classi agiate, impantanate nell’ozio, risultò evidente una cosa: la vita aveva uno scopo. Quel senso ultimo di ogni gesto era garantito dal possedere una fede semplice e radicata nella quotidianità. Da questa convinzione, Tolstoj cominciò ad affinare la sua visione del mondo basata, sempre più su una fede universale riflessa in un principio, il rifiuto di utilizzare la violenza, che provocò reazioni disparate, sia di disprezzo, sia di profonda ammirazione, come avvenne nel celebre caso di Gandhi.


Il libro di Felice Serino parte da un assunto, che è l’assunto tolstojano: il bisogno di credere. È questa fede che smuove il ristagnare della vita. Senza la fede non si può giungere oltre gli angusti confini materiali di ogni esistenza. Del resto, sin dalle prime righe della Prefazione, Donatella Pezzino presenta egregiamente quest’aspetto al lettore affermando: «In ogni mondo esiste una porta di comunicazione con tutto il resto. Conoscerne l’esatta ubicazione, aprirla, e attraversarla non presuppone capacità medianiche, ma solo un umile atto di fede: una fede qualsiasi, in Dio, nell’amore, nelle energie della natura, in sé stessi».


Dunque, nel testo di Serino questo bisogno di fede assume, come appena avuto modo di notare, tratti differenti in base al contesto precipuo e al bagaglio culturale ed esperienziale del singolo. Di sicuro, è un aspetto sotteso in ogni verso dell’autore incluso nella raccolta che si sta prendendo in esame. Di più: sembra possibile affermare che senza l’assunto della fede non potrebbe mai prendere forma l’illogico e indispensabile gioco poetico presentato dal poeta.


Il riflesso più grande di questo approccio poetico-comunicativo basato su un atto di fede è lo sgretolarsi di ogni barriera che intercorre in chi è impantanato costantemente nel divenire, costretto a una continua peregrinazione, a un eterno calpestare le strade del suo ultimo presente. Nella raccolta, Serino si occupa con vigoria proprio di questa condizione, con un linguaggio che acclude diversi registri, intrecciati sempre con sapienza al punto che risultano essere in grado di soddisfare le esigenze che sottendono la costruzione di ogni singolo verso.


È tramite questo approccio che nel testo risulta evidente come ogni mancanza che segna irreversibilmente il singolo venga prontamente colmata da un ricordo, da una continua presenza, viva e penetrante, che risulta essere in grado di indicare i modi adeguati che conducono a sciogliere i nodi di ogni nuovo inevitabile inciampo esistenziale.


Così, la poesia è il riflesso di questa condizione di insicurezza e fragilità. Diventa tonico per l’esistenza, specchio di una continua ricerca. In effetti, a ben vedere, i versi di Serino sono l’unico modo attraverso cui l’autore può comunicare al lettore tutte quelle condizioni che il linguaggio ordinario non può contenere nella forma usuale. Appellarsi alla poesia e alle sue regole perennemente in bilico, che necessitano di una compartecipazione costante e duratura del lettore, significa abbracciare la possibilità di cogliere gli aspetti che – sembra affermare l’autore in conclusione – non solo sono ben presenti negli atteggiamenti quotidiani, ma si pongono come elementi regolatori e determinanti di tutte le esistenze.


Dunque, l’atto di fede, il credere che viene richiesto al lettore, non è un azzardo, ma viene riscontrato nella quotidianità, nell’osservazione minuziosa degli atteggiamenti mostrati dagli uomini. Per questo motivo, un altro elemento fondamentale della poetica dell’autore è il prendere costantemente le mosse dall’analisi degli avvenimenti peculiari del presente, filtrati principalmente i comportamenti e gli umori mostrati dalle persone più vicine. È in questa quotidianità che si annida sempre il bisogno della fede, della speranza. Proprio in questo contesto il linguaggio canonico perde il suo significato. Ecco perché solo la poesia sembra indicare un modo attraverso cui indicare al lettore la possibilità di percorrere una strada, solo apparentemente impervia, che possa far cogliere i tratti distintivi di una quotidianità che spesso si vive senza partecipazione attiva.


Serino rassicura in più luoghi del testo come, al di là delle difficoltà di fare i conti con un nuovo alfabeto che regoli la propria esperienza vitale, il modo attraverso cui scardinare i muri che contornano il presente è un qualcosa che sembra quasi essere spontaneo una volta che si ha avuto la forza di volontà di percorrere i primi faticosi passi. Del resto, questo risultato è ben visibile non solo nelle principali religioni che hanno contraddistinto da sempre l’uomo, ma anche nelle figure di spicco d’ogni secolo. La semplicità è contrassegnata nella fede nell’amore, in un amore che da particolare si spinge, quasi ficinianamente, ad amore universale e che, in una spirale infinita, include ogni particolare in un contesto più ampio.


Questa percorso, nel testo di Serino, è un compito che spetta al singolo. Eppure, nel peregrinare continuo sulle strade spesso secondarie del presente, il bisogno dell’altro è sempre fondamentale, specialmente nei contesti più usuali, quelli intimi. Da qui, nasce anche il bisogno di riportare la propria esperienza, i ricordi, il vissuto avvalendosi dei versi quasi come forma diaristica. Da questo punto di vista, Trasparenze è una testimonianza, una sorta di confessione utile a indicare il modo attraverso cui l’autore è giunto alle sue conclusioni. Per rifarsi ancora alle parole di Donatella Pezzino: «Più che limitarsi ad essere credente, l’uomo di Serino guarda oltre, desidera oltre: e nel farlo, il suo sguardo incontra Dio».


È possibile analizzare i temi passati in rassegna finora facendo riferimento ad alcuni versi presenti nella raccolta. Di sicuro, sin dalle prime poesie della silloge risulta evidente come il tema dell’oltre sia l’elemento caratteristico della poetica di Serino. L’urgenza di allontanarsi in qualche modo, di liberarsi dalla «gravezza della carne» è un bisogno primario, al punto che spinge a percorrere i nuovi viaggi e finisce per assumere il tono di una richiesta, rivolta a se stesso, prima ancora che a Dio. Il bisogno di liberazione, l’andare oltre diventa necessario soprattutto nel caso in cui, utilizzando le parole del poeta, «come giunco mi piego / in arida aria».


Il bisogno del viaggio, il più delle volte interiore, capace di dare nuova linfa al ristagno in cui può versare un’esistenza è riscontrabile, ad esempio, in Musica sacra in cui si può leggere: «Il tempo si era fermato e / fu come uscire fuori da me / uno sconosciuto luogo di pace / mi accolse». Solo da questa nuova condizione si giunge all’empatia, tassello fondamentale di cui si discuteva già in precedenza, raccordo indispensabile tra l’uomo che percorre questo nuovo viaggio esistenziale di liberazione e «gli angeli e i morti». È proprio l’empatia che spinge energicamente a osservare le trame del presente con nuovo piglio. In merito si veda In questo giorno stordito di luce dove tuonano i versi «canto per la dignità dell’uomo / che fa della sua insopprimibile libertà / ali di luce // a lambire le fonti del sogno».


Non resta che sottolineare un ultimo aspetto della poetica di Serino: la musicalità delle sue composizioni. Del resto, tra i debiti mostrati e mai nascosti dall’autore spicca quello nei riguardi del celebre poeta Federico Garcia Lorca – si veda in merito Bocche di chitarre – che sulla musicalità delle sue poesie ha a lungo lavorato raggiungendo risultati indiscutibili. Le composizioni di Serino nutrono sempre il bisogno di una musicalità che deve permeare tutti i versi che, solo così facendo, possono diventare veste soddisfacente che copre i tratti dell’esistenza. Solo col ritmo impresso nella poetica, il messaggio può diventare davvero universale e spingersi oltre l’apparente staticità del vivere. Nella poetica di Serino la bonaccia quotidiana è spazzata via da un vento fatto di musica che risuona in parole ricolme di nuove possibilità che si insinuano nei meandri spesso insondati d’ogni uomo.


.


Poesie scelte:


.


Giobbe


Signore liberami

da questa gravezza della carne

– ora mi pesano gli anni

come macigni –


ascoltami – quando

il sangue grida le ferite della luce


ed io come giunco mi piego

in arida aria


*


Dell’immaginario (del sogno)


Li vedevo salire dal mare

dal grande mare aperto

i miei morti che dispensavano sorrisi


era esplicito il loro invito

lo si leggeva negli occhi forti

di luce


ma una vocina dal di dentro

mi diceva

che non era giunto il tempo


*


Bocche di chitarre


alla sua morte per fucilazione


anche le chitarre emisero lamenti –


a un ordine dei generali


dalle loro bocche uscirono insetti


bibliofagi


a divorare pagine e pagine


di versi sparsi per il mondo


ma lo spirito del popolo è vivo


la memoria è vasta come il mare –


venne ricomposto il poema


insanguinato


fino all’ultimo rigo-respiro


si può uccidere un poeta


non la poesia


(Federico Garcia Lorca, 1898 – 1936)


*


Tra la bestia e l’ angelo


tra la bestia e l’ angelo


corda tesa sull’ abisso


nel divario della mente dove destrieri


scalpitano inesausti


bivaccano i tuoi fantasmi


o si mimetizzano tra


la fantasiosa tappezzeria dei divani


semmai si annoiassero sai


dove trovarli: a giocare ore


e ore con le nuvole


tenendo al guinzaglio i sogni


*


Da un imperscrutabile sentire


ti attraversano come una luce sottile:

sono sempre con te i tuoi morti

mai andati svaniti -ci crederai?-


saldano le tue radici

“vivendo” con te ancora: ubiqui e

onnipresenti


da un imperscrutabile sentire

puoi percepirne al tuo fianco la presenza


sono essi a suggerirti in un soffio

semmai ti giunga

una ispirazione


sostano dentro gli specchi


si fanno tuoi consiglieri

quando non sai deciderti

sul colore di un maglione da indossare


allucinate presenze

ti accompagnano in quel mondo parallelo

ch’è la regione del sogno


*


Emarginato


quest’uomo: tristezza

d’albero nudo

avanzo di vita aperta

ferita


-occhi scavati

che perdono pezzi

di cielo


quest’uomo

puntato a dito

quest’uomo fatto

torcia


per gioco


.


https://www.semidiinchiostro.com/2021/07/24/la-poesia-come-atto-di-fede-recensione-a-trasparenze-2019-2020-di-felice-serino-poesiainversi-it-2021/.

Billie Holiday & Louis Armstrong - New Orleans

 


venerdì 11 marzo 2022

In treno

 lei immersa nelle righe

nere mentre il paesaggio
-alberi case- fuggiva

sbirciavo il titolo
era in inglese – un
mattone a vederlo

distolse altera lo sguardo
lei biondo-platino e sola

conciliava un sonnellino
ora il monotono
sferragliare

Afflati (e-book 2022) cover


 

Estratti da Afflati di Felice Serino con una nota di Angela Greco AnGre

 

Estratti da Afflati di Felice Serino (e-book, 2022)


Senza titolo 2

.

un’alba cadmio

apre spazi

inusitati nel cuore

.

usciti dal sogno

beccano sillabe

gli uccelli di Maeterlinck

in un cielo di vetro

.

da un luogo non- luogo

le uve dei tuoi occhi

chiamano il mio nome

genuflesso nella luce

.

.

.

Spleen 2

.

brusio di voci

.

galleggiare di volti

su indefiniti fiati

.

si sta come

staccati

da sé

.

golfi di mestizia

mappe segnate

dietro gli occhi

.

vi si piega

il cuore

nella sanguigna luce

.

.

.

Vita nascosta

.

il muro d’aria che divide

luogo e non- luogo

o solo quell’esistere sognato

che torna come déjà vu

.

qui solo apparire:

l’essere è vita

parallela – nascosta

.

.

.Felice Serino (Pozzuoli, 1941), autore prolifico, redattore presso molti lit-blog e riviste on line, ha all’attivo diverse sillogi poetiche; la sua poesia è tradotta in diverse lingue. Con Afflati (scaricabile cliccando QUI) , il nuovo e-book creato all’inizio di questo 2022 in cui raccoglie la sua produzione poetica 2019 – 2020, rinnova il legame con i suoi lettori.

In effetti, quello che si stabilisce con questo autore è un legame di fedeltà, tra se stesso e i suoi temi e tra il poeta e il suo pubblico, il quale, ad ogni lettura, rileva una sfumatura, coglie un significato in più, in un’attesa mai delusa nei confronti di questa poesia che, col passare del tempo, si eleva, percorrendo man mano proprio quella strada auspicata dall’autore nella stesura dei propri versi.

La lettura è introdotta da una breve ed efficace Prefazione redatta da Enrico Marià, che si sofferma, a giusta ragione, sull’introspezione, che diventa patrimonio comune, esternato con sonorità lievi, mai eccessive, fuori luogo o aggressive; un balsamo anche per questi tempi che stiamo attraversando, nei quali Felice Serino si pone, con la sua voce sensibile e costante, quasi come un punto fermo al quale riferirsi.

“Afflato”, per definizione, è il soffio, ma anche l’ispirazione e nella poesia che Felice Serino ha incluso in questo titolo al plurale, ben si coglie questo momento particolare occorso nella vita del poeta, il quale sembra voler gradualmente lasciare le cose terrene per involarsi verso un cielo verso il quale l’anelito non è mai stato celato o mal esternato in tutta la sua produzione poetica. Il tono delle poesie detta quasi una suddivisione in due parti: nella prima si avverte un’assenza, una mancanza, quasi il poeta stesse usando la poesia per ricordare qualcosa o, meglio, qualcuno, che era presenza e che oggi ha mutato la sua condizione; nelle poesie successive, invece, si ritrova il Serino dei precedenti lavori, la sua forza e la sua radice, in un’analisi intima degna di nota e che mai abbandona i riferimenti culturali e artistici tipici di questo poeta.

La poesia di Felice Serino si apre sempre alle domande fondamentali, alle riflessioni filosofico-religiose, che fanno bene al lettore, ma anche alla rappresentanza italiana di questa scrittura, alla Poesia nostrana degli ultimissimi tempi intendo, spesso maltrattata con il trattare argomentazioni futili, quando non parli addirittura di questioni sterili con la scusa di essere specchio dei tempi. [Angela Greco AnGre]


https://ilsassonellostagno.wordpress.com/2022/03/11/estratti-da-afflati-di-felice-serino-con-una-nota-di-angela-greco-angre/#comment-17334

giovedì 10 marzo 2022

Corteggerò la bellezza - Da LA VITA IMMAGINATA.


 

Solitudine

 livido cielo è l'ora

del crepuscolo il vecchio

spalle curve bavero alzato

col suo dolore imbavagliato

lascia la panchina - se lo farà

un bilancio

tornando verso casa?

sguardo svuotato

ha lasciato pezzi di cielo: solo

con l'affetto dei gatti (ci divide 

la cena)

le frequenti

notti bianche

conta le ombre sul soffitto

che assumono sembianze strane