sabato 30 aprile 2022

Dalì - Ritratto equestre di carme Martinez Bordiù


 

nota di lettura a “La vita nascosta” di Felice Serino (di Giovanni Perri)

E’ appena uscita, nei tipi “Il mio libro”, l’ultima raccolta di poesie di Felice Serino “La vita nascosta” (pagg. 368, euro 22; 2017): un volume corposo a cui il poeta ha dato impegno e abilità nel combinare forme quasi al limite della palpabilità, tale è la materia dei suoi versi, sempre indicativi d’un limite da attraversare, una soglia variamente percepita a memoria di palpito o sollievo, come segnata a margine di un sogno. Ed è inconcluso e sovratemporale il sogno, girato nel cono di luce che lo svela.


Serino ha questo progetto di magia nei versi: poesia come attraversamento e sosta, domanda nella risposta; inventario di formule aeree illuminate e illuminanti: quasi fosse un tragitto segreto tra pareti di vetro da cui vedere. Spesso si nota un tentativo di infrangere il vetro, magari con un urlo, magari l’urlo fa solo tremare il vetro, ma quel tremore basta poco a capire che è la sostanza del nostro mondo interiore: un mondo clessidra, pieno di feritoie e nascondigli, tutto paure e desideri, bagagli con dentro il timore della felicità. Perché felicità è il Dio ascoso a cui Serino pensa con tutta la gravità possibile, cucendo lo strappo dell’amore-inquietudine, nella dicotomia essere/apparire, nella indomabilità del respiro di ogni minima luce da cui ripartire, nel desiderio di trascendere ogni possibile forma. Serino ausculta ed espande le onde magnetiche di un attrito originario: il battito del tempo, l’indefinita sosta nel regno dei sensi, ogni distanza immaginabile: ed è un vedere ad occhi chiusi ovvero un percepire, un ballare la danza obliqua della morte sublimando la vita nel brillìo di tutti i suoni.


Al centro la cifra altissima di versi capaci dell’azzurrocielo e del neromare, della terra che ha voce di uomini fatti angeli, vortici dove perdere mani e parola perché è lì la Vita nascosta, la forma entro cui è combinato ogni flash di pensiero, ogni sussulto capace di portarci in un altrove ri-generante.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Giovanni Perri





 

venerdì 29 aprile 2022

Dei miei detrattori


(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)


lasciai alla terra il corpo-zavorra

da cui forse con sollievo mi trassi


se sia ala d'angelo a coprirmi

il disonore -si dirà- ora che

s'una misera tomba s'accanisce

dei miei detrattori il ghigno

feroce e lo sputo


Dalì - La piscina delle lacrime

giovedì 28 aprile 2022

Latitante la musa

 

sillabe cadute dagli occhi

l’ingoio di stelle a svanire



"credi resistere ai piaceri della tavola

ma dai che hai -fidati-

il colesterolo buono":



questo 

salvi dal tuo dormiveglia - relitti

a galleggiare sul mare ipnagogico



tenti trarne una poesia

giri in tondo con le parole - latitante

la musa




martedì 26 aprile 2022

Fuori dall'ordinario


la realtà non è da sé

è la mente che la crea

asseriscono alcuni illuminati


va da sé 

che ti stimolano pensieri 

fuori dall'ordinario


mentre un gabbiano ti fa il verso

sorvolando l'immaginario orizzonte


26.4.22



lunedì 25 aprile 2022

Le voci remote


un’accoppiata

di parole o una frase

sentita o letta risuonano e

sono una fitta

nella mente che inizia a elaborare



il letto del fiume

è un sudario

che raccoglie le voci remote

delle anime in sogno fermatesi lì

sotto la luna menomante

di Seferis



Ghiorgos Seferis, poeta greco - 1900- 1971



Dalì - L'angelo di Portiligat

domenica 24 aprile 2022

Il grande dittatore - Discorso all'umanità


 

Lei dalle snelle caviglie


avvenne in me un parapiglia

si sconcertarono i miei neuroni

come lei apparve -il rigoglioso seno e

le giunoniche forme- nel suo incedere al 

Valentino



ogni tanto in sogno rivive

evanescente figura



inarrivabile

lungo la coda dell’occhio

lei dalle snelle caviglie

sabato 23 aprile 2022

Dalì - Venere e cupidi


 

RECENSIONE SU POMEZIA-NOTIZIE

 N. 5 -maggio 2016

FELICE SERINO

FRAMMENTI DI LUCE INDIVISA

Centro Studi Tindari Patti (ME) 2015, Pagg. 120, euro 10


Felice Serino è campano di Pozzuoli, nato nel 1941; autodidatta, vive a Torino. La recente raccolta Frammenti di luce indivisa, si divide in cinque sezioni (Di luce indivisa, Dai cieli del sogno, Ladro di parole, In divenire, Trasfigurazioni e dediche). La prefazione è a cura di Lorenzo Spurio, il quale afferma che la poesia del Nostro è pervasa dal sogno e dal surrealismo, spiega che il riferimento agli altri da parte del Poeta, sta a indicarne il desiderio di conoscenza dell’ aldilà.


La prima impressione che si ricava dalla lettura è il linguaggio sciolto e scorrevole, colorito e a volte divertito. Assenti sono i segni di interpunzione e le maiuscole ad inizio poesie; e presenti sono echi letterari espressamente indicati. Ricorrente è la parola ‘morte’, ecco perché perfino la bellezza di una rosa è respingente con le sue spine; perciò mettiamo in dubbio la presenza di Dio, nondimeno sul sangue di Cristo abbiamo costruito una comunità solidale.


Nella visione di Felice Serino troviamo esempi edificanti quali Madre Teresa di Calcutta, Erri De Luca, Gino Strada  di Emergency; ci invita a riguardarci dai falsi amici, novelli Giuda. Basti percorrere la crocifissione per renderci cono della mutevolezza e molteplicità della tipologia umana. Si mostra compassionevole verso i poveri, i malati di mente, i disadattati. Un continuo confronto tra angeli e demoni in cui è avvenuto il miracolo della conversione del dissoluto Agostino, forse perché Dio ha bisogno di noi; perciò conclude di affidarci alle Sue mani.


L’Autore commenta che siamo fatti di cielo, eppure ne abbiamo tagliato il cordone ombelicale. Nell’alternarsi della vita e della morte, il Poeta si affida al sogno. Ricorda a Nelo Risi cosa significhi amare. Con linguaggio colorito, sulla vita considera “se ci pensi/ vi si entra con uno schiaffo e/ se ne esce con una/ manata di terra” (pag. 69). Sa di esprimere parole, ma muove un rimprovero ai critici che “ti mettono a nudo sulla pagina-lenzuolo/ ravvivano il grido di luce/ della parola sofferta/ concepita nelle viscere” (pag. 76).


Felice Serino nei suoi Frammenti di luce indivisa parla della vita, ma anche della morte: basta raccoglierne i frammenti, ordinarli secondo “l’aleph del poeta cieco” Jorge Luis Borges (in un infinito numerabile, si direbbe in matematica). Il Poeta vuole dare la voce a chi non l’ha, come nel caso degli ammalati di Alzheimer, al grido d’aiuto del senzatetto dato alle fiamme, delle tante vittime dell’11 settembre (2001 a New York) che gli richiamano gli anni di piombo in Italia. Pensa all’esempio di San Francesco e a volere scacciare da sé il “mal du vivre”. Dichiara di trarre ispirazione da Dario Bellezza, da Nicodemo e da altri. Tiene presenti Ungaretti, Alda Merini, ”segregata incompresa crocifissa”, Emanuel Swedenborg, Rimbaud, Walt Whitman, James Dean, Hemingway; e pensa all’amico poeta Flavio che l’ha preceduto nella “via dell’Inconoscibile”. Nomi ed eventi che cita il Nostro, possono sembrare sbavature poetiche, nondimeno essi sono il tentativo di un mondo ricostruito.                                                                                                                                                                      Tito Cauchi


venerdì 22 aprile 2022

Le sfiorite rive del cuore

 



le sfiorite rive

del cuore e la verde

età fuggitiva



ahi i segnacci 

rossi sui quaderni



-simboleggianti nell’inconscio

gli errori adulti che

ti segnano la vita



e in lampi di ricordi

quella corsa 

dei grembiuli come ali 



in voli bianchi verso 

casa


Landa snow (da Google)

(Le immagini possono anche non essere attinenti al testo.)

giovedì 21 aprile 2022

Assonanza


dov'è resettata

da ogni ammennicolo la mente

lì è itaca del cuore


vi è assonanza

coi tuoi morti

risaliti dal mare a custodirti


21.4.22




mercoledì 20 aprile 2022

La vita interiore


dirla "potenziale" questa mente

fin quando non sarà espansa 

e unificata nella primaria 

origine



di sogni e di pene

-scritte su cieli di carta-

e di effimere gioie

come la felicità che sempre sfugge



lei si nutre



abbeverando del sangue 

della passione

la vita interiore

Frammento di luce

 


martedì 19 aprile 2022

La vita infinita


con l’avvicendarsi degli anni

si risvegliava in te il bambino

negli ultimi tempi

c’era sempre lei a rifarti 

il letto a tagliarti la carne

il tuo angelo 

premuroso

che non ti perdeva di vista un momento



eri un omone- bambinone

te ne sei andato troppo presto

quel giorno vedevo al tuo capezzale

nei tuoi occhi cerulei veleggiare

la vita infinita



ph da web

lunedì 18 aprile 2022

Lacerazione

 


ragazzi strafatti

che han preso la china d’una vita 

contromano



ragazzi che s’ attraggono 

e vivono come se

non vivessero



invecchiano dentro gli specchi o da 

hikikomori



abita il loro sangue una notte che

si lacera all’ infinito



-le famiglie:

da raccoglierne i pezzi



ragazzi che bruciano

bruciano come candele



Collage (mio)

domenica 17 aprile 2022

Versi di Tahar Ben Jelloun

Senti ancora cosa dice François:

Bisogna che la vita non sia altro che questo:

il traino dei morti

che ci hanno abbandonati,

re ridicoli?

Ogni giorno, le cicogne delle età

attraversano i miei sogni.

Vanno verso la vasta prateria,

dove oziano dei volti

tutti i volti dei morti

che hanno dimenticato i vivi

e che piangono, da così tanto tempo,

e così dolcemente, nella nostra galassia.


(da: Ballate ebraiche")


.

Signore ascolta...


Mi si chiude la notte intorno agli occhi

come un cerchio.

Il polso mi mutava il sangue in fiamme -

ma intorno a me tutto era grigio e freddo.


O Dio, io sogno morte

anche nel vivo giorno - la bevo

nell'acqua, mi soffoca nel pane.

Per la mia tristezza

manca ogni peso sulla tua bilancia.


Signore ascolta...

cantai nel tuo diletto

colore azzurro il tetto del tuo cielo  -

ma nell'eterno tuo respiro

non destai il giorno. Quasi si vergogna

innanzi a te il mio cuore

della sua sorda cicatrice.


Che ne sarà di me? O Dio!!

Perché ho guardato nelle stelle

e nella luna ancora e in ogni valle dei tuoi frutti.

Nell'acino è già guasto il vino...

E ovunque - l'amarezza - in ogni seme.



 

Fogli-aquiloni


impregnati dell'humus dell'estro

del vasto respiro di cielo

svolazzano s'impennano appena

liberati dall'artefice dei versi

-suoi non più suoi-

a volerli divulgare per il mondo




sabato 16 aprile 2022

R.E.M. - Everybody Hurts


 

Recensione di Michela Zanarella

 Felice Serino


Cospirazioni di altrove

di Michela Zanarella



La cospirazione è quell’accordo segreto che serve a modificare e cambiare radicalmente una situazione. Felice Serino con la sua raccolta poetica “Cospirazioni di altrove”, Edizioni Virtuali Il Basilisco, ci accompagna in punta di piedi, “in segreto”, nella scoperta di un altrove, in quei misteri che girano attorno alla vita.

La prima poesia è una dedica dell’autore a Stephan Mallarmé, il teorico più lucido della poesia simbolista. (Tenue rosa d’albore/ nel cuore fiorite di cielo). Serino proprio come Mallarmé sogna di evadere in un mondo di incontaminata purezza, vuole raggiungere l’anima delle cose attraverso la poesia.

E’ così che Serino si fa intermediario tra il visibile e l’invisibile, depurando il linguaggio da incrostazioni lessicali troppo rigide. Da “Ho sognato di essere trasparente”: “vortico in un vento/ di luce/ da fenditure di un sogno/ spio il mondo”. La parola si fa trionfo di purezza e riesce a radicarsi in profondità nel cuore del lettore rendendolo testimone di un repertorio intimo inesauribile.

Felice Serino trae ispirazione da frasi, concetti, pensieri di altri poeti e scrittori, rimodella a suo modo immagini e sensazioni forgiando i versi di un’ autentica intensità e sincerità espressiva.

Da una frase di Erri De Luca è nata “Consapevolezza dell’essere” (“… ma il cuore che non può morire/ infiniti universi racchiude”).

Erri De Luca diventa così la sorgente dove Serino abbevera il suo “magma” poetico. Anche lo scienziato e inventore Emanuel Swedenborg offre involontariamente al poeta una forza creativa particolare. Swedenborg è stato uno dei pochi a sostenere di essere in grado di comunicare con l’aldilà (…).

Felice Serino in “Emanuel Swedenborg” sembra entrare in contatto con lo scienziato, si affida alle sue virtù sensoriali fin quasi a supplicarlo: “lascia Emanuel che entri/ nel tuo Sogno”.

La rivelazione sistematica di radici di fede prende sempre più piede nell’opera di Serino, il quale con molta umiltà si avvicina all’ Assoluto chiedendo misericordia.

Il poeta tenta una personale conquista nell’interiorità, conservandone echi, trasparenze e sospensioni, conservando in segreto il “raggio verde” delle parole.


Sulla rivista “Noialtri” – aprile/maggio/giugno 2011



venerdì 15 aprile 2022

La verità è un lusso


la verità è un lusso dice quel padre

che non ha ottenuto giustizia dopo anni

per il figlio falciato in una rapina

trovatosi per caso lì in quel frangente



dice -un sasso sul cuore-: forse

è di un altro mondo la verità

-tutto come sempre

insabbiato prescritto



nessuno sa -

e sulle coscienze crescono peli

Ricambio d'ali su Arteinsieme

Ricambio d'ali 




mercoledì 13 aprile 2022

La stanza viola


la stanza viola della mente

veste l’anima

del quadro in cui ti perdi



dalla tela vedi crearsi 

iridescenze -e il sangue 

si spande nei colori-



presenze 

daliniane

erompono dal sogno


Marc Chagall - Le Paysage Bleu

martedì 12 aprile 2022

La stanza del cuore


custodirvi l’essenza

primaria - 

il suo fiato il suo mistero



è creativa la stanza del cuore: 

la vedi tappezzata 

dalla immensa pagina del mare



dove scrivere i sogni

con l’inchiostro della notte



vi respirano sinergie d’altre 

dimensioni



Marc Chagall - La baia degli angeli

lunedì 11 aprile 2022

La pista del sangue


sconvolgere i cieli

vorresti?

rapportare il mondo

con l’ asettico tuo doppio?



chi vuoi che spezzi

per te una lancia

se vai col lupo 

seguendo la pista del sangue



in modo sistematico

vedrai crescere detrattori

a stigmatizzare le tue fisime



uomo di cartone



Botticelli - La nascita di Venere

domenica 10 aprile 2022

La passera



memore della bella accoglienza

me la trovo sul davanzale ogni mattina

per "condividere" la colazione



è d’un piumaggio lucido e vellutato

l’ho chiamata "nerina"



sempre puntuale

precisa come un orologio svizzero



chissà mi chiedo

chi troverà ad accoglierla quando

anch’io avrò messo "un paio d’ ali"



Alla Reggia di Caserta (foto mia)

sabato 9 aprile 2022

Apollo e Daphne - Gian Lorenzo Bernini


 

VA OLTRE IL SEMPLICE VERSO O LA PURA PAROLA

 



Felice Serino, poeta campano e residente nel capoluogo piemontese, ha pensato bene di pubblicare le sue poesie più riuscite, tratte da quattro volumi (“Il dio-boomerang” 1978; “Frammenti dell’immagine spezzata” 1981; “Di nuovo l’utopia” 1984; “Delta & grido” 1988, in un’opera unica inserendo anche la sua ultima silloge “Idolatria di un’assenza”.

Ed è proprio questo il titolo che Pino Tona in apertura così sintetizza: “Le poesie della presente raccolta non hanno metrica e non godono della musicalità della rima: ubbidiscono solo all’estrosità della penna matura dell’autore che ha avuto il pregio di far scandire senso e doppio senso senza mai stancare la sensibilità del lettore”.

Giustamente, è la maturità dell’autore che si erge a vele spiegate in una forma soprattutto particolare e suggestiva: il ritmo incessante, le frequenti parentesi, l’ambiguità, l’importanza del significante, di ciò che va oltre il semplice verso o la pura parola.

Ma Serino è anche poeta di “fondo”, sa stare in superficie ed è agile nel penetrare dentro, sino alla radice delle cose: “la vita: unghiata sulla carne / del cielo: un grido / rosso come il cuore”; il suo grido si alza, là dove necessita, nell’universale stordimento degli eventi: “ma sarò ancora la denuncia la voce / di chi non ha voce sarò il suo sangue che urla / la storia attraverso i miei squarci”.

Bravo è il poeta nella costruzione delle frasi, le quali condite anche da opportuni enjambements invitano a lunghi respiri. Un gioco suggestivo che sottolinea il forte impegno tecnico: “gli anni che il volto grida l’amore / cristallizzato le notti che si spaccano alla volta / del cuore absidi-di-nuvole le ipotesi / di vita o voli della memoria oltre l’urlo” oppure: “tua anima di uomo-di-carta / fino a farla sanguinare nel grido / dell’inchiostro guardarti dal di fuori tra idoli / famelici che ti fanno / a brani mentre bagliori d’insegne scheggiano la / coscienza lampeggiando”.

Continuando nel mondo seriniano, si nota la penna del nostro autore affilarsi come lama e accendersi come fuoco: “da albe incancrenite si alzano babeli / che imbavagliano il grido / di coscienze impiccate / a capestri di profitti” per poi subentrare una voce pacata, quasi melanconica: “detrito / dei delta ove tendi senza / foce le braccia rotte / di solitudine e sei come / giuda col tuo peso / di terra”.

Il rammarico di Felice Serino, in quanto troppo premurosamente “lasciamo il posto alle macchine”, nell’insensatezza di certi giorni, di una vita che forse è legata a troppe regole (lo stesso Blaise Pascal a suo tempo disse che “le leggi sono leggi non perché sono giuste ma perché sono leggi”): “al trillo della sveglia c’è chi si fa / il segno della croce mentre al piano / di sopra un altro forse apre il giorno con una / bestemmia c’è chi sventola una bandiera / di carne e chi miete denaro di / sangue uno chiude l’anno con un volo / dall’impalcatura mentre la donna del magnate fa il bagno / in 200 litri di latte vedendo distratta / i cristi del terzomondo in tivù”.

Il quadro poetico di questo autore, sfogliando il suo “Idolatria di un’assenza” è una continua scoperta di immagini vive viste anche al microscopio e, forse più suggestive, da un’ altezza e un’angolatura sempre differenti: “li inghiottirà una fuga / di luci la città verticale / allucinata: la sua bava / di ragno che tesse latitanze” là dove l’uomo si aliena da se stesso anziché dal resto del mondo: “recita la propria morte e finge / di fingere per essere autentico”.

Ed è poeta colui che piange e ride (riprendendo il caro concetto pascoliano) come un fanciullo; ma è anche colui che fra le mani si nasconde il volto nella tenera paura di riuscire a capire: “lancerà l’orso il suo / anatema / sugli uomini e la loro cecità / per non aver posto un albero tra / sé e la sua fine”.


Fabio Greco

[“reportage” – n. 21/’94]


venerdì 8 aprile 2022

Da quando la mano


tra fiammate d'odio disumanante

aggriccia il cuore del mondo


da quando la mano di caino 

si levò e fu un rovinio di cieli

continua a splendere il sole

su acroteri del nulla 

e l'uomo a vestire simulacri


si grida alla giustizia mentre 

il piatto della bilancia pende

per la vergogna dell'homo sapiens




da web


martedì 5 aprile 2022

La musa latitante


dalle vene del buio

-dove a raccoglierti

vuol chinarsi l’amore-



defluisce arido sangue



stai come

quel gabbiano dall’ala spezzata



che non sorvolerà il suo mare





Angelo Marini - Eva blu


lunedì 4 aprile 2022

* da web


 

La ferita


si è assuefatti impermeabili

ad ogni evento il più cruento

asettica aria asseconda un vuoto 

di umori non fosse per il grido 

della pianta alla radice

la sua ferita bianca


domenica 3 aprile 2022

Fra sogno e realtà

 

Quell’onda che ti tiene lieve - Felice Serino – Urso - Pagg. 56 - ISBN 978-88-6954-242-8 - Euro 10,00




E tre, verrebbe da dire, perché con questa sono tre le raccolte di poesie di Felice Serino che ho avuto l’opportunità di leggere. La prima, che mi ha fatto incontrare l’autore, è stata Dalle stanze del cuore e della mente, una sublimazione della parola, la seconda è invece stata Sopra il senso delle cose, una silloge che, recensendola, ho ritenuto di definire frutto dell’esperienza e della creatività. Del resto il poeta, di origini napoletane, ma dimorante a Torino, è un artista di lungo corso che via via negli anni ha affinato il proprio modo di verseggiare, e ciò è facilmente riscontrabile leggendo le sue composizioni in ordine temporale. Questa che ora ci occupa si inserisce cronologicamente, almeno come epoca di pubblicazione, in posizione intermedia, senza segnare una marcata evoluzione e fermo restando quella ricerca introspettiva che è materia propria dell’autore uso ad approfondire con progressività. Nel contesto di ricerca di ciò che può rivelare il proprio Io si nota particolarmente, apprezzando, una visione evanescente che dona particolare fascino, ammantando il verbo di magia, all’intero corpo come in Angelo della luce: adagiati creatura del sogno / sulla curva del nostro abbandono / la lontananza è ferita insanabile / un cielo d'astri divelti / e tu balsamo sei / -tu orifiamma tu altezza / sognato stargate - /dove voce insanguinata c'inchioda / dalla caduta. Sono versi che tendono a volare, a superare confini naturali per congiungersi a un mondo di fantasia, la cui porta, lo stargate, è in attesa di essere valicata. In questo universo che si potrebbe definire poetico Serino s’invola, novello Ulisse verso un’Itaca che è la propria dimensione interiore, un’avventura senza fine in cui conta di più la conoscenza che si incontra nel percorso che il raggiungimento della meta (da Sull’acqua: sul grande mare del sogno / veleggiano i miei morti / gli occhi forti di luce / con un cenno m'invitano / al loro banchetto sull'acqua / d'argento striata / m'accorgo di non avere / l'abito adatto / cambiarmi rivoltarmi / devo / vestire l'altro da sé .). E tutto procede in una sorta di limbo, un sogno che porta ad altra dimensione, e in cui con maggior chiarezza è possibile leggere dentro di sé, in una visione che continua a essere evanescente, una sorte di ectoplasma che avvince e respinge (da L’elemento celeste: tornerò ad essere pensiero espanso / quando dalla scena / sarò sparito / dove si curva all'orizzonte il mare / sarò forse atomo / fiore o stella e / in estasi / mi unificherò all'elemento che da sempre / mi appartiene). Si resta attoniti, anche sgomenti spettatori di una metamorfosi, di una trasformazione che è un’implosione della persona stessa, e, comunque, il tutto si riassume, si comprende con chiarezza in questi versi, con cui vorrei chiudere la recensione di un’opera complessa, ma dall’indubbio fascino: da In vaghezza di sogno “ ti rigiri e vedi -in vaghezza di sogno / un te estraneo vagare / per strade buie e vuote / come un san sebastiano a trafiggerti / gli strali della notte – senti / recalcitrare / in te l'uomo vecchio - ah convivere / con gli umori di un corpo-zavorra / ti avvedi d'aver perso le chiavi / di casa mentre un gallo / canta / in lontananza ed è l'alba “.

Renzo Montagnoli

Inserito su Il Domenicale di amArgine di Flavio Almerighi

https://almerighi.wordpress.com/2022/04/03/gioielli-rubati-190-carla-vigano-luca-gamberini-silvia-de-angelis-maria-allo-filipa-moreira-da-cruz-valerio-gallerati-felice-serino-maurizio-manzo/?fbclid=IwAR30rfJP24Su5zUZttZ3MLroaLOW9iEtFPVMvHg0aQFvPRMtSXabzEuZRbE 

sabato 2 aprile 2022

Alessandro Puttinati - Paolo e Francesca


 

Giovanni Perri su “Trasparenze” di Felice Serino

 Poeta prolifico e di lungo corso, Felice Serino compone per accensioni. La sua è una poesia che non dà risposte ma interroga, e chiedendo, sigilla un piccolo mistero musicale. Ecco: per Serino il canto è ciò che di sacro ci accompagna nell’Oltre da cui veniamo, il mezzo per accedere all’inconoscibile che ci sovrasta, il punto azzurro nel cerchio che fa alta la vita.


C’è sempre una luce, un soffio di parole, l’anelito di un angelo guida; e poi c’è un uomo chiuso nella sua carne, e già sollevato oltre sé stesso, nella misericordia del giorno, liberato da ogni gravezza, da ogni impurità.


Per Serino il canto è comunione dei vivi e dei morti, perché questo è il posto dove lui vuole stare, questo il suo interminabile nostos, ed è questo, mi piace aggiungere, il crocevia dell’eterna poesia.


Ma la poesia è guardare con occhi anche l’attimo che accade, anche il male che vi declina, pungerne l’anima oppure tirargli il succo di una più intima verità.


Con un continuo affiorare di lampi onirici egli però intercetta sempre una speranza, rivolta il disincanto in gesto di preghiera, ci proietta in un comune desiderio di salvezza che è anche attraversamento del mistero, un mistero tutto da decifrare per una vita colma di senso.


Nel verso che nasce da una oscura cagione, e per questo si trattiene nella più piccola scaglia di luce, egli ripone il seme più prezioso che ha: la sua parola, il suo terzo occhio.


Con “Trasparenze” 2020/2021 (www.poesieinversi.it), Serino ci accompagna in un cammino di conoscenza, fatto di svelamenti meditati o improvvisi, in cui ognuno è chiamato in causa, perché parte di un tutto. Nel verso quasi imprendibile eppure molto lucido, si tirano le somme di un percorso lirico autentico e degno di ancora molta considerazione per chi lo legge oggi e per chi lo leggerà nel tempo a venire.


Giovanni Perri


venerdì 1 aprile 2022

Afrodite e Hermes - Sandro Botticelli


 

La mano disegna nell'aria


la mano disegna nell’aria

il suo profilo indugia

su bocca naso e occhi



la mano della mente ben conosce 

quei dettagli come la madre 

che l’ ha generata - Nina stella

del cielo che mi cammina nei sogni



ora sono aghi 

che trafiggono

nell’ accendersi nel sangue 

la mai sopita passione



mentre la mente disegna

dove fermenta il cuore