martedì 27 giugno 2023

GRAZIE!

 RIMGRAZIO CHI MI HA FINORA SEGUITO.

MI TRASFERISCO QUI:

https://assonanze2.wordpress.com/


BUONA ESTATE E BUONA LETTURA!


N.B.: iL BLOG NON VERRA' ELIMINATO. SAREBBE UN PECCATO NON TENERLO COME ARCHIVIO: VEDI LE SETTE RICCHE PAGINE CONSULTABILI.


Anime che si cercano


(ispirandomi a Borges e Pessoa)


anime che si cercano

vestite di apparenza

siamo: forme passeggere


giriamo in tondo senza

mai trovare il centro


lontani da noi siamo


sulla pagina del cielo una mano 

d'aria scrive di noi

e delle nuvole


(2021)

lunedì 26 giugno 2023

Dei miei detrattori


(Diocleziano, uno dei più odiati della storia)


lasciai alla terra il corpo-zavorra

da cui forse con sollievo mi trassi


se sia ala d'angelo a coprirmi

il disonore -si dirà- ora che

s'una misera tomba s'accanisce

dei miei detrattori il ghigno

feroce e lo sputo


(2021)

sabato 24 giugno 2023

Simbologia delle vocali





In una sua poesia Rimbaud assegna un colore diverso a ogni vocale. Secondo il poeta, il senso delle vocali si può riassumere così: A, nero; E, bianco; I, rosso; U, verde; O, azzurro. Egli usa poi questa tabella con paralleli basati sull'esperienza sensoriale. A tale proposito, Ernst Junger nel suo saggio L'elogio delle vocali * fa questa considerazione: "Poiché Rimbaud possiede uno sguardo che sa spingersi anche al di là della pura sfera artistica abbiamo qui un sintomo della profonda diversità fra le lingue. In ogni caso, ci sentiamo piuttosto inclini ad associare la A e la O al rosso e al giallo, colori di luce, mentre la I e la U sono più vicini ai colori della terra". E ancora: "Nella sua Filosofia della composizione Poe definisce la O la più sonora delle vocali. La A è l'aquila, la O è il falco dell'universo sonoro". "Noi usiamo per la O un ideogramma che riproduce la forma dell'occhio". Secondo Junger, infine, la A significa verticalità e ampiezza, la O altezza e profondità, la E il vuoto e il sublime, la I la vita e la putrefazione, la U la generazione e la morte. Nella A invochiamo la potenza, nella O la luce, nella E l'intelletto, nella I la carne e nella U la terra materna, i sepolcri, l'età remota di Saturno.


Concludiamo questo breve excursus con la bella frase di Jacob Grimm, secondo cui "alle vocali nel loro insieme va attribuito un carattere femminile, alle consonanti un carattere maschile".


* Ernst Junger, Foglie e pietre, Adelphi 1997


© Felice Serino





















venerdì 23 giugno 2023

Il fiat


"essere"

più del mondo vissuto


impastati di terra e di Dio -

di Lui il dito

la saliva il fiato


il fiat della luce


rientrare 

come scriccioli varcando la "soglia" 


baciati dal sole della morte


22.6.23

giovedì 22 giugno 2023

Fuori dall'ordinario


la realtà non è da sé

è la mente che la crea

asseriscono alcuni illuminati


va da sé 

che ti stimolano pensieri 

fuori dall'ordinario


mentre un gabbiano ti fa il verso

sorvolando l'immaginario orizzonte


(2021)

martedì 20 giugno 2023

Assonanza


dov'è resettata

da ogni ammennicolo la mente

lì è itaca del cuore


vi è assonanza

coi tuoi morti

risaliti dal mare a custodirti


(2021)

lunedì 19 giugno 2023

Fogli-aquiloni


impregnati dell'humus dell'estro

del vasto respiro di cielo

svolazzano s'impennano appena

liberati dall'artefice dei versi

-suoi non più suoi-

a volerli divulgare per il mondo


(2021)

sabato 17 giugno 2023

Freschi di stampa

https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=70&det=24852

Oneiros

 



Il mondo apparente potremmo paragonarlo a una serie innumerevole di macchie o incrostazioni che, sovrapposte al Disegno originario della Bellezza infinita, rendono quest'ultimo invisibile a occhi di carne.

Tuttavia, il numinoso si lascia a volte "visitare" con lampi fugaci in veste onirica, tramite "presenze" costituite da archetipi.

Il sogno in se stesso possiede un evidente carattere numinoso. Esso è una seconda vita.

Più d'uno ha scritto che il sonno è il fratello minore della morte, e che il sogno sarebbe il cordone ombelicale con l'aldilà.

Il sogno, via regia per l'inconscio e sua autorappresentazione, si esprime col linguaggio dei simboli. Un sogno può essere concepito come un dramma in cui noi recitiamo tutti i ruoli, quello di attore, regista, autore, suggeritore, e anche quello di spettatore.

I sogni sono la voce della nostra natura istintiva e animale; la voce della sostanza cosmica che c'è in noi. Per Roger Callois i sogni hanno lo stesso senso della forma delle nuvole e dei disegni delle ali di farfalla. Filosofi come Platone, Aristotele, Pitagora, espressero la loro credenza nel carattere profetico dei sogni. Famoso fu il sogno del presidente Lincoln il quale "vide" la propria morte; impressionanti furono i sogni profetici di Edgar Cayce, uno tra i maggiori sensitivi del suo tempo.

Secondo gli antichi oniromanti, i sogni veritieri uscivano da una porta d'avorio, quelli falsi da una porta di corno.

Poiché tutto soggiace a errore, sostenne Cartesio, le immagini che vediamo a occhi aperti varranno quanto quelle che scorgiamo in sogno. Dice Guglielmo Marra: "Il sogno è lo specchio dove la veglia si riflette e si incontra con la sua immagine negativa"; e ancora: "Il sogno avrebbe la funzione di valvola, attraverso la quale si scaricano le tensioni accumulate durante la veglia" (Il mistero dei sogni, Meb Editrice).

Il doppio dell'io che vediamo in sogno è come l'immagine di Narciso riflesso nello stagno. Nei sogni sul "doppio", nella letteratura cinese, si avrebbe un io che sogna un altro io che incontra un altro io.

Possiamo dire che il sognare presenta una qualche somiglianza con la creazione artistica; esso "è matrice dell'arte" (Proust).

Dice Schopenhauer che il sogno è una breve pazzia e che la pazzia è un lungo sogno. Abercrombie afferma che vi è una notevole analogia tra i fenomeni mentali nella follia e nel sogno.

Potremmo paradossalmente paragonare questa esistenza materiale a un sogno rispetto alla vita eterna o Realtà del Sé (totalità interiore dell'anima), allo stesso modo in cui il sogno stesso è tale rispetto alla vita mortale (un sogno nel "sogno").

In definitiva, siamo noi il sogno del Sé, o è il Sé il nostro sogno?


© Felice Serino


venerdì 16 giugno 2023

Pubblicazione LA VITA IMMAGINATA

 


E’ appena stata pubblicata da Youcanprint la mia voluminosa raccolta quinquennale, e presto sarà disponibile su tutti gli store. Il pdf è scaricabile qui: https://questallumaredanima.files.wordpress.com/2023/06/felice-serino_la-vita-immaginata.pdf

Da quando la mano

 



tra fiammate d'odio disumanante

aggriccia il cuore del mondo


da quando la mano di caino 

si levò e fu un rovinio di cieli

continua a splendere il sole

su acroteri del nulla 

e l'uomo a vestire simulacri


si grida alla giustizia mentre 

il piatto della bilancia pende

per la vergogna dell'homo sapiens


(2021)

giovedì 15 giugno 2023

La ferita

 

A morning in March - c. 1920


si è assuefatti impermeabili

ad ogni evento il più cruento

asettica aria asseconda un vuoto 

di umori non fosse per il grido 

della pianta alla radice

la sua ferita bianca


(2021)

martedì 13 giugno 2023

Estiva


-davvero c'è un'altra vita? o

è solo nella tua testa- pensa


gli scivola dalle mani il libro


ora lontanissima

gli giunge la voce del mare


plana un gabbiano su

una solitudine d'anime


13.6.23

lunedì 12 giugno 2023

L'essere e il nulla


"credo nella resurrezione della carne"


pensa all'essere impermanente ma

anche che l' "essere" non cade nel nulla


pensi: ed è già essere per sempre


l'essere può frangersi in un gioco di specchi

ma non cadere nel nulla


il nulla non esiste


(2021)

domenica 11 giugno 2023

Quasi estate

 




sole ad asciugare le ossa

e i panni in un'ora


il vecchio sofferente aspetta 

il sole della morte


giocano bambini alle giostre

sotto l'occhio vigile


non si può morire in giorni come questi:

non ti aspetti


che il criminale si svegli al mattino

e inneschi la bomba nel nome di un dio


(2021)

sabato 10 giugno 2023

Lilith e il suo significato mitologico

 


Moses de Leòn nel Sèpher ha-Zohàr (XIII secolo), definisce Lilith come seduttrice di uomini e strangolatrice di neonati. Lo scrittore riporta una credenza che identifica Lilith con la regina di Saba. Nella tradizione kabbalistica Lilith è rappresentata come una donna nuda il cui corpo termina con una coda di serpente. Presso gli ebrei esiste l'usanza di appendere amuleti sopra il letto delle partorienti. In La kabbalah e il suo simbolismo (1960), Scholem riporta una credenza narrata nel 1717: "Credono [gli ebrei] che quando un uomo perde il seme con l'aiuto di Mahlat e di Lilith, ne nascano spiriti cattivi". In letteratura si ricorda che Victor Hugo dedica a Lilith una lunga poesia, in La leggenda dei secoli (1883). In La figlia di Lilith (1889), A. France la presenta quasi come una femminista. Un'altra poesia dedicata a Lilith la troviamo nell'opera di A. Crowley Lo scarabeo alato (1910). Citiamo ancora Primo Levi col suo Lilith e altri racconti (1981) e Anais Nin con Venus erotica. Infine, uno sguardo al mondo della celluloide: il regista R. Rossen gira nel 1964 il film terrore Lilith, mentre si fa notare in modo particolarmente incisivo nel 1970 il film di K. Anger Lucifer rising. 

Si ricorda che Lilith in astrologia è considerata la Luna Nera; dallo studio dei transiti nei vari segni, e Case, si possono verificare gli aspetti più nascosti della sessualità. Nella Luna Nera è racchiusa una sensualità priva però del potere creativo proprio di Plutone. Essa sembra essere un punto focale legato al nostro passato, alla nostra "matrice karmica". Secondo lo studioso Max Duval, essa è "il secondo fuoco dell'orbita lunare". Pare che questo presunto secondo satellite terrestre fosse noto al tempo della civiltà egizia col nome di Nephtys. Si narra che il diluvio di Atlantide sarebbe stato provocato da un satellite di materia oscura avvicinatosi troppo alla Terra; questo corpo diventerà appunto Lilith.La Luna Nera e Lilith hanno gli stessi significati simbolici: esse simbolizzano il potere inconscio femminile in veste moderna, la forza della sua emancipazione; il che ci porta a considerare giustamente i rapporti tra uomo e donna sostanzialmente modificati. (E' chiaro che Lilith spaventi il maschio tradizionale, che subito vede sorgere "complessi" di castrazione). Secondo la tradizione ebraica Lilith sarebbe stata la prima sposa di Adamo, la quale non volle sottomettersi al suo padrone, perché ella esprimeva l'uguaglianza dei sessi. La leggenda c'informa che Lilith, in seguito al rifiuto nei confronti di Adamo, fu allontanata da potenze superiori e sostituita da Eva.


Fonte: notizie liberamente tratte da I mondi ultraterreni, G. Berti, Mondadori 1998, e da Luna Nera-Lilith, F. Capone, Edizioni Capone 1978.


© Felice Serino

venerdì 9 giugno 2023

Poesie di Ezio Falcomer

 


Chagall - La vie



Chele d'amore


Sequele di aromi

umori estasiati

tutto mi porta

il vento di vita


un flutto sommerge

miei malati sapori


le chele del tempo

brezze sciupano e faville

al macero di gloria

di boria ostinata

ma non il cuore che ama


singulti di stupiti cantori

si diramano a radure


e l'amore è ormai

mio vizio e mia aria.



(Ezio Falcomer, “La vita picara”, Lanuvio RM, Narrativaepoesia, 2010)


.https://www.accademiadeisensi.it/2012/10/chele-damore-ezio-falcomer-la-vita.html




Prego le muffe


Del mattino io studio la freschezza 

e l’illusione, i promontori 

di parole vane, la gloria degli uomini. 

Della memoria i meccanismi 

sociali. Chiuso qui in convento, 

prego le muffe e i fantasmi 

del cuore, degli ancestrali volumi. 

Farnetico di spiriti, di oscuri 

sacrifici, di frutta lavata. 

Ho un’anima gentile e malata, 

ho i piedi nudi. Orecchie da sbarco, 

cervello svaccato, sogni. Ogni.




Zucche marce


A volte divento malato 

e amo i suoni 

della ferraglia arrugginita, 

dei cavi del tram che starnazzano, 

del fetore delle zucche marce. 

Amo il silenzio 

della folla distratta dai pensieri, 

delle vetrine 

imbambolate dall'attesa. 

Divento così malato 

che mi schizzo via 

da ogni orbita 

e il mio cervello 

è solo pieno di solitudine 

e formaggi stagionati. 

E non c'è un giorno da passare, 

ho solo bisogno 

di parole acide e convincenti 

e dell'eterno, 

come di una coperta slabbrata. 

Voglio cadere fuori dal tempo 

senza dare nell'occhio, 

facendo finta di sputare 

contro il muro.




Sei l'albore


Sei l'albore, 

Il turgido granturco, 

la viscera innamorata 

che mi conduce 

al di là del male. 

In te riposo, 

gioia e tristezza, 

indomito abisso 

io cerco, 

fine 

del dolore animale. 

Come un fiore, 

farmaco 

al mio essere scisso.




Sulla prora


Amo in questo

essere sulla prora,

in questo

sottrarmi al dolore,

aggiungere amore

alle radici dei fiori.

Alzo lo sguardo sul mare.

Linguaggio crittato

d’onde e spume,

illusorio sprofondare,

dimenticando la storia.

Senza più rancore,

né pirati,

né granchi dalle chele avvelenate.

L’oblio è lettura,

la lettura è preghiera.

Dimenticare sofferenza e fatica.

Nero silenzio abbacinante.




Macerie


E verrà il giorno in cui mi arrenderò,

camminando fra le macerie,

il cappotto rubato a un cadavere,

l'orecchio a un antica musica,

deposta la fatica detta vita.

Mi arrenderò e sarà un sollievo.

Avrò fra i denti

un sangue d'ironia,

il teatro emaciato,

silenzioso senza più bestemmie

e sudore di apprensivi guitti.




Ora di punta


È un'ora di punta come un'altra,

questa, delle dieci del mattino.

Mi dico: "Ho sbagliato tutto nella vita?

Forse dovevo arrendermi prima".

Ma i cieli sono in fiore

e le fogne emettono umiltà.

Dovevo fare tante cose

prima di arrivare a questo punto.

È accaduto tutto tanto in fretta.

Le stelle sono collassate

prima che io avessi il tempo di dire "beh".

Non ero preparato a nulla.

La vita mi è venuta addosso

come un treno.


https://www.alidicarta.it/autore/ezio-falcomer/testi#sc




Mi accadi


Mi accadi di meandri di baci

esulto in braci di averti

taci

svelami il dono di concerti sontuosi

di carne e d'afrori

assaggiarti d'amore

ah i tuoi sguardi

coloniali romanzi scabrosi.


(dalla raccolta "La vita picara", Lanuvio (RM), Narrativaepoesia, 2010, p. 105)


https://www.rossovenexiano.com/blog/ezio-falcomer/mi-accadi




Ezio Falcomer è nato a Concordia Sagittaria (VE) nel 1962 e vive a Torino. Lavora come insegnante bibliotecario e archivista nella Scuola Superiore. Ha un’esperienza di attore di prosa in teatro e in Rai, negli anni Ottanta. Dottore di Ricerca in Italianistica (1997), ha pubblicato Carlo Vidua. Un giovane letterato subalpino in età napoleonica (Alessandria, Dall’Orso, 1991) e altri lavori di critica letteraria su Camillo Sbarbaro, Eugenio Montale, Giacomo Leopardi, Carlo Goldoni, Voltaire, Piero Gobetti, Ippolito Pindemonte. Nell’aprile del 2010, Nerosubianco ha pubblicato il suo Vorrei vincere il nobel per la Fisica come Frank Einstein. Post comici, demenziali, ludicomaniacali. Nello stesso anno è uscita la raccolta poetica La vita picara (NarrativaePoesia, Lanuvio, RM) e nel 2012 Rottami d'oro (Ilmiolibro.it).

https://www.puntoacapo-editrice.com/product-page/luna-comica-ezio-falcomer

Mentori


ledi armonia se nel

voltarti

chiedi vaticini agli 

iperurani


mentori della volta

celeste dal volto 

rasserenante


(2021)

giovedì 8 giugno 2023

Avigliana

 



era solo ieri   guarda ti dicevo

in questa foto di famiglia 

sono quello che fa solecchi

e mia madre mi sorride


oggi il lago è uno specchio lucente

ove annegare le ambasce


tu 

nello scatto sorridi alle rughe 


mentre faccio solecchi


6.6.23

martedì 6 giugno 2023

Poesie di Alessia D'Errigo

 

Per l'amore che ho donato, mi donasti il mio destino

per le bacche che ho colto, una spina

per l'orgoglio che le mura impongono, un disgelo di beltade

un'ora di armistizio, di prelibata salvezza

per tutto quello che non sapevo e che non so

mi ci sono costruita piccole croci da abbattere

per quello che mi hanno fatto credere, io non sono più

se non acqua implacabile e sogni, piccoli cordogli

imbastiti a mano, sfibrati appena, a rimembrare la carne.

Ma io non sono, se non l'essere giunto alla deriva del Creato

partorito due volte, dalla madre e da sé stesso, e il terzo è

spirito santo che chiamano figlio, a lui spetterà il passaggio

di questo niente che s'affaccia dal davanzale, Egli, saprà.

Per amore che ho donato, per le bacche che ho colto,

per l'orgoglio che le mura impongono, un disgelo di beltade.




*



Come una rovina m'hai colta

con le parole che sedimentano nell'aria

dalla bocca, volando tra i rami, fosti

mangime per uccelli, conferendo il ristoro alle ali

solo con la tua bocca che si solidifica

pronunciando l'era infinita di ogni solitudine

massificata per sbaglio dal dolore. Come

dirti ch'è amore se preme schiacciando

il costato, se ingabbia ciò ch'è nato per volare.

Ma tu, no, tu parlami ancora dell'acqua, che al seguito tuo 

la mia gabbia arrugginisce e nessuna chiava l'aprirà

più, nessuno, se non la pressione lacerante, del suono

che imponi.



*



Ero stata aperta al tremore delle ombre, le avevo

imbevute assieme al muro del pianto, forzando le

nari al respiro, m'ero tesa disperata e disponibile

alle tue mani, alla violenza del sesso, all'estremo

Iddio, alla sfrontata mia volontà d'averti, ho giocato

tutto, intera e spersa, sul letto, svuotata nelle membra

nascituro dei miei sogni, iperbole del creato, per

averti la mia ferita, il sangue ho stilato, sacrificio

santo per la tua bocca, indomita e indomabile,

arresa sul fianco destro, sul guanciale di pizzo

tra il profumo del tuo pozzo, ed io, pazza.



*





è uguale a me la mia metà, uguale, a risanarne i confini

simile ad un clavicembalo, la mia metà che conta tre

quella dissodata dalla vita che tuba con la chiave dei sogni

quella che si regge a stento sui fianchi, smodata, con le traveggole

la mia metà che si mette a tacere assieme ad una rondine

che salta da ramo a ramo e scimmiotta dio, che s'infoia 

nel sentire assieme l'incanto e lascia cadere le rose dal grembo

la mia metà che piange e ride, e l'altra che tace.




*



Domani passerò sotto un arco di luppoli, andrò scalza, dissennata come al solito 

raccolta nelle mie stravaganze e dissensi, bacerò il greve passo della terra, 

l'interiora et parsimonia sua aspra astuta veritate. Il mio tunnel di ritorno che

domani sarà ancora domani e ci ripasserà la storia e gli avi,  in processione 

di lucciole, sotto il mio arco di luppolo fiore, ci passeranno in tre

patris et fili et spiritus sancti, a forgiarci bene nei corpi, saldi e stretti 

in reliquia e riposo. Amen.


.


* Alessia D’Errigo (via e-mail)

D'empiti


di fonemi

indiarsi


d'empiti


a capriolare nell'aria

presenze


ancora in fieri in ondivago

sogno


(2021)

lunedì 5 giugno 2023

Poesie di Fernanda Ferraresso


 

in ogni respiro sommerso un mondo

monologa tra le celle porpora una lingua 

che scrive e un'arca azzurra impronta

tra lo squero dei polmoni e gli attracchi degli alveoli

ere di fotoni quanti di cosmologiche invasioni

residenze di polveri e spore 

batterie di originali frequenze musiche

sonorità dei diari dove l'universo si compone

abitandoci

in continue manutenzioni di variabili 

in scritture e palinsesti di morfologie invisibili 

franando e ribaltando i suoi crinali 

in inedite scritture 

valichi innumerevoli di incessanti meraviglie


f.f.-SCRIVERE IL GRANDE VETRO 


.


una notte di opale

liscia la parete del cielo un azzurro senza gradini 

o balconate di nuvole

l’infinito una lisca grigio azzurra di confine 

dove tutto precipita in mare o

in un enorme campo di schiume

e attraverso il profilo del vento scivola

su un immenso

vetro sporco di addii e assenze

non canti non segnature

nulla è tangibile e si è

immersi 

una pozza intraducibile

irreversibile un brodo quantico

in cui tutto fluttua espandendosi e contraendosi

tra vita e morte come dentro una placenta inquieta

si propaga e poi si rompe come un lungo budello

da cui entrano le stelle e suoni che sono solo vibrazioni

evasioni di diapason balistici che tratteggiano il cammino 

di arcipelaghi di galassie quasar onde di materia e non

materiali d'eco scandagli luminosi tra frasi di buio e monolitiche

evasioni di spore a cavallo di meteo-riti

smaltati di vuoto adamantino nuovo zecchino l'indicibile 

racconto di un neutrino in cerca di una culla

tra incredibili elogi di particelle e atomiche di energia  

gravi danze nel grembo dell'origine  al centro del pozzo

un cristallino limpido 

tuo occhio o

un cratere della luna in un mare di immenso 

dove nel vacuo una notte si tuffa nell'opale delle lacrime

come da un balcone sul mare 

come nel più fecondo oceano di fiabe

in un teatro di voci 

nelle trasparenze delle ere.


f.f.- SCRIVERE IL GRANDE VETRO


.


Dire dire

dire bisogna sempre dire

dire tutto scoprire scoperchiare

anche l’infamia e forse più spesso la fame

che ci assale e ci divora che ci inchioda

alla paura di dire dove sta

la bestia che rimpolpa

lo sterco delle nostre ossessioni

la paura del diverso il terrore malcelato dell’estraneo

la stoltizia che raccatta la sua stessa misurata menzogna

l’isola il cerchio l’isolata furia

il volto della pietra ingoiato da medusa

e il torto e itaca e i viaggi

avanti e indietro dentro gli inferni coltivati

notte e giorno a ridosso della parola che ci crepa

la bocca e il cuore straripati in densità d’ansia

senza argini l’empietà si commisura all’assenza l’avarizia

che non vuole

condivisioni con nessuno.

Dire dire dire

come a voler testare la capacità di fare resistenza a noi stessi

a quella immune fragilità che non smette di doppiarsi

moltiplicarsi ferirsi e chiudersi

diramando l’ultimo proclama di silenzio

sancito dalla parola

la parola mai pronunciata

l’ultima esclusa.


f.f.- da L’isola e il cerchio- Terra d'ulivi Edizioni 2022


.

Fernanda Ferraresso è nata a Padova nel 1954, dove vive e insegna in un Liceo Artistico. E’ curatrice responsabile del sito web Cartesensibili.  In poesia ha pubblicato le raccolte: “Migratorie non sono le vie degli uccelli” e “Ombre come cosa salda”, (ll Ponte del Sale).



Visione




neanche il tempo di pensarlo

e ti ritrovi 

immerso in fondo all'oceano

lotte sanguinose avvengono

tra pesci di grandi dimensioni

quelli minuti sembrano sorriderti

la triglia ti fa l'occhiolino

la supremazia è la regola

negli abissi dell'oceano

come avviene in superficie

con gli umani

tra pesci piccoli e grandi


(2021)

domenica 4 giugno 2023

Solitudine

 



livido cielo è l'ora

del crepuscolo il vecchio

spalle curve bavero alzato

col suo dolore imbavagliato

lascia la panchina - se lo farà

un bilancio

tornando verso casa?

sguardo svuotato

ha lasciato pezzi di cielo: solo

con l'affetto dei gatti (ci divide 

la cena)

le frequenti

notti bianche

conta le ombre sul soffitto

che assumono sembianze strane


(2021)

sabato 3 giugno 2023

Poesie di Fernanda Ferraresso

 

Dipinto di Kateryna Kovarzh


in ogni respiro sommerso un mondo

monologa tra le celle porpora una lingua 
che scrive e un'arca azzurra impronta
tra lo squero dei polmoni e gli attracchi degli alveoli
ere di fotoni quanti di cosmologiche invasioni
residenze di polveri e spore 
batterie di originali frequenze musiche
sonorità dei diari dove l'universo si compone
abitandoci
in continue manutenzioni di variabili 
in scritture e palinsesti di morfologie invisibili 
franando e ribaltando i suoi crinali 
in inedite scritture 
valichi innumerevoli di incessanti meraviglie

f.f.-SCRIVERE IL GRANDE VETRO 

.

una notte di opale
liscia la parete del cielo un azzurro senza gradini 
o balconate di nuvole
l’infinito una lisca grigio azzurra di confine 
dove tutto precipita in mare o
in un enorme campo di schiume
e attraverso il profilo del vento scivola
su un immenso
vetro sporco di addii e assenze
non canti non segnature
nulla è tangibile e si è
immersi 
una pozza intraducibile
irreversibile un brodo quantico
in cui tutto fluttua espandendosi e contraendosi
tra vita e morte come dentro una placenta inquieta
si propaga e poi si rompe come un lungo budello
da cui entrano le stelle e suoni che sono solo vibrazioni
evasioni di diapason balistici che tratteggiano il cammino 
di arcipelaghi di galassie quasar onde di materia e non
materiali d'eco scandagli luminosi tra frasi di buio e monolitiche
evasioni di spore a cavallo di meteo-riti
smaltati di vuoto adamantino nuovo zecchino l'indicibile 
racconto di un neutrino in cerca di una culla
tra incredibili elogi di particelle e atomiche di energia  
gravi danze nel grembo dell'origine  al centro del pozzo
un cristallino limpido 
tuo occhio o
un cratere della luna in un mare di immenso 
dove nel vacuo una notte si tuffa nell'opale delle lacrime
come da un balcone sul mare 
come nel più fecondo oceano di fiabe
in un teatro di voci 
nelle trasparenze delle ere.

f.f.- SCRIVERE IL GRANDE VETRO

.

Dire dire
dire bisogna sempre dire
dire tutto scoprire scoperchiare
anche l’infamia e forse più spesso la fame
che ci assale e ci divora che ci inchioda
alla paura di dire dove sta
la bestia che rimpolpa
lo sterco delle nostre ossessioni
la paura del diverso il terrore malcelato dell’estraneo
la stoltizia che raccatta la sua stessa misurata menzogna
l’isola il cerchio l’isolata furia
il volto della pietra ingoiato da medusa
e il torto e itaca e i viaggi
avanti e indietro dentro gli inferni coltivati
notte e giorno a ridosso della parola che ci crepa
la bocca e il cuore straripati in densità d’ansia
senza argini l’empietà si commisura all’assenza l’avarizia
che non vuole
condivisioni con nessuno.
Dire dire dire
come a voler testare la capacità di fare resistenza a noi stessi
a quella immune fragilità che non smette di doppiarsi
moltiplicarsi ferirsi e chiudersi
diramando l’ultimo proclama di silenzio
sancito dalla parola
la parola mai pronunciata
l’ultima esclusa.

f.f.- da L’isola e il cerchio- Terra d'ulivi Edizioni 2022

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Fernanda Ferraresso è nata a Padova nel 1954, dove vive e insegna in un Liceo Artistico. E’ curatrice responsabile del sito web Cartesensibili.  In poesia ha pubblicato le raccolte: “Migratorie non sono le vie degli uccelli” e “Ombre come cosa salda”, (ll Ponte del Sale).

SULL'ESSENZA DEL REALE


Amo ciò che non si vede. Soltanto nell'Idea, risiede il Reale; il tangibile e ciò che si percepisce coi sensi, è apparire, riflesso, velo esterno di una realtà invisibile. Sussulti di gioia mi dà il contemplare qualcosa di bello, di artistico, che aspira alla perfezione - si tratti di opera di Dio o dell'uomo -; mi emoziona non la cosa in sé (corruttibile), ma ciò che sta dietro, che vive dietro la cosa. Il cuore della "cosa". Dove l'anima trova in se stessa la propria luce.

Amo l'invisibile, l'Entità da venerare nella cattedrale del sangue.

Il visibile, il contingente, non è che manifestazione, rappresentazione. Riflesso. (L'emanato = il relativo, lo speculare). La vera essenza è nel non-manifesto. Nell'Idea, nell'Indicibile.

Afferma Ida Magli (La Madonna, Rizzoli '87): "Il nome è l'essenza. Le cose che esistono sulla terra sono copie dell'Idea che esiste in cielo".

Sono cosciente che esiste un universo sottile, non manifesto, appunto, pur vivendo calato in un mondo più denso, dotato di una struttura concreta e di aspetti materiali. Pur sentendomi parte di questa realtà superiore, che mi unifica col Tutto, nella mia dimensione attuale non posso percepirla se non confusamente, come se leggessi una "visione" di Swedenborg. Di questa "realtà" posso possedere soltanto le apparenze, mai la sostanza.

Sentiamo, in proposito come si esprime Elémire Zolla nel suo volume Uscite dal mondo (Adelphi, '92), citando il pensatore Arturo Reghini: "Reghini delinea l'esperienza centrale, l'estasi filosofica,cui più volte si dedicò, in alcuni articoli, specie uno a firma di Pietro Negri, sulla rivista "Ur" nel 1928: rievoca l'esperienza dell'immaterialità per cui ci si accorge che non si corporei,o meglio che il corpo è in noi, con tutte le altre cose, e tutto fa capo a un nostro centro profondo, abissale e oscuro [...]. In questo stato la coscienza appare come una variabile e il corpo come una funzione. Si coglie spingendosi come in alto mare, anagogizzando, giungendola punto che in sanscrito ridirebbe di sandhya, contatto o interfaccia tra sonno profondo e morte: si diventa come pianta o pietra; come angeli si vede l'essenza del reale".


© Felice Serino


venerdì 2 giugno 2023

Kermesse


marzo le strade ammantate 

di coriandoli -magia per i bimbi

si è un po' bambini anche noi

sbizzarrirsi in maschere da folletto

il gattino col fiocchetto

la ottantenne con un palmo di belletto

l'apparenza è sovrana

il gusto è g(i)usto

truccarsi in bruttezza è bello


(2021)

giovedì 1 giugno 2023

Da ALTRI RITORNI di Giordano Genghini

 


Propongo alcune poesie da un opuscolo edito in proprio, per gli amici: "Altri ritorni", maggio 1994, poesie rielaborate da una precedente raccolta "Ritorni". 40 poesie tutte bellissime, ma ho dovuto fare necessariamente una scelta. Buona lettura.













Nota biografica

Giordano Genghini è nato a Monza (Mi) nel 1948, dove tuttora risiede. Laureato in Lettere ha insegnato presso un istituto tecnico; collabora, inoltre, a pubblicazioni periodiche. Ha scritto su riviste letterarie tra cui "Il bagordo" (di cui è anche co-fondatore), "Controcampo", "Alla bottega", "Il dispari", "L'erba" e molte altre.

Ha ottenuto molti riconoscimenti tra cui primi premi. 

E' stato ideatore e membro della giuria (presieduta da Geno Pampaloni) della "Rassegna scrittura giovani degli anni ottanta".

Il suo "Diario xerografico" è stato premiato con medaglia d'oro nel 1986 dall'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo).

Barberi Squarotti ha scritto di lui: "(...) Mi piace, nella Sua poesia, la grandiosità dell'invenzine visionaria, che compone splendidi sonetti di descrizione e narrazine strettamente congiunte (...)".

Negli anni novanta si è dedicato allo sviluppo di un Circuito letterario internazionale denominato "xeropoesia" (rete di scambi postali in copia fotostatica di testi letterari propri e altrui). Si tratta di quella che viene definita "arte povera", ed è parzialmente ispirata dalle esperienze della Xerox Art e dalla Mail Art.


N.d.r.: A partire dagli anni più recenti ha creato moltissimi gruppi di poesia su Facebook.




L'essenza


la senti fuori e dentro che

ti attraversa - non ha

spaziotempo ubiqua ai primordi: 

come nella prima 

luce un soffio un respiro


nave astrale

è l'anima che vola


30.5.23