martedì 6 giugno 2023

Poesie di Alessia D'Errigo

 

Per l'amore che ho donato, mi donasti il mio destino

per le bacche che ho colto, una spina

per l'orgoglio che le mura impongono, un disgelo di beltade

un'ora di armistizio, di prelibata salvezza

per tutto quello che non sapevo e che non so

mi ci sono costruita piccole croci da abbattere

per quello che mi hanno fatto credere, io non sono più

se non acqua implacabile e sogni, piccoli cordogli

imbastiti a mano, sfibrati appena, a rimembrare la carne.

Ma io non sono, se non l'essere giunto alla deriva del Creato

partorito due volte, dalla madre e da sé stesso, e il terzo è

spirito santo che chiamano figlio, a lui spetterà il passaggio

di questo niente che s'affaccia dal davanzale, Egli, saprà.

Per amore che ho donato, per le bacche che ho colto,

per l'orgoglio che le mura impongono, un disgelo di beltade.




*



Come una rovina m'hai colta

con le parole che sedimentano nell'aria

dalla bocca, volando tra i rami, fosti

mangime per uccelli, conferendo il ristoro alle ali

solo con la tua bocca che si solidifica

pronunciando l'era infinita di ogni solitudine

massificata per sbaglio dal dolore. Come

dirti ch'è amore se preme schiacciando

il costato, se ingabbia ciò ch'è nato per volare.

Ma tu, no, tu parlami ancora dell'acqua, che al seguito tuo 

la mia gabbia arrugginisce e nessuna chiava l'aprirà

più, nessuno, se non la pressione lacerante, del suono

che imponi.



*



Ero stata aperta al tremore delle ombre, le avevo

imbevute assieme al muro del pianto, forzando le

nari al respiro, m'ero tesa disperata e disponibile

alle tue mani, alla violenza del sesso, all'estremo

Iddio, alla sfrontata mia volontà d'averti, ho giocato

tutto, intera e spersa, sul letto, svuotata nelle membra

nascituro dei miei sogni, iperbole del creato, per

averti la mia ferita, il sangue ho stilato, sacrificio

santo per la tua bocca, indomita e indomabile,

arresa sul fianco destro, sul guanciale di pizzo

tra il profumo del tuo pozzo, ed io, pazza.



*





è uguale a me la mia metà, uguale, a risanarne i confini

simile ad un clavicembalo, la mia metà che conta tre

quella dissodata dalla vita che tuba con la chiave dei sogni

quella che si regge a stento sui fianchi, smodata, con le traveggole

la mia metà che si mette a tacere assieme ad una rondine

che salta da ramo a ramo e scimmiotta dio, che s'infoia 

nel sentire assieme l'incanto e lascia cadere le rose dal grembo

la mia metà che piange e ride, e l'altra che tace.




*



Domani passerò sotto un arco di luppoli, andrò scalza, dissennata come al solito 

raccolta nelle mie stravaganze e dissensi, bacerò il greve passo della terra, 

l'interiora et parsimonia sua aspra astuta veritate. Il mio tunnel di ritorno che

domani sarà ancora domani e ci ripasserà la storia e gli avi,  in processione 

di lucciole, sotto il mio arco di luppolo fiore, ci passeranno in tre

patris et fili et spiritus sancti, a forgiarci bene nei corpi, saldi e stretti 

in reliquia e riposo. Amen.


.


* Alessia D’Errigo (via e-mail)

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