mercoledì 31 agosto 2022
martedì 30 agosto 2022
Tempo-sospensione
tempo elastico
gli orologi molli di dalì
tempo- sospensione l’aprirsi del fiore
tempo di blake
sospeso nel balzo
lucente della tigre
tempo diluito non- tempo onirico
tempo dilatato che
scandisce deliri di luce
in una tela di van gogh
tempo sospeso
immobile indolore
(2001)
lunedì 29 agosto 2022
Tripudio di luce
aspetto l’ ineluttabile
disfacimento della veste
come l’ albero delle
foglie
quelle macerano
l’ albero è albero
il suo sangue in letargo
attende
un nuovo tripudio della luce
domenica 28 agosto 2022
Se tendi oltre l'orizzonte
luce letale per distrofici
una grazia per altri e i gatti
acciambellati nel sole
riserva novità la mattina
se tendi oltre l'orizzonte
lo sguardo assuefatto ai naufragi
Nota: chi è affetto da distrofia corneale ha problemi a vedere la luce.
27.8.22
sabato 27 agosto 2022
In un remoto altrove di Felice Serino letto da Angela Greco
Felice Serino, In un remoto altrove - poesie, 2018 presentazione di Donatella Pezzino, autoproduzione da richiedere gratuitamente all’autore (tramite il profilo social), oppure - da aprile 2020 - scaricabile dalla piattaforma ISSUU, è la nuova raccolta di questo poeta campano (Pozzuoli, 1941) residente a Torino.
Immediatamente risulta particolarmente degno di nota il fatto di aver messo a disposizione dei lettori la propria opera senza remunerazione; indice di una certa idea di poesia che trova compimento nello scrivere per donare all’altro il proprio sentire, il proprio vissuto e il proprio vedere. Poesia come dono, quindi; concetto che altre volte ho attribuito a Felice Serino, anche legandolo alla sua prolificità.
I testi presentanti nella silloge In un remoto altrove fanno riferimento all’anno 2018 e hanno la delicata bellezza - mi si conceda la metafora - di un cielo trapunto di stelle, ognuna con la sua luce particolare e tutte insieme pronte a rischiarare notti tutte uguali per buio, silenzio e solitudini. Vengono confermati i temi propri di questo autore, il rapporto con il sacro, la trascendenza, la passione artistica e l’attenzione verso gli accadimenti dell’esistenza, sottolineando un percorso autodidatta che nel tempo ha condotto Felice Serino, senza dubbio, ad un certo livello e ad un valore confermato dai lettori, che in questi versi ritrovano attenzione e dettagli degni di nota. Tra queste pagine si avverte nitido e si legge con ricchezza di linguaggio l’amore del poeta per la sua materia, la Poesia, alla quale vengono dedicati versi colmi di rispetto e speranza, ma anche di meraviglia, come se tutto il tempo già trascorso a scrivere fosse un tempo mai passato, ma ancora nuovo e tutto ancora da vivere; un tempo, quello della poesia, che rende vivo e appassionato il poeta, che felicemente ne trasmette al lettore.
Una presenza che si lascia osservare da vicino, e che mi piace evidenziare in questa sede, in un remoto altrove, dove per remoto si intendere non già un luogo lontanissimo nel tempo, quanto piuttosto un punto lontano dall’occhio per il quale, però, è ancora possibile la visione distinta, è quella dell’angelo, presente in un nucleo centrale di componimenti, i cui versi spesso definiscono anche la poesia stessa e finanche il pensiero dell’autore: è ubiquità ed ali l'angelo / o essere-pensiero; asimmetriche tracce / lascia la poesia ch' esprime / l'angelo-farfalla; poesia / è dove l'angelo perde una piuma; nella camera della mente / non è detto non t'appaia l'angelo / dell' affresco / che ti rapì quand' eri bambino; memoria di volo / dell' antenascita - quando l' angelo / benigno si piegò / nel vestire la carne. Un messaggero reale, l’angelo di Felice Serino, che avvicina l’Uomo alla parte meno tangibile, alla sfera celeste, all’oltre-umano, che appare nelle poesie, al posto della divinità e in nome del sacro, completando quel dualismo carne-spirito molto forte nel pensiero dell’autore, nella speranza di avvicinarsi sempre un po’ di più al secondo, attraverso la riflessione e l’esperienza del primo.
Le altre poesie di questa silloge levano liriche a svariati argomenti, momenti che hanno suggestionato l’autore e attimi che hanno mosso penna e sentimento e che si configurano come luoghi di riflessione per il lettore, che mai esce deluso dalle pagine di Felice Serino (in chiusura si riporta una breve selezione di testi), il quale, con maestria, conclude questo nuovo lavoro con una poesia intitolata “Alba”, che già di per sé è un programma ed un invito alla prossima pubblicazione. [Angela Greco]
Alba
nella luce che sale
generosa sei
come musa che l'abbrivio dà
col primo verso
-aria
di vetro - parola sospesa
come andare in mare aperto
sogno o stato di grazia
*Quella che appare
quella che
appare - che luccica o getta
ombre - non è la realtà
che credi
se ci pensi: perfino
quest'essere-soma non è
reale ma in divenire - carne
e proiezione del cielo
reale è ciò che non
vedi - e che ti fa dire
Amore
quando ti genufletti nella luce
*
Tu madre del mio silenzio
tu madre del mio silenzio
tu cattedrale del sangue
indiato
-poesia- apri lunghe sospensioni
e varchi
e archi di luce ricrei
tra ciglia d'amanti
tu fai spuntare fiori tra le pietre
preservi un raggio di sole
per gli occhi persi
del povero cristo
nei giorni anodini
*
Ai margini del foglio bianco
occupi il bianco ai margini
dove apporre note
varianti
restano obliqui segni
come di ferite
su aborti di pensieri
è il vasto mare del possibile
vi si estenua
nelle sue immersioni il sub
per una parola-perla
venerdì 26 agosto 2022
Tu madre del mio silenzio
tu madre del mio silenzio
tu cattedrale del sangue
indiato
-poesia- apri lunghe sospensioni
e varchi
e archi di luce ricrei
tra ciglia d’amanti
tu fai spuntare fiori tra le pietre
preservi un raggio di sole
per gli occhi persi
del povero cristo
nei giorni anodini
giovedì 25 agosto 2022
Sul filo teso
camminando su filo teso
se la mente vacilla e
s’affaccia su orrido abisso
Tu lo sai -
è l’altro me a cui
ho dichiarato guerra per onorarti
son diviso e ogni pensiero contrasto
se emerge non da sangue
e come potrebbe
la pianta ripudiare la radice? e la corolla
che s’apre alla luce odiare la luce?
mercoledì 24 agosto 2022
martedì 23 agosto 2022
Spampina la rosa
turbine avanza
in un batter di ciglia - deserta
la piazza solo una gatta sotto
un’auto acciambellata
han lasciato i vecchi
il loro gioco di carte
più in là la bellezza
deturpata
al crocevia del grido
la rosa spampinata
lunedì 22 agosto 2022
Aforisma
Spleen 3
lo scoglio
e tu
come un tutt’uno
quasi sul ciglio
del mondo avvolto
in una strana luce
labbra di cielo
questo
contatto di sole
vedi nell’aria
marina
un gabbiano planare
su una solitudine
che ti lacera
all’infinito
domenica 21 agosto 2022
Dismesso l'abito
(visione)
dismesso l'abito
mi accompagnarono i cari estinti
portatori di umiltà
non parole la bocca colma
di luce
percorrendo la via per l'eliso
non si toccava terra
20.8.22
sabato 20 agosto 2022
Recensione a “La vita nascosta” di Felice Serino Di Donatella Pezzino
Il poeta: sognatore, visionario, angelo caduto. Nel caso di Felice Serino, anche viandante. La cui strada sta in quella sottile zona intermedia tra il mondo sensibile e la dimensione trascendente. Per questo viandante, la vita stessa è viaggio; una ricerca continua e instancabile, un afflato spirituale, prima ancora che lirico, verso quell’oltre che ogni realtà sembra sempre celare in sé. Non a caso, “La vita nascosta” è il titolo della pluriennale raccolta di liriche nelle quali, dal 2014 al 2017, l’anima del viandante si è voluta raccontare, riversare, svelare: nelle dolcezze dell’attimo, negli inciampi sotto la pioggia battente, nei vuoti incolmabili, nelle domande senza risposta; nei lunghi dialoghi con sé stessa e con Dio. Questo è Felice Serino, fine artigiano di sogni reali e di realtà sognante, aedo di una dimensione parallela in cui tutto parla con il linguaggio perfetto, intellegibile solo all’anima: il silenzio. E in Serino il silenzio racconta i ricordi, le lotte, gli affanni segreti; facendosi racconto di un lungo percorso verso quel punto luminoso e vitale che, lungi dall’essere il punto d’arrivo, diventa abbandono catartico. In questo percorso, l’anima errante si fa parola, e parola silenziosa; in quella contemporaneità di passato, presente e futuro che è, in fondo, la vera estensione del nostro vissuto. Come ogni silenzio, anche la parola silenziosa di Serino è coincidenza di opposti: tutto e niente, vita e morte, trascendenza e immanenza, carne e spirito. In quanto tale, ogni parola è un infinito: di voci, di suoni, di odori; di ricordi, di percezioni; di gioie incontenibili e di dolori laceranti. Quante cose quindi potrà raccontare? Quante potrà fare emergere dal cuore di chi sa ascoltare? Per questo, in Serino l’autore si fa, più che creatore, scultore del verso: uno scultore sensibile e amorevole, che rivela, sbozza, combina forme e sfumature; senza mai eccedere, perché la bellezza, così come la verità, sta sempre nel giusto, nell’armonico, mai nell’eccesso. Ecco perché ogni poesia di questo autore spicca per la sua moderazione: nei colori soffusi, quasi un bianco e nero appena rosato; nel numero dei versi, pochi e intrisi di dolcezza, anche quando in essi è il grido dirompente, lo strazio esistenziale, la malinconia che corrode. Un fiore esangue, spampanato già al suo sbocciare: perché nei suoi colori, l’occhio dell’anima vede già come fatto compiuto quel trascolorare che della morte ha solo l’apparenza, ma che in realtà manifesta la vera essenza della vita. Lo spirito: ecco la dimensione nella quale tutta la poesia di Serino si fa carne e sangue, per sublimare poi nella fede ciò che per altri è destinato a rimanere puro male di vivere. In Serino, la coscienza del dolore è ferita aperta: viva, bruciante, inguaribile. Eppure, il dolore è luce. Che ci guida, che ci sostiene. E che pure è possibile amare:
pure
ami la luce
ferita:
chiedile
delle infinite crocifissioni
fattene guanciale
in notti di pianto
Una fine che è dentro ogni inizio: perché andare avanti è un guardarsi indietro, dove uno specchio moltiplica all’infinito le nostre contraddizioni:
Luce ed ombra rebus in cui siamo
impronte di noi oltre la memoria
forse resteranno o
risucchiati saremo
ombre esangui nell'imbuto
degli anni
guardi all'indietro ai tanti
io disincarnati
attimi confitti nel respiro
a comporre infinite morti
C’è ovunque, in questo voltarsi indietro, un forte senso delle cose perdute: non puro e semplice rimpianto, ma quasi una cancrena, cresciuta nella parte più nascosta del cuore per poi radicarsi in ogni punto della carne, fino a creare un velo tra noi stessi e la nostra capacità di rapportarci al presente:
pensando a te vedo
il vuoto di una porta
e dietro la porta ricordi
a intrecciare sequenze indistinte
sogni e pensieri asciugati
mentre un sole
di sangue s'immerge nel mare
Il presente, in questo senso, si configura come una lunga sequenza di déjà-vu, intrecciando il vissuto alla memoria, e le immagini dei luoghi sognati a profumi realmente accaduti:
del luogo sente quasi il profumo
salire dalla terra
lo spirito che si piega
a contemplare
gli sembra di esserci già stato
o forse l' ha sognato
... e quell'albero vetusto
sopravvissuto
a suo padre a fargli ombra
a occultargli
in parte l'ampia veduta
del mare quello stesso mare
che vide i suoi verdi anni
e il vissuto
(come in sogno) divenuto
lontana memoria
Il mare, la terra, la giovinezza; la visione, il ricordo, e poi, più profondamente, la coscienza di sé, nuda, scarna. Un sé da cui la morte, prima ancora che la vita ci abbia detto chi siamo, ci separa, ci libera, stemperandoci amnioticamente nelle acque di un cielo in cui la rinascita è al tempo stesso un ritorno.
alla fine del tempo
è come ti separassi da te stesso
in un secondo ineluttabile strappo
simile alla nascita
quando
ti tirarono fuori dal mare
amniotico
luogo primordiale del Sogno
stato che
è casa del cielo
Nella morte tutto, forse, sembra acquisire un senso nuovo: perché in quel distacco, paradossalmente, il mondo ci possiede come mai quando eravamo in vita:
ritenere antinomia
la morte - la tua
come un abbaglio o un
trapassare di veli
e nel distacco
quando
il mondo senza più te sarà
impregnato della tua essenza
" leggerai" il tuo
necrologio
pagato un tanto a riga
Non manca, in queste liriche, l’appello al sogno come via di salvezza dalla più scabra disillusione: ma lo scandaglio, minuzioso e severo, sembra non avere esito certo. La domanda resta appesa; gli anni a tremare, indistinti, nella loro stessa ombra. E’ l’indefinito, uno dei motivi più forti e pregnanti di tutta l’opera: quel punto cartesianamente evidente, chiaro e distinto, l’unica verità delle cose che, in ultima analisi, ci è data di conoscere.
è nello spazio delle attese
nel bianco del foglio
nel buco nero del grido di munch
l'indefinito
è nell'aprirsi del fiore
nel fischio del treno in un lancinante addio
nell'intaglio
dello scalpello su un marmo abbozzato
l'indefinito è in noi
sin dallo strappo
di sangue della nascita
Non esiste antidoto alla nostra piccolezza, alla nostra finitezza: tutte le riflessioni, anche le più raffinate, ci portano sempre allo stesso vicolo cieco, alla stessa prigione di carne e sangue dove lo spirito soffre, ricorda, ama. Per questo il viaggio, seppure inquieto e periglioso, è preferibile alla quieta stasi di una stanza chiusa: “forse meglio l'attesa/a dipanare e sdipanare le ore/che l'appagamento/senza più desideri”, perché il bisogno di desiderare è insito nella stessa condizione umana; quasi come l’atto del respirare, in cui un respiro ne attende un altro, e poi un altro ancora, per permettere al corpo di continuare a vivere. E’ questa attesa che rende l’uomo, pur nella sua limitatezza, arbitro del suo destino; all’interno, però, di un disegno più grande da cui Serino, in quanto uomo di spirito e di fede, non può prescindere:
chi mai ti toglierà quel posto
da Lui riservato
secondo i tuoi meriti
altro è la poltrona
accaparrata a
sgomitate
trespolo che pur traballa
come in un mare mosso
finché uno tsunami
non la rovescia la vita
Chi è il Dio di Felice Serino? Da un filosofo, costantemente proteso al fine lavoro speculativo, potremmo forse aspettarci qualcosa di complesso, di aristotelico, che ci spieghi in qualche modo i grandi quesiti dell’esistenza. Invece, il Dio di Serino è amore. Solo e semplicemente amore, e conoscibile in quanto la nostra anima ne costituisce il riflesso:
noi siamo proiezione di Dio
e come angeli incarnati
del nostro Sé
similmente di noi
i nostri figli
-frecce scoccate oltre
il corpo
dall'arco teso dell'amore
E’ il Dio dell’infanzia, della semplicità: dei lunghi colloqui del bambino con il proprio angelo custode, della vita dopo la morte, dell’eternità di quella Luce che culla e conforta l’anima alla fine del viaggio:
la Tua luce
abita la mia ferita
che trova
un lieto solco
nel suo risplendere
Tu
a farti bambino ed ultimo
per accogliere
il nomade d'amore
dalle aperte piaghe
Piaghe che rimandano ad altre, più profonde e traboccanti: le piaghe della Passione, il cui rosso sangue diventa, come l’ultima luce del cielo al tramonto, faro di salvezza per le anime disperse nei marosi della vita:
acqua mutata in vino
perché continui la festa
così al banchetto del cielo
con l'Agnello sacrificato
acqua e sangue dal Suo costato
dal sacro cuore vele
le vele rosse della Passione
nella rotta del Sole
per gli erranti della terra
E, seguendo questa rotta, si arriva; come è accaduto alle anime piccole che hanno creduto, e che chiudendo gli occhi hanno visto, attraversando il fango del mondo senza restarne macchiati, come espresso in questi versi dedicati a Madre Teresa:
la verità è il tuo sangue
che vola alto
planando
su celestiali lidi
oltre
le sere che chiudono le palpebre
sul cerchio opaco del male
http://poesiaurbana.altervista.org/recensione-donatella-pezzino-la-vita-nascosta-felice-serino/
venerdì 19 agosto 2022
Spleen 4
Leonid Afremov - Flash on the sunset
brusio di voci
galleggiare di volti
su indefiniti fiati
si sta come
staccati
da sé
golfi di mestizia
mappe segnate
dietro gli occhi
vi si piega
il cuore
nella sanguigna luce
giovedì 18 agosto 2022
Sopra il senso delle cose
Cano cristale Colombia
chi può conoscere
meglio della terra i morti
l’inverno col suo bianco manto
il silenzio copre e il loro cuore
oltre orizzonti di palpiti
vegliando aleggia
il mistero
sopra il respiro dei vivi
sopra il senso delle cose
come un sole freddo
mercoledì 17 agosto 2022
martedì 16 agosto 2022
Solitudine
Tramonto di Venezia dalla riva degli Schiavoni
-finché ci siamo- la candida
filosofia dell’anziano
il consueto giro pomeridiano
per godere un po’ di sole
non si muove foglia
ma voglia il cielo
risparmiargli una solitudine feroce
che scava come goccia nella roccia
lunedì 15 agosto 2022
Siesta
di sé t’innamora il verso
perfetto
meriggiare pallido e assorto -
rilassante quasi a conciliare
il sonno
di qua dove sei
la pineta - di là il mare -
chiudi il libro di Montale
e gli occhi
contro l’ obliqua luce fra i rami
in te mezzo assopito
ora perdura
il dondolio delle altalene
e dei teneri corpi
quasi fatti d’aria
domenica 14 agosto 2022
I tuoi santi
corda tesa tra la bestia e l'angelo
scala al cielo per
l'Assoluto
c'è sempre
l'iconoclasta che
lascia osceni echi nel sangue
dileggiando i santi che
tu Nina preghi incessante
7.8.22
sabato 13 agosto 2022
Vita trasversale e altri versi (2017-2019) di Felice Serino letto da A.Greco 20 GIUGNO 2019 ~ ANGELA GRECO - ANGRE
Felice Serino (Pozzuoli, 1941), in questa prima metà del 2019, offre ai lettori una nuova raccolta di versi – Vita trasversale e altri versi (2017-2019) – densa, corposa e sempre degna d’attenzione, nella quale mette nero su bianco, oltre ai suoi distintivi temi, anche la grande voglia di comunicazione e condivisione, che da sempre caratterizza la sua poesia, fruibile on line in un susseguirsi di confronti in siti e riviste, luoghi telematici e persone, utili senza ombra di dubbio alla crescita dell’autore, unitamente al suo interesse fine e svariato per la lettura. Di quest’ultima opera è interessante segnalare l’apparato di note critiche e recensioni (riferito alle più recenti pubblicazioni) che chiude il testo: una raccolta di autori, che hanno letto e condiviso la poesia di Felice Serino, che hanno seguito i suoi passi, fino all’attualità, momento ancora in divenire, testimonianza della continua ed efficace formazione dell’autore. Ecco, la lettura dei versi di questa Vita trasversale dovrebbe iniziare da qui, dalla consapevolezza di essere in cammino, in transizione tra due mete e con la voglia sempre viva di procedere, di essere un ponte gettato tra un ricordo e un sogno, tra l’accaduto e la speranza, tra il vissuto e l’augurio per il domani.
Il libro è articolato in tre parti (Vita trasversale, Trasparenze, In un remoto altrove) che raccolgono ‘percorsi’ utili ad orientarsi tra le oltre cento poesie raccolte negli ultimi anni di scrittura. Una lettura impegnativa dal punto di vista fisico, ma scorrevole e interessante all’atto pratico, che conferma Felice Serino autore prolifico e disponibile a mettersi in gioco, al grande tavolo della poesia contemporanea, ad incontrare il punto di vista altrui sui suoi componimenti asciutti, concisi, dal verso breve, in assenza di punteggiatura e punto finale, confermandosi, inoltre, fonte sempre viva di input supportato in quest’ultimo lavoro dall’efficace presentazione di Donatella Pezzino, che pone l’accento – che condivido, come in altri scritti già detto – su quel che è il cardine della poetica di Serino, scrivendo: “Qualsiasi cosa saremo, siamo stati amore, ed è questo ciò che potrebbe sopravviverci. L’amore, eterno e ubiquo, ha una forza pari soltanto a quella della fede.” Dunque, poesia che vince il tempo mortale, come l’amore vince tutto e, facendo eco alle parole di Virgilio, a noi non rimane che arrenderci all’amore e alla poesia, mi permetto di aggiungere, riportando in compendio alcuni versi: una farfalla è una farfalla ma / tutto un mondo nella sua essenza // la natura / riflesso del cielo è preghiera / ogni respiro ogni sangue / vòlto verso l’alto è lode // l’anima nel suo profondo / in segreto s’inginocchia e piange (“Tutto è preghiera”) e, anche: Infinite vite infinite vite possibili / ha forse l’anima quel che è detto da taluno / l’essere moltiplicato // mai si chiude il cerchio? // è come traversare innumerevoli / porte nei meandri dei sogni / o abbandonarsi a visioni / di déjà vu // non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti / mondi-entità col solo sognarsi (“Infinite vite”), che ben evidenziano il senso finale della poesia di Felice Serino, unitamente ad un senso di pluralità al quale è difficile sottrarsi.
Le poesie della prima parte, Vita trasversale, sono un inno allo spirito, alla preghiera e alla Luce, in cui si incrociano e sovrappongono dediche a questioni religiose e a persone scomparse, confermando la forte fede dell’autore, nutrita di rimandi filosofici, occidentali e orientali, supportata dalla costante presenza di entità extra corporee, angeli e sogni, in forza alla poesia stessa, che racchiude anche una bella sezione dedicata alla Musa, da cui deriva la Poesia stessa, in cui Serino ci lascia intuire il suo concetto di poeta e poesia.
Trasparenze, conferma i temi della prima parte, con versi più concreti, ma sempre qualche passo più in alto del suolo calpestabile, adornati di ricordi ed esperienze, in una deriva verso i tempi moderni: anneghi / nell’effimero d’una vita marginale // tenti nell’indaco prove di volo / -fino a che dura il sogno // da quale parte è la verità ti chiedi / nei momenti lucidi (“Prove di volo”); oppure: combatti contro i mulini / a vento delle ipotesi / ti vedi quel filo d’aquilone / tenuto da un bambino e / toccare il suo cuore e il cielo // o quel bimbo ti vedi / tenuto dal genitore per mano // o ancora -tra fremiti d’ombre- / quel figlio prodigo / che ti torna in sogno: che anni / scavalca a ritroso // per chiedere perdono / al padre sul letto di morte (“Ipotesi dell’impossibile”); in “Se avranno voce” si legge: ed è pleonastico il tuo dire / i tempi son cambiati e / alle piante seccano / i timidi germogli // i pesci son gonfi di plastica e / i cieli di cenere / e i mari piangono coi miei occhi // lasciare parlino i fatti / se voce avranno / in una -lesta?- inversione di tendenza .
L’ultima parte del libro, intitolata In un remoto altrove, sembra riassumersi nei versi di “Indivisa sostanza”, che recitano: sono indivisa sostanza / dimora delle origini / porto il respiro di voci / tra ramate ombre // nelle trame del vento / lascio si dilegui la morte / mi vivono nella carne / illimitati cieli // mi ustiono di rosacea luce, in una ricognizione del proprio operato e del proprio sentire, spaziando dall’arte ai fremiti di un cuore che non smette di scrivere ed essere poesia, una via di riflessione e un punto d’appoggio, forte del suo percorso anagrafico ed esperienziale, che concede al poeta di poter dire, in chiusura, che “Tutto è ancora possibile”. [Angela Greco]
.
Tutto è ancora possibile
.
ti senti altrove e il più
delle volte fuori dal coro
.
ti chiedi se -nell’ordito della vita dove
si spezza la parola- ti sei perso
qualcosa – vorresti allora
rovesciarti come un guanto
.
riconoscerti come il
fuori del tuo dentro
.
aprirti a un’ alba che
diradi questa
corolla di tenebre
.
e sai che tutto
è ancora possibile
venerdì 12 agosto 2022
Delle vanità
Ruota panoramica e grattacielo - Cesenatico
I
non hai mica visto la Madonna - se
sei andato in estasi per uno
scalmanato che si agita sul palco
-emulo sei
sbavi per il successo
II
vedi tutto questo? sarà tuo se...
cogli l'intenso e breve
l'offerta allettante - il se ti eccita lo temi
ah inganno
del mondo che nasconde una mano
nel sangue dei papaveri
31.7.22
-
Vi saluto con l'ascolto di un eccellente compositore scomparso, ricordandovi ancora una volta che ni sono trasferito qui: http://assona...
-
punti all’ esteriore e non alle cose del cuore? vedi: non ha consistenza quanto non nasca da radice del sangue o semmai sopravviva di effime...