Felice Serino, In un remoto altrove - poesie, 2018 presentazione di Donatella Pezzino, autoproduzione da richiedere gratuitamente all’autore (tramite il profilo social), oppure - da aprile 2020 - scaricabile dalla piattaforma ISSUU, è la nuova raccolta di questo poeta campano (Pozzuoli, 1941) residente a Torino.
Immediatamente risulta particolarmente degno di nota il fatto di aver messo a disposizione dei lettori la propria opera senza remunerazione; indice di una certa idea di poesia che trova compimento nello scrivere per donare all’altro il proprio sentire, il proprio vissuto e il proprio vedere. Poesia come dono, quindi; concetto che altre volte ho attribuito a Felice Serino, anche legandolo alla sua prolificità.
I testi presentanti nella silloge In un remoto altrove fanno riferimento all’anno 2018 e hanno la delicata bellezza - mi si conceda la metafora - di un cielo trapunto di stelle, ognuna con la sua luce particolare e tutte insieme pronte a rischiarare notti tutte uguali per buio, silenzio e solitudini. Vengono confermati i temi propri di questo autore, il rapporto con il sacro, la trascendenza, la passione artistica e l’attenzione verso gli accadimenti dell’esistenza, sottolineando un percorso autodidatta che nel tempo ha condotto Felice Serino, senza dubbio, ad un certo livello e ad un valore confermato dai lettori, che in questi versi ritrovano attenzione e dettagli degni di nota. Tra queste pagine si avverte nitido e si legge con ricchezza di linguaggio l’amore del poeta per la sua materia, la Poesia, alla quale vengono dedicati versi colmi di rispetto e speranza, ma anche di meraviglia, come se tutto il tempo già trascorso a scrivere fosse un tempo mai passato, ma ancora nuovo e tutto ancora da vivere; un tempo, quello della poesia, che rende vivo e appassionato il poeta, che felicemente ne trasmette al lettore.
Una presenza che si lascia osservare da vicino, e che mi piace evidenziare in questa sede, in un remoto altrove, dove per remoto si intendere non già un luogo lontanissimo nel tempo, quanto piuttosto un punto lontano dall’occhio per il quale, però, è ancora possibile la visione distinta, è quella dell’angelo, presente in un nucleo centrale di componimenti, i cui versi spesso definiscono anche la poesia stessa e finanche il pensiero dell’autore: è ubiquità ed ali l'angelo / o essere-pensiero; asimmetriche tracce / lascia la poesia ch' esprime / l'angelo-farfalla; poesia / è dove l'angelo perde una piuma; nella camera della mente / non è detto non t'appaia l'angelo / dell' affresco / che ti rapì quand' eri bambino; memoria di volo / dell' antenascita - quando l' angelo / benigno si piegò / nel vestire la carne. Un messaggero reale, l’angelo di Felice Serino, che avvicina l’Uomo alla parte meno tangibile, alla sfera celeste, all’oltre-umano, che appare nelle poesie, al posto della divinità e in nome del sacro, completando quel dualismo carne-spirito molto forte nel pensiero dell’autore, nella speranza di avvicinarsi sempre un po’ di più al secondo, attraverso la riflessione e l’esperienza del primo.
Le altre poesie di questa silloge levano liriche a svariati argomenti, momenti che hanno suggestionato l’autore e attimi che hanno mosso penna e sentimento e che si configurano come luoghi di riflessione per il lettore, che mai esce deluso dalle pagine di Felice Serino (in chiusura si riporta una breve selezione di testi), il quale, con maestria, conclude questo nuovo lavoro con una poesia intitolata “Alba”, che già di per sé è un programma ed un invito alla prossima pubblicazione. [Angela Greco]
Alba
nella luce che sale
generosa sei
come musa che l'abbrivio dà
col primo verso
-aria
di vetro - parola sospesa
come andare in mare aperto
sogno o stato di grazia
*Quella che appare
quella che
appare - che luccica o getta
ombre - non è la realtà
che credi
se ci pensi: perfino
quest'essere-soma non è
reale ma in divenire - carne
e proiezione del cielo
reale è ciò che non
vedi - e che ti fa dire
Amore
quando ti genufletti nella luce
*
Tu madre del mio silenzio
tu madre del mio silenzio
tu cattedrale del sangue
indiato
-poesia- apri lunghe sospensioni
e varchi
e archi di luce ricrei
tra ciglia d'amanti
tu fai spuntare fiori tra le pietre
preservi un raggio di sole
per gli occhi persi
del povero cristo
nei giorni anodini
*
Ai margini del foglio bianco
occupi il bianco ai margini
dove apporre note
varianti
restano obliqui segni
come di ferite
su aborti di pensieri
è il vasto mare del possibile
vi si estenua
nelle sue immersioni il sub
per una parola-perla
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