ogni spazio esistenziale privato all'operaio, assumendo una funzione totalizzante.
Si noti, inoltre, il clima di angoscia incessante, che domina i versi di Serino.
Le immagini degli omicidi bianchi, delle morti violente, che si susseguono in fabbrica come lampi al magnesio, esplodono nella sua mente, impedendogli una vita "normale": "brandelli / d'anima e carne" rimangono impigliati nei meccanismi della macchina e ossessionano il poeta in ogni momento del suo ciclo vitale, che ne risulta irrimediabilmente alterato.
Su tutto (sentimenti, valori) domina il plusvalore, che Taylor diceva furbescamente di voler ridurre in un cantuccio. La produzione, secondo lui, avrebbe raggiunto vette così alte che il problema della distribuzione del plusvalore sarebbe diventato marginale.
Ma nei decenni il Pil (Prodotto interno lordo) è aumentato progressivamente, senza che ciò contribuisse ad eliminare l'alienazione del lavoratore.
Come osserva giustamente Serino, l'operaio, anzi, resta impigliato in un nuovo ciclo alienante, , "produci-consuma-produci", diventa vittima sacrificale per un nuovo "dio-mammona", "pedina in massacri calcolati". Traspare dalle poesie del Serino (sin dai titoli delle raccolte: "Il dio-boomerang", e poi nelle immagini bibliche ricorrenti: l'operaio come Cristo crocifisso, le presenze diaboliche che affiorano qua e là) una religiosità violata, tradita da un ordine sociale cinico, che calpesta persino le leggi di natura, i principi evangelici.
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Proletari
Distinzioni di classi
niente di nuovo la storia si ripete
noi pendolari voi vampiri
dell'industria che evadete il fisco
(imboscando capitali sindona insegna)
ed esponete le chiappe al solleone
sulla costa azzurra o smeralda
(lontani dal nostro morire -
in città-vortice sangue solare
innalziamo piramidi umane
per l'alba di mammona)
dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo
(burattinai per vocazione
di questa babele tecnocratica)
averci diseredati crocifissi
con bulloni a catene di montaggio.
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Spirale
Metti la caffettiera sul gas
il tempo di fare l'amore
la casa un'isola nella nebbia
di ieri nella testa il grido dell'officina
non ti avanza tempo per buttare su carta
quattro versi che ti frullano nel cervello
la bimba vuol passare nel lettone sorridi
per il polistirolo ritrovatosi in bocca
con la torta ieri il suo compleanno
trepiderai ancora una volta al ritorno
davanti alla cassetta delle lettere
e la moglie a dire qui facciamo i salti
mortali per quadrare il bilancio
il borbottio del caffè ti alzi
esci e penetri il muro di nebbia
nella testa il grido stridulo d'officina
a cui impigliati restano brandelli
d'anima e carne
d'un'altra settimana di passione
stasera deporrai la croce.
.
Linea di montaggio
Lo hanno visto inginocchiarsi
davanti alla centoventesima vettura: come se
volesse specchiarvisi o adorare
il dio-macchina: 16 anni: infarto - parole
di circostanza chi deve informare la
famiglia - l'attimo
di sconcerto poi li risucchia il ritmo
vorticante: come se nulla
sia accaduto - la produzione
innanzitutto.
.
Morte bianca
(Al paese le donne avvolte
in scialli si segnano ai lampi)
hanno saputo di Stefano volato
dall'impalcatura come angelo senz'ali
- non venire a mettere radici -
scriveva al fratello
minore - qui anche tu nella
città di ciminiere e acciaio: qui dove
mangio pane e rabbia: dove si vive
in mano a volontà cieche,
:
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Uomo tecnologico
Parabole di carne convertite in
plusvalore - l'anima canta nell'acciaio - pensieri
decapitati al dileguarsi di essenze:
vuota
occhiaia del giorno dilatato:
coscienza che si lacera all'infinito.
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L'anima tesa sul grido
L'anima tesa sul grido
dopo otto ore alla catena
neanche la voglia di parlare
davanti alla tivù-caminetto
e morfeo ti apre le braccia
(impigliati nello stridio della macchina
brandelli di coscienza)
domani ancora una pena
l'anima tesa sul grido
del giorno
in spirali di alienazione.
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Olocausto
Immolato al moloch del consumo
deponi la croce delle otto ore lasciando
brandelli di anima lungo la catena
biascichi parole di fumo prima del sonno e sogni
strappare alla vita il sorriso ammanettato
dal giorno tieni in vita la tua morte tra vortici
dell'essere e trucioli d'acciaio rovente ti farà
fuori una overdose di nevrosi-solitudine
cuore-senza-paese immolato al moloch
dei consumi il sangue vorticante nella babele di
pacifici massacri offerta quotidiana.
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(poesie scritte negli anni 80-90).
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Felice Serino - LA SCHIZOFRENIA DELLA FABBRICA
(a cura di Antonio Catalfamo).
Da: IL CALENDARIO DEL POPOLO – Poeti operai
[numero monografico n. 730, maggio 2008]
Un articolo intenso, e molto interessante, corredato da specifici versi, che ho molto apprezzato. Buon sabato e un sorriso, Felice, silvia
RispondiEliminaGrazie infinite, Silvia, dell'attenzione e il gradimento. Serena giornata con un sorriso.
EliminaA me hanno generato malinconia, impotenza, disamore, rassegnazione. E continua sempre forse anche peggiora fino a che lo scollamento sarà totale, tra chi muore su un'impalcatura e chi gestisce la ricchezza che ne deriva.
RispondiEliminaCerto è così, purtroppo, le morti sono sempre più frequenti sul lavoro e di sicurezza se ne infischiano. Grazie della visita, un saluto.
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