sabato 29 ottobre 2022

La schizofrenia della fabbrica

 


ogni spazio esistenziale privato all'operaio, assumendo una funzione totalizzante.

Si noti, inoltre, il clima di angoscia incessante, che domina i versi di Serino.

Le immagini degli omicidi bianchi, delle morti violente, che si susseguono in fabbrica come lampi al magnesio, esplodono nella sua mente, impedendogli una vita "normale": "brandelli / d'anima e carne" rimangono impigliati nei meccanismi della macchina e ossessionano il poeta in ogni momento del suo ciclo vitale, che ne risulta irrimediabilmente alterato. 

Su tutto (sentimenti, valori) domina il plusvalore, che Taylor diceva furbescamente di voler ridurre in un cantuccio. La produzione, secondo lui, avrebbe raggiunto vette così alte che il problema della distribuzione del plusvalore sarebbe diventato marginale.

Ma nei decenni il Pil (Prodotto interno lordo) è aumentato progressivamente, senza che ciò contribuisse ad eliminare l'alienazione del lavoratore.

Come osserva giustamente Serino, l'operaio, anzi, resta impigliato in un nuovo ciclo alienante, , "produci-consuma-produci", diventa vittima sacrificale per un nuovo "dio-mammona", "pedina in massacri calcolati". Traspare dalle poesie del Serino (sin dai titoli delle raccolte: "Il dio-boomerang", e poi nelle immagini bibliche ricorrenti: l'operaio come Cristo crocifisso, le presenze diaboliche che affiorano qua e là) una religiosità violata, tradita da un ordine sociale cinico, che calpesta persino le leggi di natura, i principi evangelici.

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Proletari


Distinzioni di classi

niente di nuovo la storia si ripete

noi pendolari voi vampiri

dell'industria che evadete il fisco

(imboscando capitali sindona insegna)

ed esponete le chiappe al solleone

sulla costa azzurra o smeralda

(lontani dal nostro morire -

in città-vortice sangue solare

innalziamo piramidi umane

per l'alba di mammona)

dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo

(burattinai per vocazione

di questa babele tecnocratica)

averci diseredati crocifissi

con bulloni a catene di montaggio.


.


Spirale


Metti la caffettiera sul gas

il tempo di fare l'amore

la casa un'isola nella nebbia

di ieri nella testa il grido dell'officina

non ti avanza tempo per buttare su carta

quattro versi che ti frullano nel cervello

la bimba vuol passare nel lettone sorridi

per il polistirolo ritrovatosi in bocca

con la torta ieri il suo compleanno

trepiderai ancora una volta al ritorno

davanti alla cassetta delle lettere

e la moglie a dire qui facciamo i salti

mortali per quadrare il bilancio

il borbottio del caffè ti alzi

esci e penetri il muro di nebbia

nella testa il grido stridulo d'officina

a cui impigliati restano brandelli

d'anima e carne

d'un'altra settimana di passione

stasera deporrai la croce.


.


Linea di montaggio


Lo hanno visto inginocchiarsi

davanti alla centoventesima vettura: come se

volesse specchiarvisi o adorare

il dio-macchina: 16 anni: infarto - parole

di circostanza chi deve informare la

famiglia - l'attimo

di sconcerto poi li risucchia il ritmo

vorticante: come se nulla

sia accaduto - la produzione

innanzitutto.


.


Morte bianca


(Al paese le donne avvolte

in scialli si segnano ai lampi)

hanno saputo di Stefano volato

dall'impalcatura come angelo senz'ali

- non venire a mettere radici -

scriveva al fratello

minore - qui anche tu nella

città di ciminiere e acciaio: qui dove

mangio pane e rabbia: dove si vive

in mano a volontà cieche,

:


.


Uomo tecnologico


Parabole di carne convertite in

plusvalore - l'anima canta nell'acciaio - pensieri

decapitati al dileguarsi di essenze:

vuota

occhiaia del giorno dilatato:


coscienza che si lacera all'infinito.


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L'anima tesa sul grido


L'anima tesa sul grido

dopo otto ore alla catena

neanche la voglia di parlare

davanti alla tivù-caminetto

e morfeo ti apre le braccia

(impigliati nello stridio della macchina

brandelli di coscienza)

domani ancora una pena

l'anima tesa sul grido

del giorno

in spirali di alienazione.


.


Olocausto


Immolato al moloch del consumo

deponi la croce delle otto ore lasciando

brandelli di anima lungo la catena

biascichi parole di fumo prima del sonno e sogni

strappare alla vita il sorriso ammanettato

dal giorno tieni in vita la tua morte tra vortici

dell'essere e trucioli d'acciaio rovente ti farà

fuori una overdose di nevrosi-solitudine

cuore-senza-paese immolato al moloch

dei consumi il sangue vorticante nella babele di

pacifici massacri offerta quotidiana.

.

(poesie scritte negli anni 80-90).

.

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Felice Serino - LA SCHIZOFRENIA DELLA FABBRICA

(a cura di Antonio Catalfamo).


Da: IL CALENDARIO DEL POPOLO – Poeti operai

[numero monografico n. 730, maggio 2008]


4 commenti:

  1. Un articolo intenso, e molto interessante, corredato da specifici versi, che ho molto apprezzato. Buon sabato e un sorriso, Felice, silvia

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    1. Grazie infinite, Silvia, dell'attenzione e il gradimento. Serena giornata con un sorriso.

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  2. A me hanno generato malinconia, impotenza, disamore, rassegnazione. E continua sempre forse anche peggiora fino a che lo scollamento sarà totale, tra chi muore su un'impalcatura e chi gestisce la ricchezza che ne deriva.

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    1. Certo è così, purtroppo, le morti sono sempre più frequenti sul lavoro e di sicurezza se ne infischiano. Grazie della visita, un saluto.

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