sabato 23 aprile 2022

RECENSIONE SU POMEZIA-NOTIZIE

 N. 5 -maggio 2016

FELICE SERINO

FRAMMENTI DI LUCE INDIVISA

Centro Studi Tindari Patti (ME) 2015, Pagg. 120, euro 10


Felice Serino è campano di Pozzuoli, nato nel 1941; autodidatta, vive a Torino. La recente raccolta Frammenti di luce indivisa, si divide in cinque sezioni (Di luce indivisa, Dai cieli del sogno, Ladro di parole, In divenire, Trasfigurazioni e dediche). La prefazione è a cura di Lorenzo Spurio, il quale afferma che la poesia del Nostro è pervasa dal sogno e dal surrealismo, spiega che il riferimento agli altri da parte del Poeta, sta a indicarne il desiderio di conoscenza dell’ aldilà.


La prima impressione che si ricava dalla lettura è il linguaggio sciolto e scorrevole, colorito e a volte divertito. Assenti sono i segni di interpunzione e le maiuscole ad inizio poesie; e presenti sono echi letterari espressamente indicati. Ricorrente è la parola ‘morte’, ecco perché perfino la bellezza di una rosa è respingente con le sue spine; perciò mettiamo in dubbio la presenza di Dio, nondimeno sul sangue di Cristo abbiamo costruito una comunità solidale.


Nella visione di Felice Serino troviamo esempi edificanti quali Madre Teresa di Calcutta, Erri De Luca, Gino Strada  di Emergency; ci invita a riguardarci dai falsi amici, novelli Giuda. Basti percorrere la crocifissione per renderci cono della mutevolezza e molteplicità della tipologia umana. Si mostra compassionevole verso i poveri, i malati di mente, i disadattati. Un continuo confronto tra angeli e demoni in cui è avvenuto il miracolo della conversione del dissoluto Agostino, forse perché Dio ha bisogno di noi; perciò conclude di affidarci alle Sue mani.


L’Autore commenta che siamo fatti di cielo, eppure ne abbiamo tagliato il cordone ombelicale. Nell’alternarsi della vita e della morte, il Poeta si affida al sogno. Ricorda a Nelo Risi cosa significhi amare. Con linguaggio colorito, sulla vita considera “se ci pensi/ vi si entra con uno schiaffo e/ se ne esce con una/ manata di terra” (pag. 69). Sa di esprimere parole, ma muove un rimprovero ai critici che “ti mettono a nudo sulla pagina-lenzuolo/ ravvivano il grido di luce/ della parola sofferta/ concepita nelle viscere” (pag. 76).


Felice Serino nei suoi Frammenti di luce indivisa parla della vita, ma anche della morte: basta raccoglierne i frammenti, ordinarli secondo “l’aleph del poeta cieco” Jorge Luis Borges (in un infinito numerabile, si direbbe in matematica). Il Poeta vuole dare la voce a chi non l’ha, come nel caso degli ammalati di Alzheimer, al grido d’aiuto del senzatetto dato alle fiamme, delle tante vittime dell’11 settembre (2001 a New York) che gli richiamano gli anni di piombo in Italia. Pensa all’esempio di San Francesco e a volere scacciare da sé il “mal du vivre”. Dichiara di trarre ispirazione da Dario Bellezza, da Nicodemo e da altri. Tiene presenti Ungaretti, Alda Merini, ”segregata incompresa crocifissa”, Emanuel Swedenborg, Rimbaud, Walt Whitman, James Dean, Hemingway; e pensa all’amico poeta Flavio che l’ha preceduto nella “via dell’Inconoscibile”. Nomi ed eventi che cita il Nostro, possono sembrare sbavature poetiche, nondimeno essi sono il tentativo di un mondo ricostruito.                                                                                                                                                                      Tito Cauchi


4 commenti:

  1. Una spelendida recensione che sa mettere abilmente in luce i notevoli pregi della tua opera...
    Buon sabato e un sorriso, Felice,silvia

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  2. Ha invertito Erri De Luca con Gino Strada?

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