sabato 12 marzo 2022

La poesia come atto di fede. Recensione a Trasparenze 2019-2020 di Felice Serino (Poesiainversi.it, 2021)


Recensioni / Di Semi di inchiostro

Di Mario Saccomanno


Sono diversi i punti fondanti intorno cui gravitano le poesie che compongono l’ultima raccolta di Felice Serino che porta il titolo Trasparenze 2019-2020 (Poesiainversi.it, 2021). Per questo motivo, una breve presentazione del testo come quella che si vuole offrire al lettore in queste righe risulterà inevitabilmente carente di molti aspetti. Si aggiunga che l’autore possiede una conoscenza minuziosa dei mezzi poetici, affinati con l’esperienza che traspare anche dagli altri lavori che precedono la silloge che si vuole prendere in esame. Di conseguenza, le analisi che verranno tracciate possono risultare proficue in particolare se utilizzate come spunto per avvicinarsi alla poetica dell’autore con l’intento di leggere le poesie con un piglio personale, cercando strade interpretative individuali che possono anche distaccarsi enormemente da quanto verrà proposto in questo contesto.


Dopo questa premessa indispensabile, il primo punto che occorre evidenziare è il tema della fede, filo rosso della silloge. Per capire il tipo di fede a cui Serino si riferisce e comprendere la pervasività di questo aspetto, ci si può affidare a quanto descrisse nel libro La confessione il celebre scrittore russo Lev N. Tolstoj. A prima vista, potrebbe sembrare azzardato prendere le mosse dal testo tolstojano, eppure proprio in quelle pagine Tolstoj giunse ad affermare che l’assurdità della vita era evidente soprattutto se si guardava ai modelli di vita ostentati dalle classi agiate. I frutti di questo approccio si riscontravano nelle ultime strade percorse dalle scienze, nei modi di intendere la società e, ancor di più, nella violenza imperante. Quelli appena elencati, sono tutti temi che nella raccolta di Serino ricoprono un ruolo importantissimo e decisivo.


A Tolstoj, osservando la massa delle persone, i popoli, in contrapposizione proprio alle caratteristiche predominanti delle classi agiate, impantanate nell’ozio, risultò evidente una cosa: la vita aveva uno scopo. Quel senso ultimo di ogni gesto era garantito dal possedere una fede semplice e radicata nella quotidianità. Da questa convinzione, Tolstoj cominciò ad affinare la sua visione del mondo basata, sempre più su una fede universale riflessa in un principio, il rifiuto di utilizzare la violenza, che provocò reazioni disparate, sia di disprezzo, sia di profonda ammirazione, come avvenne nel celebre caso di Gandhi.


Il libro di Felice Serino parte da un assunto, che è l’assunto tolstojano: il bisogno di credere. È questa fede che smuove il ristagnare della vita. Senza la fede non si può giungere oltre gli angusti confini materiali di ogni esistenza. Del resto, sin dalle prime righe della Prefazione, Donatella Pezzino presenta egregiamente quest’aspetto al lettore affermando: «In ogni mondo esiste una porta di comunicazione con tutto il resto. Conoscerne l’esatta ubicazione, aprirla, e attraversarla non presuppone capacità medianiche, ma solo un umile atto di fede: una fede qualsiasi, in Dio, nell’amore, nelle energie della natura, in sé stessi».


Dunque, nel testo di Serino questo bisogno di fede assume, come appena avuto modo di notare, tratti differenti in base al contesto precipuo e al bagaglio culturale ed esperienziale del singolo. Di sicuro, è un aspetto sotteso in ogni verso dell’autore incluso nella raccolta che si sta prendendo in esame. Di più: sembra possibile affermare che senza l’assunto della fede non potrebbe mai prendere forma l’illogico e indispensabile gioco poetico presentato dal poeta.


Il riflesso più grande di questo approccio poetico-comunicativo basato su un atto di fede è lo sgretolarsi di ogni barriera che intercorre in chi è impantanato costantemente nel divenire, costretto a una continua peregrinazione, a un eterno calpestare le strade del suo ultimo presente. Nella raccolta, Serino si occupa con vigoria proprio di questa condizione, con un linguaggio che acclude diversi registri, intrecciati sempre con sapienza al punto che risultano essere in grado di soddisfare le esigenze che sottendono la costruzione di ogni singolo verso.


È tramite questo approccio che nel testo risulta evidente come ogni mancanza che segna irreversibilmente il singolo venga prontamente colmata da un ricordo, da una continua presenza, viva e penetrante, che risulta essere in grado di indicare i modi adeguati che conducono a sciogliere i nodi di ogni nuovo inevitabile inciampo esistenziale.


Così, la poesia è il riflesso di questa condizione di insicurezza e fragilità. Diventa tonico per l’esistenza, specchio di una continua ricerca. In effetti, a ben vedere, i versi di Serino sono l’unico modo attraverso cui l’autore può comunicare al lettore tutte quelle condizioni che il linguaggio ordinario non può contenere nella forma usuale. Appellarsi alla poesia e alle sue regole perennemente in bilico, che necessitano di una compartecipazione costante e duratura del lettore, significa abbracciare la possibilità di cogliere gli aspetti che – sembra affermare l’autore in conclusione – non solo sono ben presenti negli atteggiamenti quotidiani, ma si pongono come elementi regolatori e determinanti di tutte le esistenze.


Dunque, l’atto di fede, il credere che viene richiesto al lettore, non è un azzardo, ma viene riscontrato nella quotidianità, nell’osservazione minuziosa degli atteggiamenti mostrati dagli uomini. Per questo motivo, un altro elemento fondamentale della poetica dell’autore è il prendere costantemente le mosse dall’analisi degli avvenimenti peculiari del presente, filtrati principalmente i comportamenti e gli umori mostrati dalle persone più vicine. È in questa quotidianità che si annida sempre il bisogno della fede, della speranza. Proprio in questo contesto il linguaggio canonico perde il suo significato. Ecco perché solo la poesia sembra indicare un modo attraverso cui indicare al lettore la possibilità di percorrere una strada, solo apparentemente impervia, che possa far cogliere i tratti distintivi di una quotidianità che spesso si vive senza partecipazione attiva.


Serino rassicura in più luoghi del testo come, al di là delle difficoltà di fare i conti con un nuovo alfabeto che regoli la propria esperienza vitale, il modo attraverso cui scardinare i muri che contornano il presente è un qualcosa che sembra quasi essere spontaneo una volta che si ha avuto la forza di volontà di percorrere i primi faticosi passi. Del resto, questo risultato è ben visibile non solo nelle principali religioni che hanno contraddistinto da sempre l’uomo, ma anche nelle figure di spicco d’ogni secolo. La semplicità è contrassegnata nella fede nell’amore, in un amore che da particolare si spinge, quasi ficinianamente, ad amore universale e che, in una spirale infinita, include ogni particolare in un contesto più ampio.


Questa percorso, nel testo di Serino, è un compito che spetta al singolo. Eppure, nel peregrinare continuo sulle strade spesso secondarie del presente, il bisogno dell’altro è sempre fondamentale, specialmente nei contesti più usuali, quelli intimi. Da qui, nasce anche il bisogno di riportare la propria esperienza, i ricordi, il vissuto avvalendosi dei versi quasi come forma diaristica. Da questo punto di vista, Trasparenze è una testimonianza, una sorta di confessione utile a indicare il modo attraverso cui l’autore è giunto alle sue conclusioni. Per rifarsi ancora alle parole di Donatella Pezzino: «Più che limitarsi ad essere credente, l’uomo di Serino guarda oltre, desidera oltre: e nel farlo, il suo sguardo incontra Dio».


È possibile analizzare i temi passati in rassegna finora facendo riferimento ad alcuni versi presenti nella raccolta. Di sicuro, sin dalle prime poesie della silloge risulta evidente come il tema dell’oltre sia l’elemento caratteristico della poetica di Serino. L’urgenza di allontanarsi in qualche modo, di liberarsi dalla «gravezza della carne» è un bisogno primario, al punto che spinge a percorrere i nuovi viaggi e finisce per assumere il tono di una richiesta, rivolta a se stesso, prima ancora che a Dio. Il bisogno di liberazione, l’andare oltre diventa necessario soprattutto nel caso in cui, utilizzando le parole del poeta, «come giunco mi piego / in arida aria».


Il bisogno del viaggio, il più delle volte interiore, capace di dare nuova linfa al ristagno in cui può versare un’esistenza è riscontrabile, ad esempio, in Musica sacra in cui si può leggere: «Il tempo si era fermato e / fu come uscire fuori da me / uno sconosciuto luogo di pace / mi accolse». Solo da questa nuova condizione si giunge all’empatia, tassello fondamentale di cui si discuteva già in precedenza, raccordo indispensabile tra l’uomo che percorre questo nuovo viaggio esistenziale di liberazione e «gli angeli e i morti». È proprio l’empatia che spinge energicamente a osservare le trame del presente con nuovo piglio. In merito si veda In questo giorno stordito di luce dove tuonano i versi «canto per la dignità dell’uomo / che fa della sua insopprimibile libertà / ali di luce // a lambire le fonti del sogno».


Non resta che sottolineare un ultimo aspetto della poetica di Serino: la musicalità delle sue composizioni. Del resto, tra i debiti mostrati e mai nascosti dall’autore spicca quello nei riguardi del celebre poeta Federico Garcia Lorca – si veda in merito Bocche di chitarre – che sulla musicalità delle sue poesie ha a lungo lavorato raggiungendo risultati indiscutibili. Le composizioni di Serino nutrono sempre il bisogno di una musicalità che deve permeare tutti i versi che, solo così facendo, possono diventare veste soddisfacente che copre i tratti dell’esistenza. Solo col ritmo impresso nella poetica, il messaggio può diventare davvero universale e spingersi oltre l’apparente staticità del vivere. Nella poetica di Serino la bonaccia quotidiana è spazzata via da un vento fatto di musica che risuona in parole ricolme di nuove possibilità che si insinuano nei meandri spesso insondati d’ogni uomo.


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Poesie scelte:


.


Giobbe


Signore liberami

da questa gravezza della carne

– ora mi pesano gli anni

come macigni –


ascoltami – quando

il sangue grida le ferite della luce


ed io come giunco mi piego

in arida aria


*


Dell’immaginario (del sogno)


Li vedevo salire dal mare

dal grande mare aperto

i miei morti che dispensavano sorrisi


era esplicito il loro invito

lo si leggeva negli occhi forti

di luce


ma una vocina dal di dentro

mi diceva

che non era giunto il tempo


*


Bocche di chitarre


alla sua morte per fucilazione


anche le chitarre emisero lamenti –


a un ordine dei generali


dalle loro bocche uscirono insetti


bibliofagi


a divorare pagine e pagine


di versi sparsi per il mondo


ma lo spirito del popolo è vivo


la memoria è vasta come il mare –


venne ricomposto il poema


insanguinato


fino all’ultimo rigo-respiro


si può uccidere un poeta


non la poesia


(Federico Garcia Lorca, 1898 – 1936)


*


Tra la bestia e l’ angelo


tra la bestia e l’ angelo


corda tesa sull’ abisso


nel divario della mente dove destrieri


scalpitano inesausti


bivaccano i tuoi fantasmi


o si mimetizzano tra


la fantasiosa tappezzeria dei divani


semmai si annoiassero sai


dove trovarli: a giocare ore


e ore con le nuvole


tenendo al guinzaglio i sogni


*


Da un imperscrutabile sentire


ti attraversano come una luce sottile:

sono sempre con te i tuoi morti

mai andati svaniti -ci crederai?-


saldano le tue radici

“vivendo” con te ancora: ubiqui e

onnipresenti


da un imperscrutabile sentire

puoi percepirne al tuo fianco la presenza


sono essi a suggerirti in un soffio

semmai ti giunga

una ispirazione


sostano dentro gli specchi


si fanno tuoi consiglieri

quando non sai deciderti

sul colore di un maglione da indossare


allucinate presenze

ti accompagnano in quel mondo parallelo

ch’è la regione del sogno


*


Emarginato


quest’uomo: tristezza

d’albero nudo

avanzo di vita aperta

ferita


-occhi scavati

che perdono pezzi

di cielo


quest’uomo

puntato a dito

quest’uomo fatto

torcia


per gioco


.


https://www.semidiinchiostro.com/2021/07/24/la-poesia-come-atto-di-fede-recensione-a-trasparenze-2019-2020-di-felice-serino-poesiainversi-it-2021/.

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