sabato 26 marzo 2022

Trasparenze 2019 2020 di Felice Serino letto da Angela Greco

 


La poesia di Felice Serino, in questo tempo difficile e non ordinario, appare al lettore come una epifania; una luminosa presenza utile a prendere consapevolezza di taluni dettagli, che non sfuggono al poeta, attraverso i quali sperare in qualcosa di più, oltre quello che si vede. Serino attraversa le occasioni che gli vengono offerte quotidianamente dal vivere con i sensi disposti a percepire e a codificare quello che accade, anche tra le righe, attento a circoscrivere con perizia l’evento, per fornire una eventuale chiave di accesso, senza imporsi o alzare la voce, quanto piuttosto con la pacata ragionevolezza di chi affronta le situazioni forte del proprio bagaglio spirituale ed esperienziale.


“Trasparenze 2019 2020” (pubblicato in formato elettronico dal sito “Poesieinversi”, con prefazione di Donatella Pezzino) è un altro tassello degno di nota nel lavoro poetico dell’autore; lavoro, che va sempre più affinandosi col procedere delle condivisioni dei versi con i suoi lettori, ponendo in tal modo l’accento sull’importanza, anche in Poesia, del confronto e dello scambio, elementi assolutamente necessari alla crescita.


La raccolta si apre con una emblematica poesia, che funge, a parer mio, anche da incipit: Giobbe, antonomasia della pazienza, nella quale, elaborando la tradizione classica di affidarsi, in incipio, alla divinità, il poeta per mezzo del protagonista invoca l’atto essenziale per il quale, con buona ragione, sembra addirittura scrivere, in due versi dalla forza non indifferente, che tolgono ogni dubbio al fatto che per Serino il vivere è affidarsi a qualcosa di più grande di lui (sacro e poesia, d’altro canto, si possono senza dubbio mettere sullo stesso piano):


Signore liberami

da questa gravezza della carne

-ora mi pesano gli anni

come macigni-


ascoltami - quando

il sangue grida le ferite della luce


ed io come giunco mi piego

in arida aria


Si ritrovano, sempre con piacere, gli elementi caratterizzanti dell’autore; ed ecco che l’occhio non manca di osservare tutto quello che c’è intorno, con riferimenti ad altre materie, oltre quelle letterarie ed artistiche, evidenziando il tutto tondo della poesia di Felice Serino, la sua innata curiosità e la sua volontà di rendere partecipe la poesia di ogni momento della sua esperienza di vita. La trascendenza, tuttavia, sembra avere il posto d’onore in questi versi brevi, incisivi e pregni di terminologie specifiche, trai quali, con una sola parola, spesso si può leggere la tendenza del poeta al ragionamento filosofico, all’interrogazione di se stesso in rapporto al mondo, sempre con la pacata tensione dell’attesa di una risposta di chi sa, però, che non arriverà, perché i quesiti posti sono di un ordine ben oltre questo umano che attraversiamo, come ad esempio si legge in Rinascere negli occhi o in A prescindere, a seguire:


all'inizio nel tempo

primigenio

il primo stupore in un volo


ai piedi dell'angelo

sarà poi precipizio della luce


ma si resta

nella memoria della rosa

che vuole rinascere negli occhi



*


questo uscire rientrare nell’alveo celeste

è racchiuso in un tempo

rallentato

un lampo nel cuore dell’ universo


t’ è stato messo nel cuore il senso

dell’eterno - a prescindere


ogni giorno ti riscopri vivo

come il seme


Una poesia, quella contenuta in “Trasparenze 2019 2020”, che non manca di riferimenti anche ad episodi più concreti, vissuti dall’autore o dedicati a persone reali, che hanno il grande pregio di avvicinare il poeta al lettore, in un rapporto di reciproca stima, indubbiamente lodevole; Serino non spiazza con trovate lessicali ad effetto o termini ineleganti, tutt’altro; la sua è una poesia che continua a carezzare il fruitore anche quando tratta temi scottanti o difficili, con una delicatezza che non può non essere propria della persona che scrive, perché sarebbe difficile creare ad arte quel sentimento che si stabilisce durante la lettura di un’opera. [Angela Greco AnGre]


Cieli capovolti


nel cavo del grido

deflagra rombo di tuono e

scalpitano nella testa

destrieri impazziti


egli non vede

più il corpo della madre

solo cieli capovolti e


accovacciato in un angolo

della parete che separa

vita da vita


trascorre le ore vuote suonando

l’ocarina

4 commenti:

  1. Una recensione densa di osservazioni, davvero notevoli

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  2. Bellissima poesia colma di significati. Buona domenica, Felice!

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    1. Ti ringrazio di cuore. Buona domenica anche a te, Grazia!

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