parvenza: luogo altro: il sogno
che muove ondivaghi sensi
gesti evanescenti
volteggi - voli
l'anima è un mare aperto
Leonid Afremov - Flash on the sunset
parvenza: luogo altro: il sogno
che muove ondivaghi sensi
gesti evanescenti
volteggi - voli
l'anima è un mare aperto
Leonid Afremov - Flash on the sunset
convivere con gli umori
di un corpo di morte
dall’animalità all’angelo: questa
l’impervia salita
più d’una vita se dal sangue
fioritura sia d’ali levate:
ogni passo ne perdi una piuma
capita che il bosco mi parli
ogni volta che abbraccio il "mio" albero
-risale
a un rito atavico
l’abbraccio: patto di luce- amore-
mi parla -il bosco-
tendendo le mille sue braccia
nell’espandersi in canti che allargano il cielo
la casa degli uccelli
si fa allora santuario del cuore
empatia
che mi congiunge
all’esplosione della fioritura
come fossi io nell’albero
trovai ch'erano fastidiose mosche
ronzanti nella luce della preghiera
a non dar peso
imparai dopo lacrime e sangue
lavavo la veste
invischiata nelle panie della notte
Dalì - Il cuore velato
la vita
un giorno puoi sentirti
come un marinaio col mal di terra
e il giorno dopo trovarti
ad annegare in mezzo metro d'acqua
parole sulla bocca
dell’alba
in dormiveglia mentre
inizi l’interiore viaggio
cavare sangue
da neo- nate parole
in seno a un dio
non visto
dove sale la luce
Rob Gonsalves
quel giorno che ci hai lasciati
parlava il tuo sguardo muto
-occhi di paradiso
quel giorno
l’angelo ha colto il tuo dolore
e lo ha appeso ad una stella
ora tra arcobaleni e vento
il tuo aquilone
sparito nell’infinito
è come volesse cercare
lì il tuo cuore
si aprì il mattino azzurro
nell’aria vegetale
come un mare nel seno del cielo
e da una costola
per lui Egli la plasmò
dalle sinuose forme
a far tondi gli occhi bramosi
d’un amore tendente alle
stelle
Suad Al-Attar
(il soma: appendice del cielo)
siamo solo pensiero
non espanso
frammento della Mente che
crea universi-mondi
(riflesso questa vita
che si guarda vivere:
un mondo in un altro)
Felice Serino (Pozzuoli, 1941), in questa prima metà del 2019, offre ai lettori una nuova raccolta di versi, densa, corposa e sempre degna d’attenzione, nella quale mette nero su bianco, oltre ai suoi distintivi temi, anche la grande voglia di comunicazione e condivisione, che da sempre caratterizza la sua poesia, fruibile on line in un susseguirsi di confronti in siti e riviste, luoghi telematici e persone, utili senza ombra di dubbio alla crescita dell’autore, unitamente al suo interesse fine e svariato per la lettura. Di quest’ultima opera è interessante segnalare l’apparato di note critiche e recensioni (riferito alle più recenti pubblicazioni) che chiude il testo: una raccolta di autori, che hanno letto e condiviso la poesia di Felice Serino, che hanno seguito i suoi passi, fino all’attualità, momento ancora in divenire, testimonianza della continua ed efficace formazione dell’autore. Ecco, la lettura dei versi di questa Vita trasversale dovrebbe iniziare da qui, dalla consapevolezza di essere in cammino, in transizione tra due mete e con la voglia sempre viva di procedere, di essere un ponte gettato tra un ricordo e un sogno, tra l’accaduto e la speranza, tra il vissuto e l’augurio per il domani.
Il libro è articolato in tre parti (Vita trasversale, Trasparenze, In un remoto altrove) che raccolgono ‘percorsi’ utili ad orientarsi tra le oltre cento poesie raccolte negli ultimi anni di scrittura. Una lettura impegnativa dal punto di vista fisico, ma scorrevole e interessante all’atto pratico, che conferma Felice Serino autore prolifico e disponibile a mettersi in gioco, al grande tavolo della poesia contemporanea, ad incontrare il punto di vista altrui sui suoi componimenti asciutti, concisi, dal verso breve, in assenza di punteggiatura e punto finale, confermandosi, inoltre, fonte sempre viva di input supportato in quest’ultimo lavoro dall’efficace presentazione di Donatella Pezzino, che pone l’accento - che condivido, come in altri scritti già detto - su quel che è il cardine della poetica di Serino, scrivendo: “Qualsiasi cosa saremo, siamo stati amore, ed è questo ciò che potrebbe sopravviverci. L’amore, eterno e ubiquo, ha una forza pari soltanto a quella della fede.” Dunque, poesia che vince il tempo mortale, come l’amore vince tutto e, facendo eco alle parole di Virgilio, a noi non rimane che arrenderci all’amore e alla poesia, mi permetto di aggiungere, riportando in compendio alcuni versi: una farfalla è una farfalla ma / tutto un mondo nella sua essenza // la natura / riflesso del cielo è preghiera / ogni respiro ogni sangue / vòlto verso l'alto è lode // l'anima nel suo profondo / in segreto s'inginocchia e piange (“Tutto è preghiera”) e, anche: Infinite vite infinite vite possibili / ha forse l'anima quel che è detto da taluno / l'essere moltiplicato // mai si chiude il cerchio? // è come traversare innumerevoli / porte nei meandri dei sogni / o abbandonarsi a visioni / di déjà vu // non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo creare / infiniti / mondi-entità col solo sognarsi (“Infinite vite”), che ben evidenziano il senso finale della poesia di Felice Serino, unitamente ad un senso di pluralità al quale è difficile sottrarsi.
Le poesie della prima parte, Vita trasversale, sono un inno allo spirito, alla preghiera e alla Luce, in cui si incrociano e sovrappongono dediche a questioni religiose e a persone scomparse, confermando la forte fede dell’autore, nutrita di rimandi filosofici, occidentali e orientali, supportata dalla costante presenza di entità extra corporee, angeli e sogni, in forza alla poesia stessa, che racchiude anche una bella sezione dedicata alla Musa, da cui deriva la Poesia stessa, in cui Serino ci lascia intuire il suo concetto di poeta e poesia.
Trasparenze, conferma i temi della prima parte, con versi più concreti, ma sempre qualche passo più in alto del suolo calpestabile, adornati di ricordi ed esperienze, in una deriva verso i tempi moderni: anneghi / nell'effimero d'una vita marginale // tenti nell'indaco prove di volo / -fino a che dura il sogno // da quale parte è la verità ti chiedi / nei momenti lucidi (“Prove di volo”); oppure: combatti contro i mulini / a vento delle ipotesi / ti vedi quel filo d'aquilone / tenuto da un bambino e / toccare il suo cuore e il cielo // o quel bimbo ti vedi / tenuto dal genitore per mano // o ancora -tra fremiti d'ombre- / quel figlio prodigo / che ti torna in sogno: che anni / scavalca a ritroso // per chiedere perdono / al padre sul letto di morte (“Ipotesi dell’impossibile”); in “Se avranno voce” si legge: ed è pleonastico il tuo dire / i tempi son cambiati e / alle piante seccano / i timidi germogli // i pesci son gonfi di plastica e / i cieli di cenere / e i mari piangono coi miei occhi // lasciare parlino i fatti / se voce avranno / in una -lesta?- inversione di tendenza .
L’ultima parte del libro, intitolata In un remoto altrove, sembra riassumersi nei versi di “Indivisa sostanza”, che recitano: sono indivisa sostanza / dimora delle origini / porto il respiro di voci / tra ramate ombre // nelle trame del vento / lascio si dilegui la morte / mi vivono nella carne / illimitati cieli // mi ustiono di rosacea luce, in una ricognizione del proprio operato e del proprio sentire, spaziando dall’arte ai fremiti di un cuore che non smette di scrivere ed essere poesia, una via di riflessione e un punto d’appoggio, forte del suo percorso anagrafico ed esperienziale, che concede al poeta di poter dire, in chiusura, che “Tutto è ancora possibile”.
[Angela Greco]
Tutto è ancora possibile
ti senti altrove e il più
delle volte fuori dal coro
ti chiedi se -nell'ordito della vita dove
si spezza la parola- ti sei perso
qualcosa - vorresti allora
rovesciarti come un guanto
riconoscerti come il
fuori del tuo dentro
aprirti a un' alba che
diradi questa
corolla di tenebre
e sai che tutto
è ancora possibile
Gian Piero Bona (Carignano, 8 novembre 1926 – Moncalieri, 27 ottobre 2020).
Nel 2013 ha vinto il Premio Dessì per la poesia.
GLI OSPITI NASCOSTI è del 1990.
orfanezza del cuore
su sfiorite rive
occhi
come laghi in fremiti di vita
dove
distorto volto d’angelo traspare
lanciarsi anima e corpo
nell’ebbrezza della notte liquida
chi resta
avrà dall’altro da lassù lo sguardo
o dai recessi dell’essere dove
si presume
risieda l’anima
chi resta alzerà gli occhi al cielo
in un atipico silenzio
rassegnato
un’altra primavera e
nuovamente
guarderà il glicine fiorire
si domanderà
dove stanno i ricordi vissuti
pezzetti di cuore
sa che tutto è
un eterno presente
Vladimir Kush - Anticipazione di un riparo notturno
e nel momento del distacco
l'io si farà fragile foglia
appoggiata ad una spalliera di vento
come non ricordare il rifugio
del passerotto intirizzito
le mani a giumella e il caldo fiato
o il micino di pochi giorni
lucido di saliva
portato in bocca da mammagatta
come non riconoscere
le tracce lasciate
sul sentiero teatro di giochi
e l’acuto
richiamo della madre
la tavola apparecchiata
inondata da sciabole di sole
immagini vive custodite
nell’anima bambina
che ancora ti chiamano dal buio
fondo degli anni
vertigine dei giorni vuoti -
ci si trova appesi ad una fune
se apriamo la cerniera della notte
il tempo
ci volgerà le spalle per non
esserci fidati abbastanza
e la luce non ci conoscerà
11.6.22
cover per il formato e-book
Con una propria narrazione pacata e teneramente cucita Felice Serino (1941) riesce a realizzare volumi di poesia concepiti nel ritmo musicale corposo e ricco di sfumature , validamente sostenuto dalla sua intaccabile coagulabilità di autodidatta. Poesie scritte tra il 2014 e il 2017 , e qui sciorinate in capitoli : “trasfigurati aneliti” , “nell’infinito di noi” , “lo sguardo velato”, colmi di partecipazioni oniriche , di illusioni visive , di fragili vertigini, di aneliti di infinito , di vaghe chimere , di indicibili essenze.
“Ha un titolo davvero bello – scrive Giovanni Perri in prefazione – la silloge che il poeta mette in stampa affinché ci colga da subito pienezza e fragilità di un canto da cui discendere , o salire appunto, nel medesimo barbaglio, in un solo grande abbraccio di luce a raccoglierci, a definirci : scintilla interminabile di occhi inconclusi eppure trattenuto nella stessa ferita, nella stessa livida vitalità.”
Un tipo di poesia che fa leva sugli occhi, sulle capacità visive policromatiche degli occhi, questo organo della vista che ci permette di vedere, a volte, cose inaudite se accompagnato e potenziato dalla immaginazione. In questa poesia, da un semplice atto di osservazione, l’autore ricostruisce tutto un universo di sensazioni, di percezioni, di idee che altrimenti sarebbero rimaste nel buio del non-detto. Con la freschezza degli spazi precisi e centrati , con la tensione condivisa e affascinante degli incantamenti, Felice Serino ripropone i suoi esperimenti stilistico formali, ricchi di figure retoriche di armoniose e ampie declinazioni, mostrando le possibilità che la parola , povera e sussurrata , scopre nel fermarsi e fuggire, con levigatezza e nitore. L’alba e il tramonto, la primavera e l’autunno , l’amore e la morte , le vele e i sussulti , le nudità e i tumulti , vanno oltre il ripiegamento solipsistico, ove la superficie della tela ha la ricchezza di sinestesie e di nascondimenti coloristici, quasi a suggerire toni e controcanti in emblemi e stilemi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.it/2017/05/segnalazione-volumi-felice-serino.html
dal Tutto
ritrovarsi nell’uno
a vivere il sogno della carne
il sangue che cavalca il vento dove
crescono i passi
lacerato dalle lancette
d’un orologio interiore
un Lazzaro a sollevarsi da cento morti
Opera di Carlo Levi
con l'anima nuda o corpo
etereo lei mi vedrà
mi attraverserà l'aria
senza scheletri nell'armadio
nella nudità che siamo
di me altra visione avrà?
e io di lei?
ci ritroveremo asessuati angeli?
ci accoglierà pienezza?
6.6.22
Chagall - Amanti al chiaro di luna
la farfalla immagine-pensiero
sotto la volta del bicchiere
-della cattura l'ebbrezza ma d'un solo
attimo e poi il volo...-
la destrezza nel carpirne la luce
frangente nei colori -
l'inavvertito suono
Dalì - L'occhio del tempo surrealista
enigma la vita
siamo non siamo
chi eravamo: dimenticato - solo
incarnata nostalgia
restiamo
della bellezza sulla fronte del giorno
l'urlo del fiore
immarcescibile nella luce
Dalle stanze del cuore e della mente
(Poesie 2018)
di Felice Serino
Libreria Editrice Urso
Poesia
Pagg. 56
ISBN 9788869542893
Prezzo Euro 10,00
Sublimare la parola
Felice Serino, più che un poeta, è un artista che vive per la poesia ed è tanto
più vero qualora ci si lasci coinvolgere dalla sua consistente produzione che lo
vede sulla breccia da molti anni. Con Dalle stanze del cuore e della mente,
raccolta di poesie del 2018, l’autore, pur nell’ermetismo che la caratterizza,
lascia prorompere una creatività sognante, un’ispirazione profonda che tende a
sublimare la parola. In effetti, come nella famosa poesia di Luzi intitolata Vola
alta parola, anche in questa raccolta i versi si fanno eteree immagini, spiccano
il volo, liberi da qualsiasi legame terreno (da Fonemi - nella bocca della notte
/ -la luna sopra il petto / il letto è un mare dove sillabe / perdono sangue /…)
e, in aggiunta ( Ricordi - confondersi del sangue col colore / dei papaveri nel
sole / ampie distese a perdersi / mentre all'orecchio del cuore / a far capolino
una / melodia nel tempo andata / ricordi / ci si appiattiva scalzi col fiatone /
nell'erba alta / dopo una volata e / in levità d'angeli / quasi non si toccava
terra). Quella delicatezza di esposizione, che da sempre lo contraddistingue,
trova conferma anche in questa raccolta, è sempre più un segno distintivo del
suo stile ed è frutto di come si accosta alla poesia, non con timore, ma con
profondo rispetto. Chissà perché credo che questa sua caratteristica sia un che
di originario, sia frutto di un sentimento nato in lui le prime volte che scriveva
in versi, così che la poesia, la sua creatura, fosse, e probabilmente lo è ancora,
avulsa dalla sua volontà, come se lui risultasse solo il semplice braccio di un
disegno più ampio da cui inconsapevolmente scaturisce il risultato finale, ed è
questo il rispetto per qualcosa di superiore che si compone sotto i suoi occhi. E
ancor oggi che l’età non è più quella dei verdi sogni, l’aspetto sognante,
l’emotività che si innesta riga dopo riga offre l’impressione di trovarsi di fronte
allo stupore e alla serena innocenza di un bambino, come, per esempio, in La
passera (memore della bella accoglienza / me la trovo sul davanzale ogni
mattina / per "condividere" la colazione / è d'un piumaggio lucido e vellutato /
l'ho chiamata "nerina" / …) e probabilmente ancor più con Primavera (capita
che il bosco mi parli / ogni volta che abbraccio il "mio" albero / -risale / a un
rito atavico / l'abbraccio: patto di luce-amore / mi parla -il bosco / tendendo
le mille sue braccia / nell'espandersi in canti che allargano il cielo / ….). La
straordinarietà di queste poesie è nella loro semplicità, non disgiunta tuttavia
dallo svolgimento di tematiche che inducono più a riflessioni che a
interpretazioni perché l’ermetismo dell’autore non esclude mai la facile
comprensibilità, circostanza che, in un’epoca in cui spesso mi tocca leggere
componimenti che risultano del tutto incomprensibili perché chi li ha scritti non
ha idee chiare, conferisce un plus di valore alle stesse. Non credo debba
aggiungere altro, se non il mio augurio di buona lettura.
Renzo Montagnoli
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Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941 e vive a Torino. Autodidatta.
Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang”
del 1978 a “Dalle stanze del cuore e della mente” del 2020); ha ottenuto
importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E’ stato
tradotto in nove lingue.
Intensa anche la sua attività redazionale.
Gestisce vari blog e tre siti.
.
https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=21559
http://www.poetare.it/recensioni.html
http://kultunderground.org/art/38829/
http://www.liberolibro.it/felice-serino-dalle-stanze-del-cuore-e-della-mente
che luce bagnerà
i nostri morti - che amore - se l'uno
nell'altro si specchieranno - se
si sogneranno: ti chiedi
se con l'orecchio del cuore
la provvida Madre 'udranno':
mangiate di me e non avrete
più fame
31.5.22
forse
veleggiando nel fiume di luce
anche loro i morti ci sognano
per non annoiarsi
dove cade il giorno
come un vibrare in nudità di sguardi
piegati sul cuore della terra
il loro bianco respiro