domenica 31 luglio 2022

Senza titolo

 




un’alba cadmio

apre spazi 

inusitati nel cuore



usciti dal sogno

beccano sillabe 

gli uccelli di Maeterlinck

in un cielo di vetro



da un luogo non- luogo

le uve dei tuoi occhi

chiamano il mio nome 

genuflesso nella luce

sabato 30 luglio 2022

Luce cosmica su Arteinsieme

https://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=45&c=20&det=23807 

Felice Serino - ORIZZONTI DI PALPITI

 

 



Questa silloge di Felice Serino si apre con la grande speranza rivolta all’Impossibile, a ciò che sta nel cuore di ogni poeta o artista in genere e che si può solo immaginare e tradurre in parole, in  opere, nella piena coscienza, alla fine di ogni creazione, di avere prodotto qualcosa d’incompiuto, infinitamente distante da quell’orizzonte dal quale scaturiscono le idee e che non si concede allo sguardo orfico, sognatore e innamorato del volto inguardabile: non per espresso divieto ma perché ineffabile e perdutamente consegnato alla notte, in un altrove che il nostro poeta s’illude di cogliere e dove spera di “abitare” attraverso la parola, quella poetica, sottratta alla quotidianità, all’“ordito della vita” e “fuori dal coro”, non soggetta al sistema arbitrario e convenzionale dei segni linguistici. In virtù di questa parola egli ha la vaga sensazione di ri-trovarsi in qualcosa di perduto e che sente “palpitare” dentro di sé, nell’intimità, dove gli è data la possibilità d’intuirsi, di guardarsi dentro e venire fuori, aprendosi a sé stesso e in questa apertura sentirsi prossimo a una verità che gli riveli la sua appartenenza a un altrove, a un mondo distante e diverso da questo in cui siamo gettati e che, al di là dell’«esser-ci» heideggeriano, gli dia la coscienza della vita autentica indipendentemente dall’«essere-per-la-morte». Perché è nell’intimità, dove accade il miracolo della creazione, che sorge la possibilità di agire attivamente contro l’irrazionalità e il vuoto, contro l’insensatezza e la nullità dell’esistenza, di distaccarsi dalle cose materiali e lottare per costruire un mondo migliore sulla Bellezza, su quel qualcosa di sublime che si manifesta restando nascosto e che ha il nome di Poesia. Di fronte al Meraviglioso, che si annuncia nella parola creatrice come orizzonte perduto, “tutto è ancora possibile” per Felice Serino, perché questa parola, a differenza di quella che si spezza contro la quotidianità e la realtà contingente, ha il potere di legare il suo mondo interiore all’oltre, sì che egli si sente rovesciato “come un guanto”; perché essa allontana e disperde ciò che, divenendo, è destinato a perire e mostra la vera natura delle cose, la loro essenza immutabile ed eterna.


“ti senti altrove e il più / delle volte fuori dal coro / ti chiedi se - nell’ordito della vita dove / si spezza la parola -  ti sei perso / qualcosa - vorresti allora / rovesciarti come un guanto / riconoscerti come il / fuori del tuo dentro / aprirti a un’alba che / diradi questa / corolla di tenebre/  e sai che tutto / è ancora possibile”


Essere nel mondo, allora, significa per Serino opporre alle difficoltà contingenti della vita,  all’angoscia esistenziale per la crisi profonda della società mondiale che sembra segnare il tramonto dell’umanità, il sentimento per ciò che è duraturo e, in quanto tale, portatore di una verità eterna in grado di aprire in interiore e in virtù della poesia quegli «orizzonti di palpiti» che sono espressione del suo stato d’animo particolare nell’atto della creazione, in cui lo sguardo e il cuore si cor-rispondono e si coniugano nella visione sinestetica, che è insieme immaginazione e sentimento, da cui sorge la parola poetica come l’alba, la quale è il pallido riflesso della sorgente,  la possibilità e l’illusione  di cogliere l’Impossibile negli “orizzonti” che essa apre al nostro poeta, suo sognatore fedele e innamorato. E quest’amore per la Poesia, per la Bellezza, che è ricerca della Verità trascendente e che si traduce nella scrittura, nel bisogno di dare forma a ciò che gli “palpita” dentro, è per Serino, ancora, un modo necessario di essere nel mondo, di dare significato al relativo/immanente, di valorizzare la dimensione umana rapportandola a quell’orizzonte assoluto di senso che è l’Essere divino. 

      “Tutto è possibile” nel sogno creativo e tutto è illusione, “stato d’incantesimo” e “delirio / che sanguina luce”, “breve estasi-amara / al risveglio”, quando le parole, “sillabe cadute dagli occhi”, lasciano il buio nell’anima e nuda la vista, ingannata dalle belle figure di suono e di significato: gli «allucinogeni» che catturano gli occhi, il cuore e la mente, protèsi e uniti nel vagheggiamento di un “cielo inventato”. La caduta dal sogno nella realtà non scoraggia il nostro poeta, non blocca i suoi tentativi di oltrepassare la “siepe”. In sostanza, la possibilità di giungere “nell’Oltre” non viene mai meno perché essa è il connubio di fedeltà e amore; è l’espressione del legame tra l’immanente e il trascendente, tra l’umano e il divino, tra l’interiorità e l’alterità, tra il «sé» e l’altro da «sé», tra l’«esser-ci» e l’oltreità, tra gli “orizzonti di palpiti” e l’impalpabile «oltre», il quale è principio e fondamento della nostra vita che un giorno ci farà “colmi / di lucente meraviglia noi resi/ impalpabili / essenze e vieppiù reali / tanto che ci parrà un sogno / l’aver attraversato / nella carne la morte”, e tuttavia “nel circolo del sangue / noi in bilico / un piede nel mistero”.  

      «Si può» in virtù della poesia “trasumanar per verba”. Perché essa ci fa beati essendo grazia divina, per cui basta l’“erba miracolosa” della sua parola a proiettarci oltre la condizione umana e dare significato alla nostra esistenza. Perché essenziale è questa parola “nutrita del sangue degli dei” e perciò vitale, sempre pronta ad aprire gli “orizzonti palpitanti” contro i “chiusi orizzonti” del “progresso / dio-boomerang”, nonché in grado di contrastare, di contenere tutto ciò che deturpa la bellezza, di farci ritrovare “nel bailamme di giorni a perdere”, dove vacilla la certezza di esistere, di essere reali, e col dubbio sorge la domanda se siamo “quasi finzione o sogno”, consegnati e dis-persi nel “virtuale”. 

      “Tutto è possibile”, “tutto / può ancora accadere”, perfino di scoprire, al di là delle evidenze, delle assodate certezze, “quell’essere consanguineo / con lo spirito delle cose” e comprendere che apparteniamo alla totalità che non lascia nulla fuori di sé, che siamo tutt’uno in virtù dello Spirito unificatore. Allora “l’impossibile si fa / possibile” se non restiamo inerti e confidiamo nell’energia della parola poetica; possiamo tornare a stupirci di fronte a “ciò che sembra / umanamente assurdo”, perché anche le cose hanno la loro epifania e rivelano la loro vera natura al poeta nel suo stato di grazia. “Tutto è possibile”; solo resta il mistero dell’oltre, della verità ultima, irraggiungibile, preclusa allo sguardo e perfino al linguaggio poetico, perché la Poesia stessa è mistero e Parola ineffabile. La conoscenza dell’origine non è di questa vita; solo nel mondo celeste la verità impenetrabile ci sarà rivelata; l’oscurità sarà dissolta e saremo assorbiti “nel mistero lucente” del Tutto, avvolti nella “bolla / di un tempo non-tempo / come nella prima luce” e, dunque, non vedremo più “per speculum / in aenigmate”. Qui, nel riprendere le parole di S. Paolo1, la fede di Serino e la sua visione religiosa sono ampiamente dichiarate. Religiosità e misticismo sono tutt’uno col suo pensiero poetante, volto alla visio beatifica di Dio, del quale la poesia rivela la presenza nella profondità del mistero. E Dio si fa “presente” nelle parole che il Poeta Gli fa pronunciare e che testimoniano ancora la sua fede, la certezza di  riuscire a sopportare, a dimenticare i mali terreni, nonché la speranza nella salvezza dell’uomo, al quale il Signore non farà mancare la sua misericordia e carità. 


“(…) e come può non accoglierti la luce / se tu da questa hai origine? (…) dimentica / i bianchi deliri della solitudine / i voltafaccia dei giorni perduti / dimentica / come io ho dimenticato / sulla croce” (“Dimentica”)


“(…) Dio non è stanco / mai dell’uomo” (“La rosa di sangue”)


Le virtù teologali, che troviamo qui implicitamente espresse, assicurano al Nostro di essere accolto nella luce, la quale è la loro emanazione e il frutto della contemplazione mistico-religiosa e poetica al tempo stesso. Perché la Poesia è per Serino conoscenza ‘visionaria’ superiore a quella empirica. Gli “orizzonti di palpiti” sono mondi spirituali, stati di coscienza, “squarci / di vite trasversali / realtà sfumanti / nel mistero” che si aprono a una più completa conoscenza in virtù del legame tra l’interiorità e la suprema realtà spirituale. Attraverso la poesia il Poeta partecipa della divina visione, distoglie il pensiero dalla morte e lo rivolge dove “c’è del buono che ci salva”, dove è ancora possibile incontrare un sorriso e godere della natura. Ma è nella Verità oltre la morte la vita autentica; nella sparizione, che è il  ritorno nella luce, dove siamo già stati, si compie il destino dell’uomo, si dissolve il mistero, e allora «vedremo faccia a faccia», sapremo  chi siamo stati, chi veramente siamo. Di ciò è convinto il Nostro, perché la fede, sostenuta, suffragata dalla poesia e dall’amore, quello che “si scrive col cuore”, vince su ogni dubbio. Ed è in forza di questa certezza che egli può asserire ancora con S. Paolo2: “sapremo non per speculum / in aenigmate (…) allora / conoscerò / come sono conosciuto”. Solo allora la domanda sull’«essere» sarà soddisfatta. Oltre lo specchio del sogno la Verità mostrerà il suo volto, e il Nostro, come Raffaello rapito “davanti agli ultimi ritocchi” della “Mater dolorosa et Admirabilis”, contemplerà  la sua Vergine: la Poesia che qui, in questo mondo, gli è concesso solo di sognare.


Guglielmo Peralta



venerdì 29 luglio 2022

Senza titolo




le cose 

mi chiamano e la morte 

è lontana



vastità contemplo



l’anima

è il verso del gabbiano

nel lambire l’ onda

giovedì 28 luglio 2022

Scrivere sulla sabbia

 


scrivere con la luce

la vita la morte

vestire di primavera i gigli



non così l’uomo

dal suo primo apparire



preso nel vortice 

delle cose

egli scrive su sabbia l’avere



-nel cuore la paura

del bambino

martedì 26 luglio 2022

Se avranno voce





Cano Cristale - Columbia


ed è pleonastico il tuo dire

i tempi son cambiati e

alle piante seccano

i timidi germogli



i pesci son gonfi di plastica e

i cieli di cenere

e i mari piangono coi miei occhi



lasciare parlino i fatti

se voce avranno

in una -lesta?- inversione di tendenza

lunedì 25 luglio 2022

Se indietro ti volti



era solo un sogno - sarai 

come la moglie di Lot mi disse

se indietro ti volti



accondiscesi sebbene

controvoglia: ribellione mi

corse nel sangue



altri vedevo passare

per la via della prova



ora tramutati in statue - che prima

di me ridevano



domenica 24 luglio 2022

Scrivo sull'arcobaleno




scrivo sull’arcobaleno

dove il mio angelo è assiso

in veste di musa



egli mi suggerisce parole

macerate nel sangue

che mi si nascondono



alla "vista"



a volte dall’arco-

baleno cade una sillaba

ed io la recupero 



riprende vigore 



all’angelo traspare un sorriso

che si fonde col mio fiato


sabato 23 luglio 2022

Una mia nota a "Vita Trasversale" di Felice Serino

 



  Col tratto suo solito, con la materia nuda dei versi alti e alati, Serino ci incanta di nuovo. E lo fa con un volume, il suo ultimo, corposo, "Vita trasversale", che è un ben calibrato campionario di temi e motivi caratterizzanti la sua intera produzione poetica; ricca e profonda, tenuta in un suo prezioso tenore lessicale di figure svelate in altezza o come prelevate da un occhio ulteriore e quasi sempre girata nell'inconoscibile. Poesia che ci trattiene in un sollievo, oppure in una morsa, di grandi domande e di incognite. Agevole nell'andatura e nel respiro dei versi concepiti come in una stanza piena di sole, ma dalla cui finestra filtra un paesaggio piovoso, pieno di suoni incantevoli e sinistri: analitica, ma detta in stato quasi d'abbandono. Motivi di vita e di morte messi nel medesimo grandangolo, restituiti al loro più sensibile grado del sentire, in quel confine di corpi corrotti dalla loro stessa immagine; che allunga gli abissi mondani potandoli alla visionarietà più lirica, alla più ampia cosmogonia; ma è materia che vibra di una intimità pura, cogente, covata in un suo lembo etico, in una sua calma affezione di gesti e parole dettate da Amore. Parole levigate e vive, messe in versi come a mani giunte, piene di abbagli tuttavia improvvisi e rivelatori.     

C'è un mondo di forme dette al limite dell'ombra, un buio di acque sconosciute da sentirne il suono lontano. Serino nuota come se volasse campi e fiumi e con lui stelle a far luce di parole, sotto un silenzio grave di vita. Ed è come trovarsi innamorati inaspettatamente, aver fiutato il senso in bilico e tirarselo con una corda, ad ogni strappo un grido d'amore, una preghiera di livida sopravvivenza, ad ogni affanno un seme di luce da salire in dolcezza, rimanendo con la voce nell'acqua.     

E questa è acqua filosofica, tenuta in un suo denso nucleo lirico, in una sua mistica malinconia.

Ecco: qui stanno gli affetti, i ricordi, ogni piccola gioia terrena; qui è il teatro del mondo, il gioco che si gioca per fame e per sete: qui è l'ora dei ricami nel fuoco, di vecchie controversie e comunioni, di silenzi tenuti in una sacca di odio o di amore. Ma dopo, oltre, è l'aria dorata che viene per svelare il sogno, l'arcano che ci muove le ali, la forma tutta del cielo esplosa in una piccola divinazione.     

Un pianto, par d'udire, di muta intelligenza: pensiero della morte sorella, felicità o speranza di pioggia rigeneratrice. Pensiero della vita che si espande ben oltre i suoi torbi furori: terragni infine, ma ubiqui, appunto: trasversali, pieni di un sole leggero.     

Quanta preghiera nei testi di Serino. Quanta alta Poesia.


Giovanni Perri

.


Piccola scelta di testi

*

Sic transit

confidare     

nelle cose che passano     

è appendere la vita     

al chiodo che non regge     

è diminuirsi la vera ricchezza     

-arrivare all’essenza     

lo scheletro la trasparenza

*

Espansione

il sogno è proiezione? o     

sei tu in veste onirica     

uscito dal corpo?     

sognare è un po'     

essere già morti     

come     

nell'oltrevita     

e l'essere si espande     

si sogna moltiplicato     

in fiore atomo stella     

appendice? o     

espansione è il sogno?

*

Vive una luce

vive nell'akasha una luce che     

custodisce quel mosaico che dici     

destino     

tu sei l'ombra     

del Sé: l'alterego o se vuoi     

l'angelo che     

ti vive a lato nei     

paradossi della vita

*

Forse una nube     

(a Pierluigi Cappello)

mi accoglierà un non-luogo     

non più inalerò resina di abeti     

alle finestre degli occhi colombe     

bianche si poseranno     

mi abbraccerà vaghezza     

forse una nube vorrà dire casa

*

Eterno presente

kronos esce dal mare     

prenatale     

il domani è un imbuto     

dove fluiscono gli oggi     

coi sordi tamburi del sangue     

dove in fondo     

agli specchi annegherà la     

realtà     

relativa: lì il mondo che     

si vede     

rovesciato

*

Sull'acqua

sul grande mare del sogno     

veleggiano i miei morti     

gli occhi forti di luce     

con un cenno m'invitano     

al loro banchetto sull'acqua     

d'argento striata     

m'accorgo di non avere     

l'abito adatto     

cambiarmi rivoltarmi     

devo     

vestire l'altro da sé


https://poesiaurbana.altervista.org/nota-di-giovanni-perri-a-vita-trasversale-di-felice-serino/


venerdì 22 luglio 2022

Scampoli

Cascades Douzou- Marocco

rimanere in essere

incapsulati in una vita 

ch’è copia

sfocata dell’Originale



dimezzata vita: scampoli



pure

zampillo d’acqua viva

dall’Io subliminale



la difficile luce