sabato 3 dicembre 2022

Il poeta-eroe contemporaneo in “Un dove di trasparenze” di Felice Serino

 




(a cura di Sabrina Santamaria)


La ricerca spasmodica della luce è una costante di Felice Serino; il panteismo è un afflato

che lo rende originale come se la seconda variabile (panteismo) fosse direttamente

proporzionale alla variabile indipendente (la luce). L’effabile “volo di Ulisse” tra gli amabili

versi di Serino solleticano il desiderio di evasione di ogni comune mortale che percepisce

dentro di sé un macigno piuttosto del cuore, infatti affrontando le problematiche quotidiane

un uomo o una donna si trasforma in un eroe/eroina della contemporaneità. Il nostro poeta

si esprime in modo chiaro, non si avvale di uno stile ricercato, questa credo sia una sua

caratteristica poetica infatti questa è una delle motivazioni del titolo di questa raccolta

poetica. Un aggeggio trasparente ci dà la possibilità di guardare il mondo esistente al di là

della trasparenza, ma ciò costituisce un punto di forza o debolezza? Forse un orpello

trasparente non è appunto inutile? Oppure ciò che traspare suggerisce anche una certa

idea di limpidezza che un medium troppo artefatto non può fornire in quanto illusorio? I

testi poetici del nostro autore mettono insieme l’utopia della chiarezza; i sentimenti e le

emozioni pullulano fra le sue riflessioni, a volte tristi, a volte malinconiche o ironiche. Le

espressioni racchiuse in “Un dove di trasparenze” si accordano con tonalità pacate che

donano ai lettori sensazioni serafiche di estasi mistiche, l’attaccamento di Serino alla vita è

a dir poco profondo giacché l’amore per la luce si estrinseca nell’imprescindibile culto

divino in nome delle istanze vitali che il nostro autore venera al canto delle sue Muse

ispiratrici: “La morte ti cerca? /Uscito dal guscio tu sarai altro”, << mi “nascondo” nel corpo/

da me emergono alfabeti afflati/ enunciate sillabe>> questi versi costituiscono un lodevole

canto alla speranza di una rinascita, badi bene il lettore che sperare un’alba non equivale a

illudersi come un prigioniero che agogna la sua libertà, in guisa della tempra coraggiosa

del nostro autore possiamo sostenere che egli è un Ulisse dei nostri tempi perché sa,

nonostante tutto, ben sperare quindi la sua armatura è composta da una spada, uno scudo

e un elmo ossia metaforicamente: la speranza, il coraggio e la poesia. Gioviali canti sono

accostati a inni malinconici però Felice Serino non si abbandona mai a sproloqui laconici

ovviamente chi si appresta a leggere le sue poetiche riflessioni potrà schiettamente

valutare che egli non è un letterato spartano dai toni rudi o aspri altresì il suo stile poetico

non può definirsi del tutto classico o classicista; i suoi versi hanno un patrimonio lessicale

colto, ma, allo stesso tempo, il nostro autore serba nell’animo la lodevole premura di farsi

comprendere da un target di lettori ampio e questo impegno che il poeta manifesta

dovrebbe essere inteso come un potenziale intrinseco che nel corso delle sue

pubblicazioni l’autore ha certamente concretizzato con grandi risultati e apportando un

profitto umano e di notevole spessore culturale. Felice Serino è un eroe del nostro periodo

storico perché si protende verso sentieri che altri intellettuali, per pigrizia o per inerzia, non

attraversano più, forse per timore di essere incompresi dalla massa uniformante che dirige

l’uomo verso un’unica dimensione (vedi “L’uomo a una dimensione” di Marcuse) tanto è

vero che l’umanità contemporanea è plasmata in un’amorfa intelligenza emotiva che la

disorienta fossilizzandola in un’esistenza sempre più reietta; “Un dove di trasparenze” è il

topos in versi in cui le insufficienze umane divengono palesi suggerendo l’idea di una

libertà di espressione ancora oggi carente cioè la possibilità di poter raccontare i drammi, i

dubbi, le angosce e le perplessità che pesano come carichi insormontabili nella mente

umana soprattutto se non impariamo a saper comunicare e a saper dialogare

condividendo con l’altro le nostre paure e anche in questa nuova chiave interpretativa

l’eroe-poeta(in questo caso il nostro Felice Serino) assume connotati di una persona che

tenta di elevarsi con l’ausilio della forza del grafema-fonema che rende liberi. L’eroe

contemporaneo non rimane scevro dalle problematiche quotidiane, ma è colui che le vive

metabolizzandole e affrontando le paure di ogni giorno quindi attraverso la presa di

coscienza delle proprie debolezze ogni uomo può fortificarsi rigettando l’idea pietistica che

causerebbe il nichilismo dell’Io purtroppo già reso vulnerabile da alcuni contemporanei

fattori etico-sociali. L’Ulisse dell’Odissea di “Un dove di trasparenze” vuole tornare a

un’Itaca interiore, senza confini, ecco la ragion per cui il “dove” del nostro poeta è utopia e

allo stesso tempo ucronia perché il naufrago interiore cerca la regione o il porto

(definizione di Kurt Lewin) sicuro nelle sfere più recondite di un Io che troppo spesso si

smarrisce e brancola nell’oscurità; per venir fuori da questo tunnel la poetica di Felice

Serino verseggia fra i fotoni di una luce ontologica e teleologica che ha un grande impatto

in ogni lettore assetato di una via che possa donare le coordinate per un’isola ancora da

scoprire, individuare i significati nascosti in “Un dove di trasparenze” ci farà valutare la sua

fatica letteraria come un’ opera molto attuale e giammai obsoleta.


Sabrina Santamaria

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2 commenti:

  1. Una splendida, e interessante recensione, che coglie a pieno le tue caratteristiche poetiche. Buon sabato Felice

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    1. Ti ringrazio di cuore, Silvia, per l'apprezzamento. Serena giornata.

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